La donna era tedesca, nativa di Dortmund nella Germania Occidentale, e si chiamava Elke Shurer. Era alta, bionda e vistosa. Suo malgrado, attirava gli sguardi di tutti. Alloggiava all’hotel Martinez di Cannes, uno degli alberghi più lussuosi della città, situato sulla Croisette, lo splendido viale alberato che costeggia il mare.
Elke amava lo sfarzo. Per quello lavorava per la Abteilung X dell’Mfs (Ministerium für Staatssicherheit), conosciuto anche come Stasi, il servizio segreto della Repubblica Democratica Tedesca, l’alleato più fedele e solerte del KGB.
Era una giornata serena, non troppo fredda. Il Mediterraneo scintillava ai raggi del sole.
Julien Delpech varcò la porta dell’albergo. Era un uomo di circa sessant’anni, di statura superiore alla media e dal portamento eretto. Da molto tempo devoto alla causa, era però piuttosto ingenuo, altrimenti probabilmente non avrebbe accettato quell’incarico.
Elke fu sbrigativa. Gli consegnò una busta e lo congedò. Delpech ignorò la sua scortesia, che era dovuta al disprezzo che lei provava per i francesi, e le fece comunque il baciamano.
Raggiunse Nizza con la sua Peugeot e si imbarcò sul primo volo per Parigi. Qui giunto, acquistò un biglietto per New York, che pagò in contanti. Quando atterrò all’aeroporto LaGuardia, prese un taxi e si fece condurre in un albergo di Manatthan. La sera dopo, si recò nel ristorante cinese che gli era stato indicato.
Un uomo lo stava aspettando.
Delpech corrugò la fronte. Quell’uomo non aveva un aspetto decoroso: i vestiti erano in disordine e dava la sensazione di non essersi lavato da più giorni. D’altro canto, portava un garofano all’occhiello della giacca, come gli aveva anticipato la signora Shurer nel corso del loro breve incontro. Si accostò al suo tavolo, diffidente. “Non è stagione di pesca.”, affermò squadrando lo sconosciuto.
“In Canada, sì.”
Delpech si sedette al tavolo e gli porse una busta.
Aleksandr la aprì ed esaminò il passaporto. Era “quasi” perfetto, e ciò significava che non andava bene. Alzò gli occhi su Delpech. “Khorosho. Un lavoro fatto a regola d’arte.”, disse, pensando l’esatto contrario.
Delpech assentì. Aveva controllato personalmente il documento, durante il lungo volo.
Aleksandr sorrise in modo gelido. Non gli sfuggivano le implicazioni relative a quel passaporto. Forse la DGSE (La Direction Générale de la Sécurité Extérieure) o SDECE, come la chiamavano adesso, era sulle tracce di Delpech, o forse il vecchio aveva combinato qualche guaio. Comunque fosse, a Mosca avevano deciso di prendere due piccioni con una fava.
Julien Delpech aveva l’aria soddisfatta, come se quel lavoro fosse opera sua. Era un uomo preciso e meticoloso, sebbene scarsamente intelligente, e apprezzava la competenza e lo scrupolo con cui operava il KGB. Al confronto, gli americani erano dei dilettanti. Nutriva un maggiore rispetto nei confronti dell’intelligence britannica.
Matrioska scrutò il volto dell’uomo.
Occhi azzurri un po’ slavati. Capelli grigi. Una corta barba del medesimo colore. Indossava un bel vestito che metteva in risalto la figura imponente e le spalle ampie. Per la sua età, era in perfetta forma fisica.
Aleksandr sapeva che era stato un militare. Aveva partecipato alla guerra d’Algeria, combattendo contro l’OAS. In seguito, aveva lasciato l’esercito e aveva aperto una piccola agenzia immobiliare da qualche parte nel sud della Francia. E qui era stato avvicinato da un “reclutatore” del KGB.
Aleksandr disse: “Per cortesia, monsieur Delpech, può mostrarmi il suo passaporto?” Si espresse gentilmente e accompagnò la domanda con un sorriso amichevole.
Vagamente perplesso, il francese obbedì.
Matrioska osservò la foto.
Lenti a contatto per gli occhi, una tintura grigia per i capelli, la barba … non era un problema; e con un trattamento estetico era possibile “invecchiare” la pelle del viso e delle mani.
“Bene.”, disse. “La riaccompagno al suo albergo.”
Delpech non ci sarebbe mai arrivato.
Quando il direttore della CIA entrò nel suo ufficio, il dossier di Monica Squire era sulla scrivania.
Lo lesse attentamente, quindi trasse un sospiro e scarabocchiò qualcosa sul primo foglio. Poi telefonò personalmente a Stephen Ford. Mezz’ora più tardi, l’anziano presidente della commissione disciplinare si presentò a rapporto.
Il direttore gli mostrò quello che aveva scritto.
Ford non nascose lo stupore.
N.P. Non procedere, seguito dalla firma del capo.
“Perché?”, domandò Ford, sorpreso e sconcertato.
“Da quanti anni ci conosciamo, Stephen?”
Ford sorrise un po’ mestamente. “Da molti, troppi forse, signor direttore.”
L’altro annuì. “E in tutti questi anni ho sempre potuto constatare – e ammirare – la sua riservatezza. Non vorrà deludermi certo ora?”
“No, signor direttore.”
“Bene. Proprio a causa del suo passato e dei suoi meriti, le devo una spiegazione.”
Ford si protese verso di lui, le braccia incrociate sul petto.
“Vede, Stephen”, disse il direttore, “sappiamo entrambi che la ragione di Stato deve prevalere sempre e comunque su tutto.”
“Naturalmente, signore.”
“Mi ascolti con attenzione. Monica Squire è una donna graziosa e affascinante, oltre che un valido agente, e, benché si sia dimostrata vile, non nego che mi dispiacerebbe qualora venisse condannata a morte o all’ergastolo; ma non è questo il punto. Se Monica Squire dovesse comparire in un tribunale, le verrebbero poste determinate domande alle quali lei risponderebbe sinceramente. Ciò che è stato fatto in questi ultimi giorni”, proseguì il direttore della CIA come parlando a se stesso, “non la deve riguardare, Stephen. Sono state prese decisioni drastiche, in base alle necessità. Ma Monica Squire non deve parlare, in nessun caso!”
“Non capisco, signore.”, replicò Stephen Ford.
“Adesso capirà.”
Il direttore si alzò e si affacciò alla finestra. Poi si girò verso Ford.
“La donna… non era una terrorista. Apparteneva al KGB, Stephen.”
Ford sbatté le palpebre.
“E con lei c’era un uomo, un’icona. Il suo nome in codice è Matrioska. Eravamo convinti di averlo eliminato in Afghanistan. Purtroppo ci sbagliavamo. Ora, quante volte abbiamo biasimato gli inglesi per il loro errato concetto di libertà individuale che li porta a trascurare le misure di sicurezza? Si immagina le loro risate nell’apprendere che un uomo del KGB è entrato indisturbato negli Stati Uniti e ha ucciso con tutto comodo due nostri agenti? E la stampa mondiale? Ci andrebbe a nozze. Immagina le critiche, gli editoriali pieni di compiacimento? No, Stephen, sarebbe un colpo terribile per la nostra immagine; e le conseguenze sarebbero molto gravi. Per questo Squire non deve parlare. Potremmo sopprimerla, certo, ma ritengo che sia più semplice e conveniente scagionarla, e chiudere qui l’intera faccenda.”
Ford lo fissò. “D’accordo, signore. E questo Matrioska?”
“Lo prenderemo.”
Il direttore della CIA sorrise cupamente.
“Yarbes lo prenderà.”
Oggi doppia razione e che razione.
Due episodi entrambi ben costruiti sia logicamente sia stilisticamente.
Entrambi aprono nuovi scenari. Matrioska da cacciatore diventa preda e il povero Delpech farà una brutta fine. Yarbes diventa il nuovo cacciatore. Quale ruolo avrà Maonica? Graziata più volte è ancora lì con la sua forza e le sue debolezze.
Anticipo o doppio post settimanale?
Un grande abbraccio
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Ben incastrato… giustificazioni più che credibili… tutto ok. Capitolo di transito, direi…
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@ NEWWHITEBEAR forse domenica ci sarà un’altra puntata, forse no. Lo so che mi ripeto ma vorrei capire chi va in ferie e quando. Ho scritto questo capitolo perché alcuni amici lettori si lamentavano a causa dell’incertezza riguardo alla sorte di Monica Squire.
L’ho scritto con piacere e con perfidia, dato che anche se questa è un’opera di fantasia esistono pur sempre dei precisi collegamenti con la realtà. Che sovente è squallida e priva di senso etico come in questa pagina.
Ti ringrazio per la grande attenzione e ti abbraccio.
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@ BRUM i capitoli di transito, in un romanzo, sono comunque indispensabili.
E io sono felice per il tuo “tutto ok” ^^
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CONTINUA A SCRIVERE…ABBIAMO BISOGNO DI TE….da Sar….
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Come nel precedente capitolo la razionalità spietata e la ferocia di chi ha imparato a gestire situazioni paradossali ed è impareggiabile nell’ideare e gestire strategie per la sua sopravvivenza ad ogni costo, si contrappone a un malcelato senso umano che insieme al trionfo dell’astuzia, della fredda e lucida valutazione degli avvenimenti decidono con determinazione di mantenere in vita una pedina ancora valida e vincente.
Anche questo mi è piaciuto, è una sorta di compensazione tra “bene” e “male” che ridimensiona la qualità dei personaggi e stimola l’attesa.
Aspetto il prossimo.
XXX
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@ SALVATORE RIZZI troppo buono, caro Sar!
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@ CLE REVERIES il tuo commento è notevole, darling. Entra a fondo nella psicologia di chi – da una parte o dall’altra – deve curare interessi enormi, a qualunque costo.
Se il KGB non esita a sacrificare un suo simpatizzante francese, la CIA non è da meno: Monica Squire, al di là del fatto che sia “valida e graziosa”, è soltanto uno strumento. E la sua vita o la sua morte non dipendono da considerazioni umanitarie, bensì dalla ragion di Stato.
Lots of love*
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Episodio che logicamente continua la tensione narrativa di quello che ho letto poco fa. ‘Spionaggi’ e ‘controspionaggi’ sono sempre piacevoli, a mio parere. E di solito i lati negativi delle vicende hanno sempre uno scopo e non li poni per semplice sadismo. Baci, cara.
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@ UNIVERS anche a me piacciono, e molto. Sicuramente hai ragione riguardo allo scopo e non al semplice sadismo. Grazie e bacioni ^^
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Uhm, interlocutorio sì, ma mica poi troppo. Butta dentro spunti interessanti questo capitolo. Matrioska è il numero uno. Non ci piove. Strepitoso come afferra al volo e risolve in un attimo il “problemino” del passaporto. E questa Elke? La ritroveremo? Sarà mica una versione un po’ diversa, più morbida ma ugualmente pericolosa, rispetto ad Aglaja… Intanto la nostra forte-fragile Monica resta della partita, e questo quasi a furor di popolo.
Beh, fai come preferisci. Scrivi adesso, scrivi dopo. Noi ci saremo.
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@ KRIS carissima, proprio adesso stavo scrivendo…
Matrioska è strepitoso: lo confermo 😛
E la signora Elke in effetti non è apparsa per caso. E’ vero quello dici a proposito di Monica: se l’avessi fatta morire (e confesso che per un attimo ci ho pensato… Aleksandr che le spara da lontano) credo che mi avrebbero linciata 🙂
Grazie, attentissima amica! Buon pomeriggio ^^
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Bé, avrei preferito che Monica se la cavasse con un motivo più decoroso… ma almeno se l’è cavata 🙂 Sono certo che presto rientrerà in gioco 😉
In quanto al russo… speriamo riesca a svignarsela presto, altrimenti farà fuori un’altra cinquantina di persone nei prossimi giorni! 😛
Il romanzo ha preso una piega coinvolgente… uhm… veramente l’ha sempre avuta! E’ invidiabile come tu riesca a tenere sempre alta l’attenzione di chi legge… come se si trattasse ogni volta dell’episodio chiave 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST sei carinissimo, caro lupo, e non sai quanto mi faccia piacere il tuo commento!
La storia di Monica, in ogni caso, non finisce qui.
In quanto ad Aleksandr, forse è nel suo DNA uccidere 😛
Baci lupeschi ^^
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Mica scherzavo….a presto….Salvatore….
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Aleksander che le spara da lontano??? Credibile…ma orribile…ti avrei scovata e strangolata!!! We all love Monica. And you, of course…
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@ SALVATORE RIZZI grazie, amico mio!
Buon pomeriggio.
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@ KRIS eh eh eh. Se vuoi, ti affido il ruolo di Aglaja 😛
Adesso è ufficiale: ho scritto il capitolo di domenica. Poi si vedrà. Anticipo che la “tua” Monica sarà presente. E che, con questo nuovo capitolo, in pratica si aprirà la quarta parte di “Matrioska”; dopo Roma, l’Afghanistan e gli Stati Uniti, ci trasferiremo a…
Un abbraccio forte ^^
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Ciao e buona notte………………….
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@ SALVATORE RIZZI e sogni felici a te!
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Ciao Alessandra, la tua cura minuziosa e competente mi lascia sempre a bocca
aperta. leggo ,leggo, leggo, e non “m’annoio” di un attimo
Per caso fai parte di qualche servizio segreto?…Sei troppo brava…
Un bacione
Mistral
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Ah! La ragion di stato! Monica è salva! fiuuuuu e speriamo alla fine si possa rivalere … non in quanto “graziosa e affascinante” … ma in quanto super agente.
Ciao ciao
PS: Ma la fine cìè già?
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@ OMBREFLESSUOSE cara Mistral, in realtà io sono Aglaja e queste sono le mie memorie 😛
Grazie di cuore, amica mia, e due bacioni**
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@ POCHE PRETESE mi piace molto questa tua frase: “e speriamo alla fine si possa rivalere … non in quanto “graziosa e affascinante” … ma in quanto super agente.”
Questo lo vedremo. Venendo alla tua domanda, il capitolo finale è stato già scritto… ma tutti gli altri no (a parte quello di domani). E’ un mio vezzo: feci altrettanto con “Lesbo è un’isola del Mar Egeo” e con “Alex Alliston”. Ti ringrazio moltissimo!
Ciao ^^
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Coinvolgente e bellissimo da leggere, non solo sulla storia
di ogni personaggio, ma per ogni tipo di nozione,
ogni particolare che arrichisce e esalta i contorni
del racconto, che portano alla luce una ricerca continua
di nuovi contenuti e strategie….
Leggerti è sempre più appassionante!
Un abbraccio cara e dolcissima domenica!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA cara Michelle, io mi impegno sempre al massimo e sono felice quando i miei amici apprezzano il mio lavoro.
Grazie, chèrie!
Bisous * _______________ *
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