Se le avessero detto che un giorno Matrioska l’avrebbe baciata, domandandole poi cosa avrebbe provato, Monica avrebbe risposto senza esitare.
Disgusto. Rabbia. Desiderio di cavargli gli occhi. Odio. Repulsione.
Perciò il suo stupore fu grande quando, quasi a sua insaputa, ricambiò il bacio con trasporto.
C’era molto in quel bacio.
La disperazione per la morte di Lodge, la paura di essere uccisa, il ricordo delle torture subite. Era come se le venisse offerta un’ultima possibilità, un ultimo squarcio di vita. La mente rimase fredda ma il corpo la tradì. Con sconcerto si rese conto di essere bagnata. Con crescente incredulità scoprì che una parte di lei desiderava essere posseduta. Matrioska era un uomo gelido, cupo, completamente privo di compassione, di umanità; aveva ammazzato a sangue freddo John e, sebbene esitasse, alla fine avrebbe lasciato Aglaja libera di eliminarla, magari dopo infiniti tormenti.
Matrioska era “il” nemico.
Era anche bello, però, e la baciò con dolcezza. Monica si sentiva come scissa in due: a livello razionale, escludeva nel modo più assoluto di spingersi oltre a quel bacio assurdo; ma mentre pensava a ciò, non oppose resistenza quando lui la svestì, non si divincolò, non lottò. Questo è uno stupro, si ripeteva: non posso oppormi perché lui è molto più forte di me. Infatti, mi sta costringendo.
Ma non era vero.
E lei lo sapeva.
Quando si sentì penetrare e incominciò a urlare, era consapevole che le sue grida non esprimevano rifiuto o angoscia, bensì passione.
Fu travolta dall’orgasmo.
E fu solo il primo di quella notte.
In soggiorno, livida di rabbia e di gelosia, Aglaja stava passando in rassegna tutte le forme più terribili di tortura che conosceva. Era un inventario soddisfacente, ma non bastava per placare la sua collera.
Se Aleksandr le avesse impedito di occuparsi della cagna imperialista, lo avrebbe denunciato a Vladimir Putin.
Molto più tardi – ormai albeggiava – Matrioska si addormentò.
Monica rimase sveglia a riflettere. Dopo quanto era successo riteneva che non sarebbe mai riuscita a dormire. Alcuni pensieri erano confusi, altri tuttavia risultavano estremamente chiari. Era consapevole di aver gridato, e questo significava che Aglaja l’aveva certamente udita. Monica aveva capito che la russa voleva Matrioska per sé. Si augurava di non dover restare sola con lei. Secondo la mentalità contorta di quella donna lei gli aveva rubato l’uomo ed era facile indovinare che, se Matrioska si fosse assentato, Aglaja l’avrebbe punita. E non sarebbe stata una cosa di poco conto.
Ma, anche se il dolore fisico la spaventava, i pensieri principali erano due e non riguardavano Aglaja. Il primo era rivolto alla sua persona. Il secondo al russo. Entrambi si dividevano in varie sottocategorie. Monica non si sentiva in colpa: avrebbe dovuto provare un forte rimorso a causa di ciò che aveva fatto, però non era così. In fondo, John Lodge non era suo marito e, anzi, in Afghanistan l’aveva respinta. Pertanto non gli doveva alcun tipo di fedeltà postuma. Era andata a letto con un nemico e le era piaciuto moltissimo farlo. C’era qualcosa di sbagliato in questo? Forse, sì. Però, non le importava. Da quanto tempo non faceva l’amore? Era una donna giovane e sana: se aveva provato piacere – e lo aveva provato – ciò rientrava nell’ordine naturale delle cose. Matrioska aveva il fisico di un atleta, era attraente ed era un amante formidabile. Era quindi semplicemente logico sentirsi attratta da lui.
E qui si arrivava alla figura del russo. Si erano concessi l’uno all’altra con entusiasmo, ma l’amore andava comunque escluso: non avrebbe dimenticato che rimaneva un avversario e che lei avrebbe comunque dovuto combatterlo… e, se necessario, ucciderlo. In quanto a Matrioska, intuiva che era incapace di amare. Benché non avesse raggiunto ancora “l’ultima bambola” e di conseguenza ignorasse la sua vera natura, si fidava del suo istinto che raramente l’aveva tradita.
Questi erano i pensieri coscienti, forse alibi creati dalla sua mente fertile o forse semplicemente precisi dati di fatto.
Poi vi erano anche correnti sotterranee che sfuggivano alla sua comprensione, ma che in ogni caso erano presenti, simili a fantasmi che occupassero, al momento invisibili, il solaio del suo cervello.
E forse furono loro a condurla lentamente al sonno.
Sognò John Lodge. Nel sogno era ancora vivo e dichiarava di amarla. Si trovavano in Afghanistan e Monica gli chiese se avrebbe lasciato Sherilyn per lei.
Quando si svegliò, non ricordava qual era stata la sua risposta.
Fu una trattativa complessa, basata su promesse di favori futuri, accorati appelli al desiderio comune di difendere la patria, allusioni, ricatti e vaghe minacce. E menzogne, poiché non fu rivelato il vero motivo della richiesta. Ciascuno dei due uomini detestava l’altro e l’istituzione che questi rappresentava; entrambi ritenevano di essere più importanti e più utili alla nazione. Li separava un muro di diffidenza e di antagonismo.
Com’era prevedibile, la trattativa si concluse con un nulla di fatto.
Poi il direttore della CIA telefonò al presidente degli Stati Uniti, e il presidente, sebbene riluttante, chiamò il direttore dell’FBI. A malincuore, questi impartì l’ordine di ricercare l’eventuale recapito di una certa Janice Williams, augurandosi malignamente che la donna fosse stata accorta. Ma restò deluso. A Quantico scoprirono in tempi rapidi – decisamente troppo rapidi – che Janice aveva preso in affitto un cottage, individuarono facilmente l’ubicazione del cottage, appurando anche la durata del contratto di locazione e la somma che la donna aveva versato in contanti.
Fornì di malavoglia tali informazioni, premettendo che per nessun motivo la CIA avrebbe potuto procedere con uno spiegamento di forze. Il presidente degli Stati Uniti era stato categorico, vietando l’uso di elicotteri, missili e quant’altro. Sul suolo americano non erano ammesse bravate.
Si sentì ringraziare a denti stretti e poi tornò a occuparsi della misteriosa scomparsa dei due agenti federali. Non vide un nesso fra l’interesse di Langley per Janice Williams e quanto era accaduto a Steve Miller e Paul Bradley.
Yarbes fu informato alle quattro del mattino del terzo giorno di permanenza di Aleksandr nel cottage.
Fece una rapida doccia, avvisò Thompson e passò a prenderlo in macchina. Si fermarono per bere due caffè a testa (Thompson mangiò anche due ciambelle) e ripartirono subito.
Secondo i calcoli di Yarbes, sarebbero giunti a destinazione per l’ora di colazione.
Entro le dieci, tutto sarebbe finito.
Molto bella la tua narrativa, avvincente, Lo sarebbe ancora di più, credo, se l’arricchissi di dialogni. Il dialogo è ciò che dà vita alla scena, carattere ai personaggi.
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@ PAOLO SECONDINI verissimo!
I dialoghi sono sempre stati il mio punto debole, anche se nel tempo credo di essere migliorata. In “Lesbo è un’isola del Mar Egeo” essi erano praticamente assenti. In “Alex Alliston”, invece, fecero la loro comparsa, nemmeno timida direi. Qui, probabilmente, latitano un po’. Vedrò di rimediare.
Grazie!
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Ancora un’ottima puntata giocata sul filo della psicologia femminile e sulle sensazioni che ne conseguono.
Però quello che mi piace sottolineare è come il racconto si snoda secondo una struttura ben delineata senza sbavature o incertezze. La capacità di dosare accelerazioni brusche e rallentamenti strategici per stimolare l’interesse del lettore dimostra la maturità di chi scrive. Nulla è lasciato al caso: tutto è pianificato in ogni dettaglio.
La bella scrittura fluida, elegante e sempre adeguata al tema rende piacevole e divertente la lettura.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR caro amico, hai sottolineato un procedimento narrativo che a me piace molto – anche se non sempre riesco a svilupparlo come vorrei – e cioè l’alternarsi di accelerazioni e rallentamenti. E’ una tecnica che ho sempre apprezzato. Ti ringrazio moltissimo per il tuo giudizio estremamente lusinghiero.
Un grande abbraccio a te ^^
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E’ successo ciò che immaginavo, ma… paradossalmente Monica è più in pericolo adesso di prima. Basta un attimo di disattenzione, di assenza di Matrioska e… Aglaja non perdonerà.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST temo che tu abbia ragione.
Comunque immaginavi giustamente: già in Afghanistan Matrioska aveva provato attrazione per Monica.
Buona notte, caro lupo 🙂
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Ciao Alessandra sempre bello leggere i tuoi racconti! Buona Domenica Cara 🙂
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Narrazione ben equilibrata: tensione, dubbi, emozioni e pulsioni sono gestite molto bene e legano il lettore incuriosendolo sullo sviluppo delle prossime azioni. Aspetterò fino a domenica prossima.
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@ SIMONA grazie, cara Simo!
Buon proseguimento di giornata 🙂
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@ CLE REVERIES domenica prossima ci sarà una puntata molto importante. Ho appena finito di scrivere la prima parte. Naturalmente non posso anticipare nulla, tranne che diversi nodi verranno al pettine.
Quanti nodi? Al momento, direi tre. Poi si vedrà.
Ti ringrazio e ti abbraccio*
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Monica non ha potuto sottrarsi, la carne è debole, ora è maggiormente in pericolo. Nella seconda parte vi sono dei personaggi che non riesco ad inquadrare anche se è già da qualche puntata che sono comparsi. Scusami, cara, ma è che mi piace sempre entrare nella storia, non leggo mai tanto per; quindi se non ti spiace potresti darmi qualche ragguaglio.
Leggevo del tuo stile, anch’io lo trovo molto scorrevole e sempre perfetto, uno stile come ti dissi già da scrittrice molto navigata, ne farai di strada cara.
Buona domenica, un caro abbraccio.
annamaria
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odi et amo ….!! razionalità e istinto, mente e carne …. il cerchio sta per stingersi intorno al russo … o forse no ….
Sai cosa veramente mi piacerebbe: Aglja rimane uccisa, ma lui i ns. riesce ancora una volta miracolosamente a scappare grazie ad un aiuto inaspettato da parte di …..
Dai si capisce da parte di chi ….
Vedremo.
Ben scritto come al solito …
Ciao ciao e buona serata
PP
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@ ANNAMARIA dunque: Yarbes e Thompson sono due agenti della CIA. La trattativa di cui si parla è fra i direttori di FBI e CIA. Dopo l’intervento del presidente degli Stati Uniti, il “cervellone” di Quantico (il super computer dell’FBI) rintraccia il cottage affittato da Janice Williams, cioè Aglaja. Benché di malavoglia, a causa della rivalità fra le due Agenzie, il direttore dell’FBI informa il direttore della CIA. Fra l’altro, non sa ancora – ma lo saprà presto – che Yarbes e Thompson hanno ucciso un agente federale.
Spero di essere stata chiara.
Grazie di cuore, cara amica!
Un bacione grande grande ^^
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@ POCHEPRETESE le tue idee mi piacciono molto, però con la morte di Lodge ho già trasgredito…
Esistono dei canoni classici che in qualche modo è necessario seguire, perciò… mi fermo qui.
Ti ringrazio tanto per i tuoi elogi e per la tua attenzione.
Ciao!
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Si preannuncia altra azione.. .e forse capovolgimenti di fronte. Certo che, però… stà Monica è alquanto “confusa” nelle questioni di cuore. In genere, questo ruolo lo lasciavi interpretare ad un uomo…
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E’ un classico: la costruzione, l’attesa. Si sa che qualcosa sta per succedere. Forse si intuisce perfino cosa, più o meno, ma poi chissà… Due donne, entrambe a modo loro affascinanti, una è di troppo. Monica sa difendersi ma l’altra è più forte, spietata. Vabbè ma che faccio la parafrasi??? Buon lavoro!
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Le cose da te raccontate, meriterebbero di essere prese più in considerazione. Poi, scusa il ritardo, ma ho dovuto fare i conti con i soliti rompiballe…ANONIMI. Ciao.
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@ BRUMBRU ho cercato di spiegare il travaglio interiore di Monica. Forse non sono stata sufficientemente esaustiva.
In ogni caso, la tua previsione è giusta 🙂
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@ KRIS bella, però, come parafrasi!
Precisa, puntuale e corretta.
Grazie ^^
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@ SALVATORE RIZZI sei molto gentile!
In quanto agli anonimi, sono una vecchia piaga 😦
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Grazie mille, cara Alessandra, ora va meglio: sei stata chiarissima.
un bacio
annamaria
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@ ANNAMARIA ne sono contenta e ti ringrazio per avermi dato un riscontro.
Un abbraccio ^^
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Tralasciando il paio di scarpe scomode in cui il Presidente é costretto ad infilare i piedi, la costruzione del rapporto tra Monica e Aleks é una vera chicca.
La chiave di volta dell’intero racconto lungo/romanzo breve che sia.
Il sottile e crudele gioco tra passione e razionalità ormai ha portato i protagonisti di questo strano triangolo ad un punto nel quale, qualsiasi sarà la mossa proposta sarà quella dell’inizio della fine.
Un po’ come il contadino che deve traghettare oltre il fiume la capra, il lupo e il cavolo.
E’ vero, esiste la soluzione, ma nello specifico non potrà essere solo quella classica.
Un occhio alle variabili é necessario, anzi quelle sono strumentali ed essenziali.
Un meccanismo da trattare con molto rispetto ed attenzione.
Un disinnesco che mette alla prova.
Pronostici ? Perché ammattire, quando ogni volta é una piacevole sorpresa.
ps: con i calori attuali é una ventata di brivido quanto mai benedetta.
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@ CAPEHORN credo che questo sia un romanzo, breve per i miei canoni e per quelli anglosassoni ma non per l’editoria italiana. Ciò premesso, caro Carlo, ho letto con grande entusiasmo il tuo magnifico commento.
Che dire?
Esistono comunque dei canoni, dai quali è difficile derogare, molto difficile…
Per inciso, come già accadde con “Matrioska”, oggi ho scritto l’ultimo capitolo, ma non nel senso che ho finito la storia: gli altri li devo ancora scrivere (tranne il prossimo che vorrei tanto editare in settimana, però su questo sono indecisa: forse è meglio rispettare la regolare cadenza domenicale).
E questo ultimo capitolo è nato da un’immagine che si è presentata con forza alla mia mente.
Un caro saluto!
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Ottimo.
Meglio non derogare e aggiungere un momento particolare in più di riflessione sui personaggi, l’ambiente e se si potesse anche gli odori.
A volte farsi attraversare dalla storia la rende più personale, più appetibile e quella proprietà di cui tanto parli, entra meglio nel vissuto sentimentale di ciascuno.
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@ CAPEHORN come già accadde con “Matrioska”???
Intendevo “Alex Alliston”, naturalmente.
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E’ il caldo, sicuramente.
Con il caldo arrivano tutti e tutti insieme. Alex e Aleks e poi Monica, questa e l’altra e Phil … lo lasciamo fuori in giardino sotto il sole cocente.
Fallo entrare e dagli uno spumino che si rinfresca.
Anzi … spumino per tutti, anche ai “Ragazzi”.
Per la birretta c’é ancora tempo.
😛
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@ CAPEHORN già, è il caldo. Oggi si moriva!
Eh eh eh: Alex e Aleksandr, Monica e… Monica, lo avevo già notato 😛
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in questo preciso momento fa finta di piovere.
fa solo finta
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@ CAPEHORN qui no.
Comunque stavo pensando a Phil Weir…
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pensiero stupendo
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Certo! Però…rompono i marroni…ciao….
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@ SALVATORE RIZZI lo so, amico mio.
Ciao!
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Il personaggio di Monica è sempre ambivalente ma ammiro il modo in cui è stato descritto, soprattutto in questa puntata. La sua parte più ‘umana’ è anche sensuale, molto. Per il resto, scrittura ottima per schemi narrativi da controspionaggio, in un certo senso. Baci e a presto.
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@ UNIVERS mi piace molto questa tua considerazione:
“La sua parte più ‘umana’ è anche sensuale, molto.”
Grazie e bacioni!
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@ CAPEHORN 🙂
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Questa puntata, l’aspettavo da un po’, e non hai tradito le attese.
Vediamo che anche Matrioska non è solo e sempre un robot, ammaestrato per
uccidere senza pietà. Le elucubrazioni di Monica sono umane e scontate e
spero che tra i due ci sarà seguito
Brava e grazie
baci
Mistral
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Bellissimo capitolo, sempre più avvincente ..
che bello se Matrioska si’innamorasse veramente
di Monica, in fondo anche fra nemici può capitare…
e speriamo che non gli succeda nulla…
Peu d’envie, mais me revoici ma chère amie
Gros bisous
Michelle
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@ OMBREFLESSUOSE dopo la prossima puntata che posterò domenica, e soprattutto dopo quella successiva (che devo ancora scrivere), avremo le idee molto più chiare in merito ad Aleksandr, Monica… e altri.
Giustissime le tue considerazioni su Matrioska.
Grazie, Mistral!
Bacioni.
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@ VENTIDIPRIMAVERA ti ringrazio, Michelle ^^
E spero che adesso tu sia in piena forma 🙂
Bisous*
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