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MATRIOSKA 35 »

DOPO IL PONTE DI K

19 giugno 2012 di Alessandra Bianchi

La pioggia scendeva leggera, e forse non sarebbe durata tutto il giorno.
A nord già si intravedevano degli squarci di azzurro che tentavano di aprirsi un varco nel cielo ancora grigio e pervaso di nubi.
Valentino detestava la pioggia. Per questo convenne con se stesso che aveva scelto il momento migliore. Si incamminò verso il ponte di K, cercando di ignorare il disagio e le folate di vento freddo che, a tratti, aumentavano l’intensità dell’acqua. Non aveva un ombrello, perciò si riparava nello striminzito impermeabile che aveva acquistato a Londra molti anni prima. In testa portava un berretto di un blu sbiadito, al quale era estremamente affezionato, quasi fosse una presenza in qualche modo reale, e non invece un semplice copricapo logorato dal tempo.
Attraversò il ponte, tentando di evitare gli scrosci provocati dalle macchine che procedevano a tutta velocità, e imboccò il lungo viale alberato che conduceva alla piazza. Da lì avrebbe proseguito, attraverso un nugolo di stradine, fino a giungere al piccolo bosco che segnava il confine occidentale della città. Dopo il bosco, si stendeva una interminabile serie di campi coltivati, fradici d’acqua e in attesa di un sole che forse avrebbe fatto la sua comparsa più tardi.
Meglio con la pioggia.
Valentino ripensò a Sonia che a quell’ora stava ancora dormendo, avvolta in un morbido piumone. Era uscito di casa molto presto, stando attento a non fare troppo rumore mentre preparava il caffè. Lo aveva bevuto con calma, e intanto la sua mente era corsa a infinite mattine che lo avevano visto seduto al tavolo della cucina, intento a osservare sua moglie che preparava la caffettiera. Poi si accomodava anche lei, e nell’aria c’era quella fragranza squisita che egli associava ai momenti più felici della sua vita.
Ora pioveva meno. Valentino giunse alla fine di via S, ed entrò nel bosco. Quella notte aveva sognato topi, e lugubri fantasmi che rievocavano le pagine ingiallite dei troppi giorni persi, delle occasioni mancate, delle speranze sopite e infine ignorate. Ricordava vagamente un grosso ratto, grande quasi come un gatto di strada, che inseguiva una bambina. Lei era terrorizzata, ma lui, sebbene lo avesse voluto, non poteva aiutarla. Infine la bambina incespicò, e il topo le fu sopra, incominciando a divorarla. Valentino si era svegliato di soprassalto, con il cuore che batteva forte.
Era un incubo. Uno stupido incubo.
Nel bosco si respirava un’aria di pace. Gli antichi e austeri alberi si scrollavano di dosso le ultime gocce di pioggia; i rami seguivano i tempi del vento, che ora si era fatto più forte. Valentino volse lo sguardo a settentrione e vide che il cielo si faceva blu. Ma sopra il bosco, si stagliava ancora una cappa grigia, di un grigio indistinto, in alcuni punti sbiadito, in altri tendente a una tonalità più scura, non esattamente nera tuttavia prossima a quel colore. Spirali di fumo si alzavano dagli avvallamenti del terreno; gli ultimi ciuffi di erba verde si apprestavano ad assumere le sfumature prossime dell’autunno.
Pensò nuovamente al sogno di quella notte e, benché come sempre accade, stesse per allontanarsi dalla sua memoria cosciente, non poté reprimere un moto di orrore e di disgusto. Poi il suo pensiero fu avvolto dalla tenerezza, al pensiero di Sonia che dormiva serenamente. Presto si sarebbe svegliata e avrebbe allungato una mano per cercarlo. Era domenica, e si sarebbe chiesta dove fosse andato. Forse a comprare il giornale. Si sarebbe recata in cucina e avrebbe preparato il caffè anche per lui, convinta che di lì a breve sarebbe tornato.
Ma questo non succederà, amore mio.
Si inoltrò nel bosco, camminando lentamente.
Adesso non pensava più al topo, e di proposito aveva escluso Sonia da quel misterioso meccanismo che è la mente umana. Misterioso e indecifrabile, pronto a passare con incredibile facilità dalle suggestioni più belle alle pulsioni più torbide. Se lo raffigurava come un magma composto da variegate zone, ciascuna delle quali custodiva un segreto, un desiderio, un rimorso e un rimpianto. Lì c’erano le gioiose aspettative della giovinezza, i rancori coltivati negli anni, le offese dimenticate e quelle mai perdonate; la solitudine di un bambino infelice, la paura immotivata che talvolta ti assale, stordimenti e voci distanti. L’ascolto di “Thick As A Brick” che lo aveva reso felice, litigi che avevano scavato profondi solchi. Arroganze immotivate, e senso di inadeguatezza. Era simile a un solaio, dove si può trovare di tutto, e a volte il tutto diventa un niente. Solo qualche simbolo. Immagini fugaci. Il mare e le barche dalle vele sgargianti. Una notte d’amore e un pomeriggio trascorso a stendere i panni della coscienza su un balcone immaginario.
Il male senza nome.
L’angoscia che improvvisa ti assale, rendendoti incapace di qualunque azione. Anche lavarsi era diventata una fatica. Valentino avrebbe avuto la volontà per reagire: ma gli mancava la forza; non erano sufficienti il coraggio e l’orgoglio. Forse era stato abbandonato dall’alito della vita, smarrito chissà dove, e ormai introvabile. Valentino si immaginava una cupa vallata, incassata fra alte montagne dalle cime aguzze: il suolo era cosparso di profondi crateri; sui due lati della gola si aprivano caverne dall’aspetto sinistro. In quella più buia soggiornavano le anime morte; nell’altra, dove filtrava una luce maligna, i corpi devastati di innumerevoli bambine, che erano state dilianiate dai topi, violentate da uomini brutali simili a bestie, martoriate da demoni che di notte si impossessavano del suo cervello per condurlo nei baratri della follia.
Le domande eterne, prive di risposta. La consapevolezza di non aver mai saputo dare abbastanza.
Forse Sonia era felice, ma ne dubitava.
Con un altro uomo avrebbe scoperto nuovi percorsi; probabilmente, la sua anima si sarebbe arricchita di complicità inedite, e di sentimenti capaci di riscaldarle il cuore, come in una giornata limpida, soleggiata, percorsa dalla brezza del sud. Valentino conosceva il sapore dello scirocco, la sua capacità di infondere gioia; se si fosse concentrato, ne avrebbe percepito addirittura il profumo, e il senso profondo che da sempre recava con sé. Tuttavia sapeva anche di non poterlo evocare. Forse, in giorni lontani, ne sarebbe stato capace. Ma quei giorni non esistevano più, né in alcun modo sarebbero tornati.
Giunto che fu al centro del bosco, rivolse per l’ultima volta lo sguardo al cielo. In lontananza, vide l’arcobaleno.
Poi prese la pistola e si sparò alla tempia.

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Pubblicato su racconti | Contrassegnato da tag racconti | 46 commenti

46 Risposte

  1. su 19 giugno 2012 a 15:02 romanticavany

    La notizia di un suicidio lascia sempre un senso di smarrimento in chi la riceve. La morte viene intesa positivamente come una soluzione.
    In un primo momento la persona che soffre comincia a prendere in considerazione l’idea di suicidarsi, non in maniera veramente intenzionale, ma come una possibile soluzione ai propri problemi ed al proprio dolore. Capita che si possa Immaginare la propria morte in maniera positiva. Non si ha paura di essa, ma la si vede come un’”amica” che darà conforto e sollievo.
    E la domanda spontanea che ci si pone è Perche? Un racconto che sembra dei giorni nostri, non c’è un giorno che non ci sia un suicidio.
    Bisognerebbe essere forti nelle disavventure, perché forse tutti i mali non vengono per nuocere ed arrendersi non va bene mai.

    1 bacetto ♥ vany

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  2. su 19 giugno 2012 a 15:08 Alessandra Bianchi

    @ ROMANTICAVANY che magnifico commento!
    Grazie.
    2 bacetti**

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  3. su 19 giugno 2012 a 15:13 newwhitebear

    L’avevo già assaporato altrove ma l’hom riletto con piacere, perché l’aria greve di un suicidio annunciato diventa rarefatta come quella di montagna. La cdenza lenta ci accompagna passo dopo passo fino al gesto finale dove Valentino dopo aver riflettuto non ha esitazioni.
    Brava e abile come sempre affascini il lettore con la tua prosa fluida e godibile.
    Un grande abbraccio

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  4. su 19 giugno 2012 a 15:35 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR ti ringrazio molto!
    I racconti non andrebbero mai spiegati, però vorrei solo dire che in questo esistono dei precisi riferimenti – il ponte di K, Sonia, il sogno, etc. – a un grandissimo autore che adoro.
    Spero che non si rivolti nella tomba…
    Un caro abbraccio ^^

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  5. su 19 giugno 2012 a 19:05 Cle Reveries

    L’ho riletto più volte, l’ho dovuto fare perchè per me la vita è sacra e la sua conclusione non spetta a noi, come il nostro inizio non è dipeso da noi.
    Nel rileggere ho ammirato la cura nelle descrizioni, i flash back dosati ma eloquenti in cui la figura di riferimento della vita del protagonista, Sonia, si staglia con la sua “normalità” di donna, intersecandosi con la vita sofferta di un uomo che ha visto tempi di agio e spensieratezza ed ora, divorato dagli incubi e dal rimorso, sente il bisogno pressante di una pace che sa di raggiungere solo con la morte. Anche il suo passato è un crescendo di emozioni ben scandite nelle varie tappe della sua vita. Ce le fai gustare al ritmo proprio di quel Thick As A Brick che come il suono del piffero magico lo ha condotto fin lì, e tu ce lo regali con un finale triste ma determinato.
    Clap, clap, clap!

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  6. su 19 giugno 2012 a 19:16 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES il tuo commento mi ha commossa.
    Questo è un racconto al quale, per mie ragioni personali, tengo molto e tu lo hai inquadrato alla perfezione!
    Lots of love ^^

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    • su 20 giugno 2012 a 09:14 Cle Reveries

      So che ti documenti molto accuratamente, ma qui c’è del vissuto che traspare.
      Il “Mal Sottile” come si chiamava una volta quello subdola “Brutta Bestia” è stato reso chiaramente con pochi e attenti tocchi.
      Il desiderio impellente di continuità che si alterna alla mancanza di volontà, alla pigrizia che non è mancanza di rispetto. Un esempio chiaro è lì in queste parole: “L’angoscia che improvvisa ti assale, rendendoti incapace di qualunque azione. Anche lavarsi era diventata una fatica. Valentino avrebbe avuto la volontà per reagire: ma gli mancava la forza; non erano sufficienti il coraggio e l’orgoglio.” Purtroppo si intuisce nella tua narrazione, quelli descritti sono sintomi che non si percepiscono facilmente e chi gli vive accanto se ne accorge quando ormai è troppo tardi!
      Sei bravissima continua così!
      Un bbacio
      (ps. scusami sono stata “lunghissima”!)

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      • su 20 giugno 2012 a 17:31 Alessandra Bianchi

        @ CLE REVERIES mi piacciono i commenti “lunghissimi” 🙂
        Qui c’è del vissuto che traspare.
        Sì. E’ vero, mia cara amica.
        Bacione grande grande! E grazie mille ^^

        "Mi piace""Mi piace"


  7. su 19 giugno 2012 a 22:06 Patrizia Mezzogori

    Il male che non ha nome si porta via molte persone che non trovano la forza per affrontarlo, per sconfiggerlo, nonostante in esse ci si la volontà di provarci e la consapevolezza che si lasciano persone care. Ma lui è più forte e il suicidio diventa come l’unica via di salvezza, per uscire da quel tunnel che continuamente diventa più buio è più profondo.
    Un racconto molto triste, scritto con grande maestria , che si sofferma sui particolari passati e presenti del protagonista, sui suoi ricordi, sugli incubi e sui rimorsi. Con punte di dolcezza quando il pensiero va alla donna amata, che a forza viene esclusa dal vortice pensando che il suo futuro le riserverà giornate più belle, più emozionanti e con nuove scoperte, scoperte che con lui non potrebbe fare.
    Bravissima Alessandra, bravissima
    Ciao, Pat

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  8. su 20 giugno 2012 a 07:06 brumbru

    Uhm. Un tema complesso e lungo da affrontare. Che non porterebbe a niente… comunque, ossia a nessuna conclusione definitiva ed oggettiva.

    P.s.: Io direi “sottotetto”, più che “solaio”. Senz’altro.

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  9. su 20 giugno 2012 a 09:02 melodiestonate

    ti dico solo….complimenti………un caro saluto

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  10. su 20 giugno 2012 a 13:48 Paolo Secondini

    Come sempre accattivante, cullante la tua prosa. E’ un vero piacere leggerla

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  11. su 20 giugno 2012 a 15:40 intesomale

    chissà poi che rumore fa un proiettile in una tempia se non c’è nessuno a sentirlo… come sempre, mi dai suggestioni strane strane strane, mia bionda amica.

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  12. su 20 giugno 2012 a 16:54 annamaria49

    La consapevolezza della propria vita, la determinazione di compiere l’atto finale. Chi giunge ad un gesto così estremo acquisisce una forza che va aldilà di qualunque ragione. Quindi forza e debolezza, credere che si è giunti alla fine della corsa e che solo lanciandosi nel baratro vi sia la salvezza.
    Hai dato un’immagine talmente nitida del protagonista che sembrava d’essere con lui, di vivere le sue angosce prima della fine. Brava!
    un abbraccio
    annamaria

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  13. su 20 giugno 2012 a 17:35 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA MEZZOGORI chapeau, Pat: il tuo commento è eccezionale!
    Ti ringrazio davvero molto e ti auguro una bellissima serata ^^

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  14. su 20 giugno 2012 a 17:36 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU e sarei io la pignola?
    Io tengo solaio, tiè 😛

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  15. su 20 giugno 2012 a 17:38 Alessandra Bianchi

    @ MELODIESTONATE grazie e un caro saluto a te.

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  16. su 20 giugno 2012 a 17:40 Alessandra Bianchi

    @ PAOLO SECONDINI ti ringrazio.
    Un sorriso per te*

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  17. su 20 giugno 2012 a 17:42 Alessandra Bianchi

    @ INTESOMALE spero che ciò sia positivo…
    Saluti alla fata e un abbraccio a te.
    (Le bionde sono pericolose).

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  18. su 20 giugno 2012 a 17:47 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA49 a me non interessa più – posto che mi sia mai interessato – ricevere la valanga di commenti che avevo su Splinder. Quello che mi interessa è che chi passa di qui legga veramente, e così sta succedendo. Tu, poi, da sempre sei una lettrice attenta e anche assai buona con me.
    Grazie di cuore.
    Un abbraccio forte.

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  19. su 20 giugno 2012 a 21:14 nunziadaquale

    Ti ringrazio della visita al mio blog e anche per il tuo apprezzamento…sto leggendo i tuoi racconti e quindi ancora più preziosi considero i tuoi commenti, complimenti per le tue pagine, continuerò a seguirti con piacere!

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  20. su 21 giugno 2012 a 08:08 ombreflessuose

    Ciao Alessandra, leggo che ami molto questa ennesima tua creatura.
    Forse perché rappresenta lo specchio un po’ rotto di certi passaggi della tua vita.
    La tua figura riflessa cerca i pezzi.
    Il mal di vivere è una bestia indomabile, a volte solo la morte ci “ridona la vita”
    Complimenti sempre
    Abbracci
    Mistral

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  21. su 21 giugno 2012 a 13:20 RosaOscura

    A volte la nostra mente percepisce una realtà “alterata” dove la morte viene vista come l’unica via d’uscita dalla vita…

    Un racconto decisamente attuale (purtroppo).

    Un caro saluto

    Giovanna

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  22. su 21 giugno 2012 a 16:13 Alessandra Bianchi

    @ NUNZIADAQUALE il tuo blog per me è stato una piacevolissima sorpresa. Hai un grande talento.
    Un sorriso per te*

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  23. su 21 giugno 2012 a 16:16 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE sei molto psicologa, cara Mistral!
    Grazie e un bacione ^^

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  24. su 21 giugno 2012 a 16:18 Alessandra Bianchi

    @ ROSAOSCURA hai pienamente ragione, cara Giovanna.
    Ti ringrazio per l’attenzione e ti abbraccio*

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  25. su 21 giugno 2012 a 21:39 cesare

    Un tragico racconto, con un ancor più tragico epilogo. L’estremo gesto, cui non c’è più rimedo. Magari ancora un minuto e sarebbe stato diverso, ma non è detto. Quel sentirsi colpevoli non si sa di che cosa, forse di non aver dato abbastanza. E poi le paure che ti invadono facendo di te un territorio fertile, come un fiume in piena. E poi anche un po’ di depressione, che tanti colpisce ai nostri giorni, rosi come siamo da paure, incertezze, timori, molte volte assurdità, ma che noi non sappiamo riconoscere come tali, perché è la stessa forma depressiva che ce lo impedisce. Ed allora travisiamo i fatti e le cose, negando magari una positiva evidenza che tale noi non vediamo.
    Desolazione, sentirsi inutili, incapaci di riprendersi.
    Solo la lucentezza di una canna di pistola ed un colpo preciso alla tempia, per farla finita!
    Fatale epilogo, Alessandra, ma anche questo, e sempre più spesso, è la vita!

    Cesare

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  26. su 22 giugno 2012 a 12:09 salvatore rizzi

    Scusa…l’assenza…ho avuto problemi con internet e telecom. Ciao….”Sempre brava!”

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  27. su 22 giugno 2012 a 13:35 ventidiprimavera

    Quanto sei brava, sai narrare le cose talmente bene
    che si riesce a entrare ogni volta nei tuoi personaggio….
    Bellissimo questo racconto con un tagico finale..

    Un bisou ma chère
    Michelle

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  28. su 22 giugno 2012 a 17:26 Alessandra Bianchi

    @ CESARE la tua è un’interpretazione magistrale.
    Bisous*

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  29. su 22 giugno 2012 a 17:28 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI sono problemi veramente fastidiosi!
    Ben tornato, Sar, e grazie ^^
    (A quanto pare non è più possibile commentare sul tuo blog).

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  30. su 22 giugno 2012 a 17:30 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA ti ringrazio, Michelle ma belle.
    Lots of love * ___________ *

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  31. su 22 giugno 2012 a 19:17 salvatore rizzi

    Appunto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciaoooo….

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  32. su 22 giugno 2012 a 19:21 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI spero che tutto si risolva!
    Felice serata 🙂

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  33. su 22 giugno 2012 a 21:07 pochepretese

    “Poi prese la pistola e si sparò alla tempia”
    Alla fine, alla fine di tutto, rimane la nuda e cruda verità.
    Semplice, diretta, efficace.
    Come una lama a trafiggere.
    A presto
    Ciao
    PP

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  34. su 23 giugno 2012 a 09:47 Cle Reveries

    Un ciao, un abbraccio e unfavoloso weekend!!!!!
    :))

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  35. su 23 giugno 2012 a 11:35 salvatore rizzi

    Stò risolvendo…spero!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciaoooo….

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  36. su 23 giugno 2012 a 17:20 Alessandra Bianchi

    @ POCHEPRETESE “come una lama a trafiggere”: bello!
    Grazie, amico mio*

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  37. su 23 giugno 2012 a 17:22 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES ricambio!!!

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  38. su 23 giugno 2012 a 17:24 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI meno male 🙂
    Ciao ^^

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  39. su 23 giugno 2012 a 17:36 capehorn

    Nel rileggerlo, a distanza di tempo, mi é rimasto in bocca il sapore di un qualcoa di non finito. Meglio di un qualcosa che avrebbe potuto o dovuto rovare uan diversa soluzione, ma che le difficoltà sogettive non hanno trovato. Ecco, la mancata risoluzione di quelle difficoltà, hanno portato al “colpo di pistola”.
    Quando il male di vivere si trasforma nel dolore di vivere e quel dolore diventa insuperabile e si é disposti all’estremo gesto pur di farlo socmparire, anche coscenti del fatto che tutto scomparirebbe.
    Già la morte di per se, é un mistero, quella volontaria é la parte più scura e insondabile, inesplicabile che capita di affrontare e si rimane senza un pensiero, se non provando compassione per chi si é spinto a tanto.

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  40. su 23 giugno 2012 a 18:22 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN da sempre, la mia compassione è per i vinti. E anche il mio amore – se tale si può definire. Molte, molte volte ho scritto di loro e credo che ancora lo farò.
    Grazie del prezioso contributo, Carlo.
    Ora io e i “Ragazzi” andiamo a Kiev o dove diavolo: c’è la “mia” Francia, anche se è sfavorita. Allez les bleus!

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  41. su 23 giugno 2012 a 22:50 cesare

    Cara Alessandra,
    purtroppo la tua Francia è uscita sconfitta, per errore tattico troppo rinunciatario del suo Mister Blanc, e per la lentezza del loro gioco, imbrigliato dalla gran bella rete di passaggi degli iberici, che non hanno permesso varchi ai pur validi attaccanti francesi, mai opportunamente lanciati! Mi spiace per te! 😦

    Coraggio!

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  42. su 24 giugno 2012 a 09:44 Alessandra Bianchi

    @ CESARE analisi perfetta, caro amico!
    E allora forza Italia ^^

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  43. su 3 luglio 2012 a 14:54 Univers

    Rileggo i miei arretrati dopo una settimana di assenza. Pezzo che ti fa secco, davvero. Intenso. Baci.

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  44. su 3 luglio 2012 a 17:28 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS è uno dei miei preferiti: grazie e bacioni!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

  • Il mio primo libro

  • Il mio secondo libro

  • Il mio quarto libro

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