Chiara Ballerini era una top manager di successo. Risoluta e aggressiva aveva compiuto una brillante carriera. Guadagnava molto, e poteva permettersi di visitare i luoghi più belli del mondo. Ma da quando aveva lasciato Marco aveva scordato il sapore della felicità. Era andata a letto con molti uomini e con qualche ragazza, traendone un piacere effimero. Si trattava soltanto di sesso, in certi casi appagante e in altri deludente, ma comunque sempre privo di una cornice di sentimenti. In passato non era stata una donna cattiva, ma era diventata dura e intransigente, nel lavoro come nella vita privata. Talvolta si era dimostrata anche priva di scrupoli.
Per la notte di fine anno sarebbe stata ospite di un conte che l’aveva invitata a una festa esclusiva. Avrebbe conosciuto gente importante, instaurato nuove relazioni: tutte cose utili per la sua professione. Naturalmente era elegantissima e dato che era molto attraente sarebbe stata la star della serata.
Faceva freddo, la neve era nell’aria e quando scese dalla Mercedes si strinse nella pelliccia incamminandosi verso il palazzo dove all’ultimo piano la attendeva la festa.
Per poco non andò a sbattere contro un vecchio che chiedeva l’elemosina. Indossava un sudicio cappotto che probabilmente non veniva lavato da anni, aveva la barba lunga e i capelli in disordine. Accovacciato per terra, tremava per il freddo. Chiara cercò il portafoglio nella borsetta e gli diede una banconota da cinque euro. Se li berrà tutti, pensò cinicamente. Stava per allontanarsi quando all’improvviso uno strano ricordo si insinuò nella sua mente. Era un fatto che ormai aveva scordato da tempo. Giovanna Arnaboldi era una giovane collega, destinata a un grande avvenire professionale. Nella scala gerarchica della multinazionale in cui entrambe lavoravano occupava un gradino più alto del suo.
Una sera Chiara l’aveva invitata a cena, l’aveva sedotta e portata a letto. Mentre facevano l’amore, era riuscita a farsi raccontare alcune cose che avrebbero dovuto rimanere segrete e poi le aveva usate per rubarle il posto. Quando Giovanna le aveva chiesto in lacrime perché aveva voluto rovinarla, l’aveva sbattuta fuori dall’ufficio. Non era un bel ricordo. Volevo vendicarmi del mondo, tentò di giustificarsi. Avevo appena lasciato Marco per i suoi continui tradimenti. Lo amavo e stavo soffrendo molto. Comunque non era un buon motivo per fare le scarpe a una brava ragazza. Marco non l’aveva tradita con Giovanna. Chiara si accese una sigaretta. Era perplessa.
Malgrado la notte si fosse fatta gelida non riusciva a muoversi da lì. Stava rivivendo l’infelicità che aveva provato quando aveva lasciato Marco. Le sere vuote e silenziose, la tristezza profonda, i risvegli amari. E poi… come in un film vide i suoi comportamenti successivi, le scorrettezze e gli inganni di cui si era macchiata. Non solo con Giovanna. Adesso era ricca, tuttavia anche arida e vuota. All’improvviso la sua vita le parve priva di senso. Era come stordita. Senza una ragione apparente pensò all’amore. Al mondo non esisteva solo Marco, ma lei aveva deliberatamente escluso l’amore dal suo cuore: l’amore per un uomo, l’empatia per gli altri, la compassione. Aveva dato quei cinque euro al barbone per mettersi la coscienza in pace, ma lui le faceva schifo. Era un fallito, un reietto umano, un essere inutile, un parassita, un peso per la società. Inoltre, emanava un odore sgradevole.
Gli lanciò un’occhiata distratta. La stava osservando. La luce di un lampione le consentì di scorgerne l’espressione. Era un espressione singolare, un misto di comprensione e di saggezza antica, di aspettativa e di consapevolezza. Per alcuni istanti si guardarono in silenzio. Chiara era turbata.
Si rendeva conto che il muro che aveva costruito in tanti anni si stava sgretolando, ed era il muro della sua esistenza, composto da mattoni che aveva sempre creduto solidi ma che invece erano fatti di cartapesta. L’ambizione, l’arrivismo, il denaro. L’egoismo elevato a ragione di vita. Come dormo alla notte?, si domandò parafrasando una frase di una canzone di John Lennon. Come dormo alla notte, che sogni faccio, che ideali ho? Fu colta da un moto di stizza. Era solo un momento di debolezza, andava dimenticato al più presto. Voltò le spalle al vecchio e si diresse verso il palazzo.
Ma dopo pochi passi si fermò.
Tornò indietro. Avvertiva un malessere crescente, inspiegabile e misterioso. Era come percorrere un corridoio buio, disseminato di porte chiuse; se avesse trovato il modo di individuare quella giusta, se fosse riuscita a trovare la chiave e a entrare, allora forse avrebbe capito. Si rivolse al mendicante. “E tu perché non lavori, invece di chiedere la carità?” Era una frase sgarbata che pronunciò in tono duro, quasi offensivo. Per qualche ragione lo riteneva responsabile del suo stato d’animo.
“Perché ho un compito da svolgere.”, rispose il vecchio. “Tutti gli anni, al 31 dicembre, scelgo una persona a cui fare un dono. Il mio regalo è particolare. Uno specchio. Ma non uno specchio qualunque, quelli si possono trovare in qualsiasi negozio. Lo specchio dell’anima. Hai la forza e il coraggio necessari per guardarlo?”
E’ un pazzo!, pensò Chiara. Ma suo malgrado annuì. Ciò che vide la sgomentò. Fu travolta da una serie di immagini e di sensazioni che la fecero barcollare. Una vita squallida, una vecchiaia triste e miserabile. Un cuore gelido, attraversato dal vento dell’inverno. Scosse la testa, come per rifiutare quelle visioni da incubo.
“E adesso la scelta è tua.”, disse il barbone, alzandosi da terra. Non aggiunse altro e si allontanò nel buio della notte.
Chiara era esausta. Aveva imparato a proprie spese che il periodo delle festività era il più duro dell’anno, fatta eccezione per gli ultimi giorni di agosto e per le prime due settimane di settembre, che erano dedicati alla scolastica: un continuo andirivieni di ragazzi che compravano o vendevano testi usati. Stava spostando una cassa di libri, quando fu colta da un giramento di testa; per un attimo la vista le si offuscò e provò un senso di nausea.
“Signorina, non dovrebbe trasportare questi pesi!” L’uomo prese la cassa e le chiese dove doveva metterla. Era alto, con le spalle larghe, aveva i capelli biondi e gli occhi verdi. Chiara gli indicò il magazzino. “Meno male che siete ancora aperti!”, esclamò lui dopo aver deposto i libri in uno spazio libero. “Comunque, si ricordi sempre di piegare le ginocchia quando solleva qualcosa di pesante.” Non aveva un viso bello, tuttavia era un viso che esprimeva bontà e forza. Studiò Chiara per un momento, come se frugasse nella memoria. “Ma io la conosco!”
“Non mi ricordo di lei.”, disse Chiara augurandosi che si sbrigasse a fare il suo acquisto. Era a pezzi e non vedeva l’ora di chiudere. “E’ del tutto comprensibile.”, replicò lui sorridendole. “Ci siamo visti a una riunione, ma eravamo in venti e io ero seduto in fondo al tavolo. Sono tornato da voi quest’anno per un affare molto importante e mi aspettavo di trattare con lei. Invece ho parlato con una certa dottoressa Giovanna Arnaboldi.”
Chiara annuì stancamente. “Mi ha sostituita.”, disse. “Ora… sto per chiudere, in cosa posso esserle utile?”
“Mi chiamo Bruno Malerba della D&G. E se non rammento male lei è la dottoressa Chiara Ballerini.” Ebbe il buon gusto di non fare domande. In ogni caso, non gli avrebbe certamente raccontato che era stata licenziata per aver riabilitato Giovanna e che nessuna società l’aveva voluta assumere, dato che si era sparsa la voce. Bruno si guardò intorno. “Non le farò perdere tempo. Mi consigli un buon libro, lo compro e me ne vado.”
“E’ per un regalo?”
Bruno sembrò irrigidirsi. Sebbene avesse ancora un’aria cordiale, il suo sguardo era diventato triste. “Nessun regalo. Da quando mi sono separato odio il Capodanno, il fracasso, la finta allegria. No. Questa sera desidero ascoltare un po’ di musica e svagarmi con una buona storia.”
“Qualcosa di impegnato?” Chiara aveva già in mano una novità da mostrargli.
Bruno rise. Era una bella risata, che trasmetteva calore. “No, grazie.”, rispose. “Conosco tutti i classici a memoria e anche gli autori contemporanei più importanti. Vorrei qualcosa di appassionante. Vorrei… immergermi in un altro mondo.”
“Se non l’ha già letto, questo potrebbe fare al caso suo.”, disse Chiara porgendogli Mondo senza fine di Ken Follett.
“Mmh perfetto, a cominciare dal titolo! Di lui conosco solo La cruna dell’ago, ma ho sentito parlare bene di questo romanzo.”
“Glielo incarto.”
“No, no. E’ inutile. Non voglio farle perdere altro tempo. Ecco la carta di credito.”
Quando Chiara gliela restituì, Bruno le strinse la mano. Una stretta forte, calda, asciutta. “Buon anno!”, le augurò dirigendosi verso l’uscita del Libraccio. Appoggiò una mano sulla maniglia, ma come per un ripensamento si voltò. “Adesso va a divertirsi, vero?”
Chiara sorrise per la prima volta. Un sorriso amaro. Aveva il viso tirato e le occhiaie, ciò nonostante Bruno la trovò incredibilmente bella. “Vado a casa.”, rispose lei in tono asciutto. Una camomilla e a letto. Anch’io non sopporto il Capodanno.” Avrebbe voluto aggiungere che una volta invece le piaceva.
“Ascolti, allora!” La sua espressione era tornata allegra. In quell’espressione c’era anche dell’altro: dolcezza, sensibilità, calore umano. “Se non ha un fidanzato geloso, perché non viene a cena da me? Ho preso qualcosa in gastronomia, poi potremmo vedere un bel film. Lo sceglierà lei, sempre che riesca a raccapezzarsi nel mio disordine.”
Chiara aprì la bocca per rifiutare l’invito, ma all’ultimo istante si trattenne. Quell’uomo aveva qualcosa di speciale. Probabilmente era uno scherzo della sua immaginazione, dovuto alla stanchezza; ma le sembrò di vedere un’aura dai colori tenui e delicati. Lo osservò con attenzione. Quello non era un uomo a caccia di avventure: era una persona sola, come lei. E, ne era certa, aveva tutto un mondo da donare.
“Mi lascia il tempo di fare una doccia?”
“Certo! Verrò a prenderla alle dieci. Una buona cena e una serata tranquilla. E non si preoccupi: non è mia usanza mostrare collezioni di farfalle né strani reperti archeologici conservati in camera da letto.” Diventò improvvisamente serio. “Non è questo che mi interessa.”
Chiara si perse in quegli straordinari occhi verdi, che le ricordavano il mare.
“Alle dieci.”, disse.
Poi si girò per fare il controllo di cassa.
Non voleva mostrarsi commossa.
Spero che il conto cassa abbia quadrato !!!
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@ MAIPISENSA ho capito: non ti è piaciuto 🙂
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[ … ] Da quando mi sono separato odio il Capodanno, il fracasso, la finta allegria. No. Questa sera desidero ascoltare un po’ di musica e svagarmi con una buona storia.” [ … ]
Era una persona sola, come lei. E, ne era certo, aveva tutto un mondo da donare.
[ … ] “Ho preso qualcosa in gastronomia, poi potremmo vedere un bel film. Lo sceglierà lei, sempre che riesca a raccapezzarsi nel mio disordine [ … ] disse, mentre tentava di nascondere la mano sinistra piena di quei fogli azurrini pieni di timbri e firme che stringeva, da due ore, (era mancino, oppure ambidestro. ma pur sempre mancino) quasi consapevole che quella notte, forse, sarebbe stata l’ultima.
“Verrò a prenderla alle dieci. Una buona cena e una serata tranquilla. E non si preoccupi: non è mia usanza mostrare collezioni di farfalle né strani reperti archeologici conservati in camera da letto.” Diventò improvvisamente serio. “Non è questo che mi interessa.” e radiosamente, la salutò, forse per l’ultima volta. Finalmente, però, nella sua vita, seppure per un attimo, era riuscito a dismettere i panni del vagabondo … .
Un buon racconto
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@ BRUNO MALERBA mi piace molto!
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“azzurrini” …
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@ BRUNO MALERBA questo, invece, mi sfugge…
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Un bel racconto, intenso e profondo dove si analizza l’animo umano e dove qualcuno riesce a trovare la forza di usare lo specchio dell’anima.
Un abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR in attesa di riprendere “Matrioska” – oggi ho scritto tre nuovi capitoli -, ecco un altro racconto.
Hai ragione: Chiara ha trovato quella forza, ed è stata ricompensata. Non è da tutti guardare in quello specchio.
Grazie e un caro abbraccio a te!
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Soltanto per correggere un errore da “Matita blu”:
… sinistra piena di quei fogli azurrini pieni di timbri e firme che stringeva, da due ore, …
da Il grande dizionario della lingua italiana (Battaglia. Utet, 20 Vol., Ediz. 2011):
Azzurro – agg. [f. -a; pl.m. -i, f. -e] 1 che ha il colore del cielo sereno (intermedio tra il celeste e il turchino): occhi azzurri | arma azzurra, denominazione tradizionale dell’aeronautica militare | principe azzurro, il principe che nelle fiabe sposa la fanciulla povera ma bella; ( scherz.) lo sposo ideale | pesce azzurro, denominazione di varie specie di pesci caratterizzati dalla colorazione azzurra (acciughe, sardine, sgombri ecc.) 2 ( sport) si dice di atleta scelto a rappresentare l’Italia in una competizione sportiva internazionale (dal colore della maglia della squadra nazionale): i calciatori azzurri ¨ n.m. [pl. -i] 1 colore azzurro: l’azzurro del cielo 2 composto chimico di colore azzurro; sostanza che colora in azzurro: azzurro di cobalto, di Berlino 3 [f. -a; pl. -e] ( sport) atleta della nazionale azzurra 4 [f. -a; pl. -e] nell’uso giornalistico, esponente del partito politico “Forza Italia”
¶ Dal persiano la azz ward, con aferesi di l- inteso come articolo.
Rubrica sinonimi
1Anlg. blu, celeste, turchese, turchino, pervinca; (lett.) ceruleo, cilestrino 2 (sport) Sin. italiano.
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da Accademia della Crusca, con la collaborazione dell’Istituto Enciclopedico Italiano:
azzurrino
ażżurrino agg. [der. di azzurro]. – Di colore azzurro chiaro: cielo a., fiori azzurrini…. Leggi
azzurrare
ażżurrare v. tr. [der. di azzurro]. – Colorare di azzurro; intr. pron., azzurrarsi, prendere il colore azzurro. ◆ Part. pres. ażżurrante, anche come agg. e s. m.: prodotto a., o azzurrante s. m., per il lavaggio del bucato bianco, spec. di tessuti ingialliti; a. per l’acqua, per laghetti artificiali; a. per ortensie, concime a base di ferro. ◆ Part. pass. ażżurrato, anche come agg. e s. m. (v. la voce)…. Leggi
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Azzurrino
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Enciclopedia dell’Italiano (1)
Enciclopedia dell’ Arte Medievale (1)
azzurrino
ażżurrino agg. [der. di azzurro]. – Di colore azzurro chiaro: cielo a., fiori azzurrini….
Ecco svelato l’arcano.
Il film “Casablanca“, con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e Paul Henreid è già iniziato.
Vogliamo accomodarci, prego?
…
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@ BRUNO MALERBA molto esaustivo!
Io ho gli occhi azzurri.
Radiosità*
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Mamma che bello Alessandra,
letto senza accorgermi di leggere…
Bella la trama e pure tanto anche il finale!
Bisous
Michelle
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Come sempre ci porti in ambiti frenetici e ricchi di inquietudine, oltre che di rapporti ….non solo amorosi. Un caro saluto….da….Sar….
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@ VENTIDIPRIMAVERA grazie di cuore, cara Michelle!
Bisous, chou ^^
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@ SALVATORE RIZZI lo specchio della vita, caro Salvatore…
Un caro saluto a te!
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Molto, molto bello. C’è tecnica e cuore. Non ci sono le condizioni per ampliarlo e farne altri capitoli?
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Ciao Alessandra, oggi , purtroppo, allo Specchio, nessuno si guarda più.
L’anima si chiede ancora perché?…
Mi piace e anche tanto
Baci baci
Mistral
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Vero….concordo…salutissimi….da Sar………….
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@ BRUM mi rendi contenta, caro Brumbru.
Sì: sarebbe possibile, però in questi giorni sto scrivendo il finale di “Matrioska”…
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@ OMBREFLESSUOSE come è vero quello che dici, amica Mistral!
Grazie e bacioni a te ^^
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@ SALVATORE RIZZI sogni d’oro (fra qualche ora), “vecchio” Sar 🙂
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Sogno di tutto, spesso volo e altre volte…sogno le cose della vita passata….ciao…………….Sar…
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Uh, Matrioska sta finendo?
Vabbè, puoi sempre continuarlo dopo… questo…
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@ SALVATORE RIZZI me lo ricordo.
Ciao!
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@ BRUM “finendo” è un modo di dire…
Mmm: rifletterò sul tuo suggerimento (anche se adesso non avrei idee).
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Un pezzo senza dubbio introspettivo, ti fa porre delle domande… ed è anche ben scritto, è sempre meglio rimarcarlo. Baci, cara.
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@ UNIVERS grazie, caro!
Un abbraccio.
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Sempre più intriganti i tuoi racconti “estivi”!
Intenso e riflessivo…
Dolce notte
Giò
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Sese… un pò ti conosco. E’ ovvio che adesso non ti venga in mente niente… ma so che se ti ci metti….
Ma è prematuro. Non voglio che tu mi prometta niente… fai tu, io mi fido.
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Guardarsi dentro e scegliere e forse Chiara ha scelto il meglio per se.
Un’alra vita da vivere: più dignitosa ma soprattutto più vera.
Bello, come solo sa fare tu.
ps: Quoto Brum. L’editoria é un mondo che hai appena sfiorato in Alex e … tu che sai … giocaci, rifletti, abbozza nel segreto della tua cameretta e poi … stupiscici … come sempre.
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@ ROSAOSCURA grazie, mia bella amica!
Buona serata ^^
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Un saluto serale da Salvatore….
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@ BRUM mai fidarsi delle bionde 😛
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@ CAPEHORN in questo momento ho solo un pensiero: finire bene “Matrioska”, la storia cui in assoluto tengo di più.
Grazie, Carlo.
(Baci alla Leonessa).
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Ricambiati
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@ CAPEHORN 🙂
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@ SALVATORE RIZZI ricambio!!!!
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Guarda… ero convinto di averlo gia’ letto in Splinder e probabilmente e’ cosi’, ma grazie alla mia memoria, leggendariamente labile, non me lo ricordavo proprio! 😀 Meglio cosi’, perche’ me lo sono gustato ancora di piu’ 🙂 E’ davvero bello, come la felicita’ non si trova in una fulgida carriera, spesso dopo aver calpestato qualcuno d’intralcio: e’ come se la felicita’ si trovasse in una stradina laterale che pero’, essendo troppo impegnati a inseguire qualcosa, non vediamo e passiamo oltre; allora, tornare indietro di qualche passo a volte da’ risultati insperati… la felicita’ e’ li’ che ci sta aspettando 🙂
Vedi che anche attraverso i romanzi si danno importanti messaggi? 🙂
Be’… gli autori bravi, almeno! 😉
http://www.wolfghost.com
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Quando un Dono arriva così, da un Anima saggia … ad un’altra, quasi in frantumi, ecco che si aprono i Portali di una scelta Importante e dettata dal Cuore stesso del Destino.
E come per Chiara, è determinante salire su quel treno … e non importa se il silenzio ha interrotto persino il respiro … ciò che conta è l’Istante … l’Attimo giusto.
Un Abbraccio Ale,
oggi un Dono lo hai fatto Tu a Me, con le tue parole e la profondità del Tuo Animo.
Grazie.
I Miei Rispetti
Ni’Ghail
Slàn
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@ WOLFGHOST caro lupo… questa volta, in effetti, non so replicare.
Immaginavo – scusami l’immodestia – che questo racconto ti sarebbe piaciuto, soprattutto perché credo che si avvicini un po’ a certe tematiche del tuo blog.
O sbaglio? 😛
Grazie!
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@ Nì Ghail
che belle parole mi hai dedicato!
Vederti qui è sempre bello, amica mia. Sei molto profonda.
Grazie a te cara.
Di cuore.
Slàn*
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Questa dello Specchio dell’anima è proprio una bella trovata: Brava Alessandra!!!!!! (E per la scrittura… non ti scoccia se ti faccio tutti questi complimenti 😀 ?)
… non ho capito la storia dei biglietti azzurrini pieni di timbri e firme che teneva stretti da ore…. (da Bruno Malerba)
Ma
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@ LILLOPERCASO cara Daniela, a me piace molto quando qualcuno non si ferma agli ultimi post ed esplora il mio blog. E comunque i complimenti sono sempre graditi 😛
(Quella storia è un po’ oscura anche per me… Bisognerebbe chiederlo a Bruno Malerba…)
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