Vladimir Putin mise una moneta in un bicchiere pieno d’acqua, quindi la recuperò con la bocca, tenendo le mani dietro alla schiena.
Aleksandr lo fissava impassibile.
Poi Putin lo sfidò a braccio di ferro. Aleksandr lo lasciò vincere, anche se in effetti Vladimir aveva una forza notevole e, in un vero confronto, sarebbe riuscito a impegnarlo a lungo.
Putin non era ancora entrato in politica, ma adesso era il numero uno del KGB. “Dovresti prendere il posto di Dmitriy.”, osservò, prima di ripetere l’esperimento con il bicchiere.
“Sa fare il suo lavoro, io faccio il mio.”, replicò Aleksandr. “Comunque, grazie per la fiducia.”
Putin prese la moneta, la lanciò in aria – molto in alto – per poi recuperarla, stringendola fra i denti.
Soddisfatto, porse un documento ad Aleksandr. “La grazia.”, disse. “Domani tua sorella uscirà dal carcere.”
Aleksandr chinò la testa.
“Da te voglio una cosa, Matrioska.”
“Qualsiasi cosa.”, rispose Aleksandr.
“Massoud.”, disse Putin.
Monica Squire studiava il volto di Aleksandr alla luce del fuoco da campo.
Notò che era completamente privo di espressione. Da lui non trapelavano rammarico, frustrazione o rabbia. Provò un piccolo brivido, chiedendosi se quell’uomo era del tutto umano.
Aleksandr restituì lo sguardo. “Lodge morirà.”, disse a bassa voce.
Monica scrollò le spalle.
“Lodge morirà.”, ripeté il russo. “Ma tu potresti salvarlo.”
“E in che modo?” Le sembrava una discussione priva di senso. Matrioska era immobilizzato, fuori gioco.
“Liberami.”, disse lui. “Se lo farai, Lodge avrà salva la vita.”
Monica si domandò perché John tardasse tanto a tornare; non aveva paura, ma si sentiva inquieta.
“Liberami.”, ribadì Aleksandr. “Così Lodge vivrà. E’ la tua unica possibilità per salvarlo.”
Le fiamme disegnavano strane figure nella notte. Serpenti, forse, pensò lei.
“Liberami.”
Monica si alzò e si allontanò di qualche passo.
“La vostra causa è sbagliata e ingiusta, e questo tu lo sai. Liberami.”
Quelle parole la costrinsero a girarsi. Cosa ne sapeva Matrioska dei suoi pensieri?
Il tono della sua voce era ipnotico. Gli occhi freddi erano puntati su di lei come per scandagliarle l’animo.
La donna si accovacciò per terra.
Poi lo sfidò, guardandolo fisso.
“La vostra causa è sbagliata e ingiusta. Liberami.” La voce di Matrioska risuonava ancora ipnotica, gli occhi non la abbandonavano. C’era qualcosa di raggelante nel suo modo di parlare, mentre ripeteva sempre lo stesso concetto.
Monica lo scrutò, perplessa. Per entrare nella CIA si era dovuta sottoporre a un duro addestramento, reso ancor più duro dal fatto che era una donna. Arti marziali, lotta, corsa, lezioni di tiro, studio delle armi e di ogni genere di ordigno, psicologia… e resistenza a qualsiasi forma di coercizione, fisica o mentale che fosse. E ad un tratto capì. Matrioska stava applicando una tecnica classica. Non poteva utilizzare il metodo Gessman, né quello di Gerling, dato che non poteva toccarla. In qualche oscuro modo aveva compreso che lei era contraria all’intervento americano in Afghanistan: da qui il primo messaggio, “la vostra causa è sbagliata e ingiusta, e questo tu lo sai”, che avrebbe dovuto avvicinarla a lui, almeno in minima parte. Poi la richiesta di liberarlo, continua, ossessiva, incalzante, suadente. Era una tecnica che avrebbe potuto funzionare con una persona debole, ma non con lei.
“Avvicinati.”, disse Aleksandr.
Monica Squire andò a sedersi accanto a lui. “Puoi andare avanti per tutta la notte.”, dichiarò. “Ma senza nessun esito.”
Aleksandr sorrise. Era stato solo un tentativo, anche se sapeva già in partenza che aveva scarsissime possibilità di riuscita. In ogni caso, sebbene lei non avesse ceduto, le aveva lasciato un vago sedimento nel cervello, che forse sarebbe tornato utile in seguito.
Considerò altre possibilità. Negli Stati Uniti sarebbe stato difficile scappare, e scartava a priori l’umiliante prospettiva di uno scambio. Inoltre, doveva portare a termine la sua missione. Perciò, doveva liberarsi ora.
Un rumore di passi lo distolse da quei pensieri.
Sonja aveva trascorso intere giornate a fissare il muro della sua cella.
Se non avesse ucciso Tatiana, se non si fosse difesa, avrebbe lasciato la prigione. Fare sesso con Tatiana sarebbe stato un prezzo risibile, se rapportato a ciò che la attendeva adesso.
Ergastolo significava passare il resto della sua vita in carcere, appassire giorno dopo giorno, struggersi al pensiero che, se avesse giaciuto con quella donna, la sua esistenza sarebbe cambiata.
Non possedeva l’autocontrollo di suo fratello, e aveva pianto e inveito contro se stessa. Aveva meditato di suicidarsi. Un pensiero che man mano era ingigantito fino ad apparire l’unica soluzione sensata.
Le avevano detto che Aleksandr aveva ammazzato Kasparas e che poi era entrato a far parte del KGB. A lui doveva quella grazia che, a causa di Tatiana, all’ultimo istante le era sfuggita di mano.
Sonja voleva bene ad Aleksandr, ma non lo amava.
Quando erano bambini, fra loro si era stabilita una complicità quasi magica; poi, però, lui era cambiato. Progressivamente si era allontanato da lei. Non avrebbe saputo dire quando aveva incominciato a staccarsi, né come aveva capito che lui aveva perso l’anima. Per quanto rammentava – ma era tutto molto nebuloso – si era trattato di un processo graduale. Il cuore di Aleksandr era diventato di ghiaccio; ma, se c’era stato un motivo alla base di quel cambiamento, Sonja lo ignorava o forse lo aveva dimenticato oppure, più probabilmente, lo aveva rimosso.
Da bambino Aleksandr era riservato ma affettuoso. Poi aveva eretto un muro intorno a sé, un muro granitico e impenetrabile che lo separava da tutti, anche da lei. Sonja sospettava che Aleksandr avesse ucciso Kasparas perché riteneva suo dovere farlo. In compenso, non era mai venuto a trovarla. Probabilmente lo giudicava inutile. In sua vece, le aveva fatto visita una bionda appariscente. A Sonja era bastato poco per comprendere che la donna che si era scelto rispondeva perfettamente alle sue esigenze: Tamara lo amava, ma Aleksandr non amava Tamara. Era una succube, e a lui andava bene così.
Una notte si svegliò sudata, dopo che un incubo l’aveva strappata al sonno. Come spesso accade, nello spazio di pochi secondi il ricordo del sogno svanì; ma in quel momento di estrema vulnerabilità, mentre si rigirava sulla branda, spaventata e confusa, un’immagine balenò in lei, come una luce che si accende all’improvviso.
Frugò nella memoria per metterla a fuoco, attraversando labirinti che non era mai riuscita a percorrere, fino a tornare a un giorno di maggio di tanti anni prima.
Quel giorno c’era il sole.
Quel giorno Aleksandr era cambiato.
Vi ricordo il mio nuovo libro, “Alex Alliston”.
Chi volesse acquistarlo clicchi qui: http://www.booksprintedizioni.it/libroDett.asp?id=905
“Alex Alliston” è reperibile anche su ibs.it, su www.deastore.com, su www.libreriauniversitaria.it o, tramite ordinazione, presso la vostra libreria di fiducia.
Peraltro, con un minimo di pazienza, troverete su Google molte altre possibilità, con sconti e spedizioni gratuite: sarà sufficiente digitare il titolo del libro.
Ciao Alessandra bravissima.. buona domenica!!!
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@ SIMONA grazie, cara!
Felice domenica a te 🙂
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Sarai mica stata in URSS, prima del disfacimento…per caso? Scherzo, come al solito ti sai spiegare bene, e vi sono fatti veri…anche, tipo che PUTIN, fa sport per difesa e non solo. Ciao.
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@ SAR e non solo… fa anche quei giochetti con le monete.
Buon pomeriggio, “vecchio” Salvatore ^^
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Brava, sempre coinvolgente, con uno stile decisamente secco, privo di fronzoli, così come dev’essere per una avventura come quella che stai scrivendo, non so se in presa diretta, o se la storia l’hai già completata e pubblichi poi i capitoli un po’ per volta. Mi diventerai la le Carré nostrana. Potrebbe accadere. Sai scrivere bene come poche: non vedo dunque perché no. Complimenti.
Un caro abbraccio,
beppe
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Un ricambio di saluti colmi. Da Salvatore.
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La storia si fa sempre più intrigante. Peccato dover aspettare una settimana…
Ciao =)
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@ BEPPE io scrivo un capitolo per volta – ho sempre fatto così, anche con “Alex Alliston” – e poi dopo averlo letto, riletto e vivisezionato lo posto. Non so mai dove andrò a parare, dato che non preparo né schemi né scalette.
Non so se questo sia un bene o un male. Diciamo che questo “metodo” appartiene alla mia natura.
Grazie!
E un caro abbraccio a te 🙂
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Lo immaginavo. 😉 Anche io, quando scrivo dei romanzi, butto giù un capitolo per volta, anche se in realtà in testa la storia c’è già tutta. Quando poi metto nero su bianco aggiusto particolari, e talvolta gioco anche con le parole, per ricondurre il piano narrativo verso una poetica che, perlomeno nel mio caso, vira in direzione di un razionale pessimismo. In alcuni casi invece mi abbandono a un pessimismo cosmico, cinico, lovecraftiano.
E’ un metodo, certamente che lo è. Ce ne sono tanti. 😉 Io scrivo nelle ore crepuscolari, al mattino come Hemingway, o alla sera sul tardi. Nel mezzo della giornata penso, osservo, elaboro, e soprattutto vivo.
Anche Alex Alliston fu scritto, in prima battuta, per il web? Adesso la domanda mi sorge spontanea. Non che questo possa andare in qualche modo ad influenzare quello che sarà il mio giudizio. Pura curiosità.
Un abbraccio e buona serata,
beppe
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@ BEPPE io in genere scrivo al mattino o nelle primissime ore del pomeriggio. Alla sera al massimo incomincio una frase, lasciandola volutamente in sospeso. Per quanto riguarda “Alex Alliston”, in pratica è stato scritto due volte: a mano – un caso più unico che raro per me – e poi al pc, dove effettuavo una seconda stesura. Poi postavo. Ricordo molte mattine al parco, soprattutto nei mesi caldi ma anche d’inverno: la storia nacque e si sviluppò lì.
Un caro abbraccio 🙂
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@ SAR come sempre, happy dreams^^
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@ URIEL ti ringrazio molto!
Io posterei anche due (o tre) capitoli alla settimana, ma poi in pochi riuscirebbero a seguire la storia. Inoltre, non a tutti piace il genere: per questo al mercoledì edito un racconto.
Felice serata*
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Una puntat divisa in due parti totalmente disgiunte ma in qualche modo correlate.
Di chi sono i passi in arrivo? Un bel interrogativo che sarà sciolto solo dalla prossima puntata.
Nel secondo episodio entra in gioco la soreella Sonia che torna indietro nel tempo.
Sottili analisi dei comportamenti umani, fine psicologia della persone sono mescolati sapientemente nella trama del romanzo e tengono avvinti il lettore.
Aspetto la prossima domenica con impazienza.
Un grande abbraccio
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Anche queste puntata è molto bella..ora forse potrò comprendere perchè Aleksandr è diventato quello che è..Nessuno nasce cattivo.
Grazie per il questo racconto che ci regali. Baci ^_^
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Alessandra, mi dispiace non poter acquistare Alex Alliston in formato ebook, perché tutti vogliono il mio numero di telefono, che non serve loro a nulla se non quello di creare dei database di numeri da vendere.
Se hai un sistema diverso per operare all’acquisto bene, altrimenti rinuncio.
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@ NEWWHITEBEAR ho cercato di non limitarmi all’azione fine a se stessa e sono molto contenta che tu l’abbia notato. I passi in arrivo… Lodge? Oppure…
Un grande abbraccio a te!
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@ DOLCELEI “Nessuno nasce cattivo”: hai perfettamente ragione.
Grazie a te, stellina, e un bacione*
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@ NEWWHITEBEAR anche su IBS?
Mi dispiace moltissimo!
Io, purtroppo, a differenza del libro, ne ho una copia sola.
E ordinarlo dal libraio? Feltrinelli, ad esempio?
Buona giornata!
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Quando scorazzi nella psicologia dei personaggi sei insuperabile….
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@ BRUMBRU sono lusingata!
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Sisi, ti mando subito l’Iban….
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@ BRUMBRU cippilimerli 😛
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🙂
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@ BRUMBRU 😛
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mamma mia sempre più intrecci …. benissimo!
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Magari fosse così…negli ultimi anni…solo pseudo-incubi. Ciao.
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Fatto! Dimenticavo che sono cliente IBS da molto tempo.
Scaricato.
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E’ tempo dell’attesa. Tempo nel quale non valgono le armi, bensì la mente. Il gioco psicologico é il più difficile e solo chi é veramente preparato riuscirà a sopraffare l’altro.
Il russo pur nella sua condizione svantaggiosa, apparentemente ha incoccato le frecce giuste. Quelle del dubbio e dell’incertezza, tarli avidi e bulimici nell’animo umano. Sono le ultime? Forse, ma é giunto il momento di scoccarle e lasciare che il veleno agisca.
Dall’altra parte del mondo qualcun’altra é divorata dal dubbio e dall’incertezza, per altri motivi, per altre cause ma da effetti altrettanto temendi.
Rimane solo la sicurezza della sorpresa ad allentare l’evidente tensione che emerge dal racconto e la settimana si dilata e si contrae tra inevitabili dubbi e incertezze su come proseguirà la vicenda.
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Bello e avvincente, ogni nuovo capitolo non delude mai. E’ il tuo stile a tenere viva la la storia. Bravissima!
Alla prossima puntata.
con affetto
annamaria
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@ POCHEPRETESE grazie!
E buona serata ^^
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@ SAR mmm, siamo simili, allora 😦
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@ NEWWHITEBEAR bene! (Fra l’altro, se non erro, lì la spedizione è gratuita).
In compenso io non trovo più il mio 😛
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@ CAPEHORN come ormai ben sai, tutto dipende dai “Ragazzi”. Proprio questo pomeriggio mi hanno mandato dall’officina la loro idea… devo vagliarla. Non vorrei che fossero stati sotto l’effetto della birra. (Ultimamente ne bevono decisamente troppa, malgrado i miei ammonimenti).
Lettura attenta, come sempre: ti ringrazio, Carlo!
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Allora sono iniziate le intemperanze primaverili?
Se é così ti conviene lasciare in giro solo quella analcolica.
🙂
Comunque si tengono al passo in ogni caso.
Buon proseguimento.
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@ CAPEHORN mah… speriamo in bene…
Saluti alla Leonessa!
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@ ANNAMARIA grazie, amica mia ^^
E un grande abbraccio*
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Certo, apparteniamo alla stessa razza…umana! Cari saluti.
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@ SAR eh, sì!
Ma io mi riferivo agli incubi 😛
Ciao ^^
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Mi par ovvio! Ciaoooo…”piccola” Alessandra.
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Bene, mi hai tolto la curiosità. Dunque al mattino o nelle prime ore del pomeriggio, quelle che per me invece sono di stanchezza, direi di incapacità.
Di solito, se si tratta di un racconto, lo scrivo nel giro delle ore che mi servono.
Se invece lo scritto è più lungo, allora mi prendo i giorni o le settimane che mi necessitano.
Addirittura a mano: questo non lo immaginavo. Siamo rimasti davvero in pochi a scrivere a mano o con la macchina per scrivere, che sono i due mezzi che preferisco, perché la scrittura a video porta a risultati decisamente diversi che non scrivendo alla vecchia maniera. E non a caso, quando si tratta di scrivere delle cose impegnate, uso ancora la mia Lettera 35, e non di rado prendo appunti su un piccolo diario per non dimenticare magari un’idea che mi viene nel bel mezzo della giornata.
“Alex Alliston” è dunque stato partorito al parco, in un luogo aperto e pubblico. Una nota davvero interessante.
Un caro abbraccio a te, Alessandra. E buona serata
beppe
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@ SAR niente incubi, stanotte, “vecchio” Salvatore 🙂
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@ BEPPE a mano, sì. Ma è stato un caso, legato a circostanze della mia vita non proprio piacevoli. Per scrivere, comunque, ho bisogno di luce. E poi… assomiglio a Leonardo Da Vinci – solo in questo, per carità! -, e cioè devo dormire almeno quindici minuti dopo aver scritto una pagina. Poi bevo un caffè e riprendo. La sera, la notte, in questo senso mi sono ostiche, forse perché dopo le quattro del pomeriggio non bevo più caffè.
Prima di Splinder, ho scritto quattro romanzi, tutti con la famosa macchina per scrivere che usava Indro Montanelli. Poi, naturalmente, ci si adegua. E, per certi versi, il pc è molto comodo.
Un caro abbraccio a te, Beppe*
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Un caso che in ogni caso ti ha portata ad utilizzare la penna: scrivere è un’arte, e i risultati che si ottengono sono, a mio avviso, diversi se si decide di utilizzare uno strumento piuttosto che un altro. Lo strumento è dunque complice del risultato finale che poi l’artista porterà al pubblico. Tu scrivi una pagina e ingolli un caffè, io invece no: scrivo sin tanto che ho da scrivere, poi basta. Odio le distrazioni, anche quella d’una pausa: se perdo il filo è finita. Devo avere comunque dalla mia parte le ore più crepuscolari, perché la luce mi distrae e non di rado mi porta sonnolenza mentale. 😉
Continuo tutt’ora a scrivere con la Lettera 35 i miei lavori, perlomeno quelli che ritengo importanti: scrivere a video è diverso, mi consente di scrivere in velocità, di pensare poco, di badare poco allo stile consapevole che basta un click per tornare indietro. Con la macchina per scrivere invece non c’è un click che cancelli quello che ho scritto: se sbaglio, la pagina la devo cestinare, per cui pongo maggiore attenzione e riflessione alle parole. E in ogni caso, quando scrivo a video evito il correttore automatico: è il modo migliore per disimparare a scrivere.
Un caro abbraccio a te e buona serata
beppe
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Mah.
Sa una cosa Signorina?
Io con questi intrighi internazionali non riesco a trovarmi.
Preferisco “maneggiare personalmente”.
A proposito:
Sto trattando l’acquisto di una nuova casa editrice: la Book Sprint Edizioni. Me ne hanno parlato bene e sarebbe interessante entrare nel mercato degli Ebook.
Si è fatta qualche idea in merito?
E se sì, perché un Ebook e non il cartaceo?
Trova differenze formali o sostanziali tra queste due diverse edizioni?
A chi suggerirebbe una o l’altra tipologia?
PS: la Sua risposta, sicuramente approfondita, verrà annotata in Google e qualche altro motore di ricerca di passaggio.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto
Sir Alexander Alliston
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@ SIR ALEXANDER ALLISTON sorrido, pensando che alla base della mia rottura con Marleneinn… ops con Silvia Consonni, Armine, che voi ben conoscete, ci fu il fatto che lei credeva che fossi io a propormi con i miei personaggi. La stolta non sapeva che tecnicamente non ne sarei capace.
Dunque, lord: sicuramente per voi sarebbe un grosso affare – e quando mai avete sbagliato un colpo?
Da parte mia, preferisco e preferirò sempre il libro… carta, da sfogliare, da annusare, da amare.
Ma il progresso è progresso.
Faccio la riverenza*
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capitolo bellissimo!
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Cara Ale, quando dico incubi, mi riferisco all’agire della psiche nel sonno, me la cavo sempre, dipende dall’autostima…spero!? Ciaooooo……
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@ FANTASIA grazie, cara!
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@ SAR se lo dici tu, ci credo.
Ciao ^^
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Apprezzo molto soprattutto l’impronta psicologica che hai donato ad alcuni tuoi personaggi che risultano cruciali nelle storie che racconti… altra puntata finemente interessante. Baci.
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@ UNIVERS mi fa un enorme piacere ciò che scrivi!
Kiss ^^
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@ BEPPE da sempre mi appassiona sapere come scrivono gli scrittori. In quali orari, se in modo metodico o meno, con quali strumenti: perciò ti ringrazio molto!
Joyce scriveva pochissimo, e questo sembra incredibile. In compenso, Stephen King è allucinante: stando a quanto afferma, 3000 parole al giorno, TUTTI i giorni tranne Natale e la Festa del Ringraziamento. Dostoevskij era assillato dai debiti e lavorava notte e giorno, Manzoni – malgrado le apparenze – era nevrotico e spesso interrompeva la scrittura per intraprendere lunghe camminate. Virgilio seguiva un metodo preciso: al mattino componeva, al pomeriggio rielaborava. Poi c’è chi scrive quando ha bevuto, e in un certo senso resto ammirata da questo, perché io non ne sarei mai capace.
Caffè, si.
Quello mi è indispensabile.
Un caro abbraccio ^^
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Spero di non esser andato fuori tema affrontando, seppur all’acqua di rose, quelli che sono i metodi che un artista mette in campo per dar corpo alla propria opera. Ma essendo tu una scrittrice, credo, forse sbagliando nella mia supponenza, che sia importante essere cosciente dei metodi adoprati per conseguire un determinato risultato.
King è allucinante: soprattutto perché da venti anni a questa parte non ha fatto altro che ripetersi all’infinito. Direi che artisticamente parlando è morto da una lunga pezza. Questo è un serio rischio da prendere in considerazione quando si scrive tanto e non ci si rinnova: King ha tentato la strada del mistery, ma è stato un flop. Riesce a scrivere solo in un ambito prettamente horror: è una sua limitazione, grave a mio avviso. Diciamocelo francamente: King non ha il talento di Dostoevskij, capace di scrivere anche per necessità puramente venale e far fronte così ai suoi debiti. Anche nel racconto più semplice di Dostoevskij c’è sempre la dimostrazione tangibile di un talento fuori dal comune. Italo Svevo era uno che scriveva con lentezza e che sempre è stato incerto, sino alla fine, circa l’uso corretto della lingua italiana; e non a caso assillava proprio Joyce affinché rivedesse i suoi scritti o che perlomeno gli desse delle dritte. Bukowski scriveva in stato di ubriachezza. William Burroughs sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Hemingway scriveva solo al mattino, senza pause: iniziava alla sei del mattino e tirava fino a mezzogiorno. Virginia Woolf era una perfezionista, al limite dell’esagerazione, tanto da risultare inutilmente pedante, perlomeno in taluni casi.
Di aneddoti sugli scrittori e sui loro vizi e idiosincrasie quando davanti al foglio bianco ce ne sarebbero da raccontare a milioni. E chissà, magari qualcuno, poco per volta, potremmo anche raccontarlo. Di sicuro non farà male a chi come noi, bene o male, scrive confidando di diventare un grande.
Un caro abbraccio,
beppe
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Sono altri che hanno problemi, fortunatamente io ….resisto. Ciao.
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@ SAR non ne dubitavo, “vecchio” Salvatore ^^
Ciao 🙂
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Sei una persona ammirevole. Ciaoooooooooooooooooo…..
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Un abbraccio cara..aspettando il racconto di metà settimana..baci ^_^
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@ SAR troppo buono!
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@ DOLCELEI un grande bacione a te, mia cara amica * __________ *
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@ BEPPE che belli questi scambi di idee.
Su Stephen King concordo assolutamente con te: io adoravo il “Re”, ma fino a dieci-dodici anni fa. Poi, secondo me, è diventato prolisso e noioso oltre misura, forse perché ha smesso di bere. I suoi primi libri restano indimenticabili, ma gli ultimi non li acquisto nemmeno più. Mi ha riservato troppe delusioni.
Wilbur Smith, che se non sbaglio a te non piace, invece non sbaglia mai un colpo. Il genere può essere apprezzato o meno, però lui è sempre a livelli alti, mai al di sotto dei suoi standard.
Per tornare a me – che non mi definisco scrittrice – cerco sempre di mantenere una disciplina, ma quando mi rendo conto che non è giornata smetto di scrivere, rimandando all’indomani… però, se ho una scadenza da rispettare – tipo la puntata domenicale di “Matrioska” – allora dimentico stanchezza, noia, fatica, e comunque scrivo. Sono sorretta dall’adrenalina. Ciò vale anche per i 100 capitoli di “Alex Alliston”: l’idea di non avere nulla nel “cassetto” per me era una potente molla!
Buona notte 🙂
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Un altro capitolo con un indice di coinvolgimento (il mio)
molto alto e la curiosità sempre più forte, come i ricordi
che si fanno avanti mano a mano che la situazione di ogni
personaggio si fa più intensa, mettendo in luce il racconto
psicologico di ognuno…
Non vedo l’ora di scoprire cosa sia accaduto in quel giorno di sole…
Gros bisous ma chère et bonne soirèe!
Michelle
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Buon mattino Alessandra.
Complimenti sinceri per il tuo modo di narrare, senza appesantire il lettore
di inutile superfluo.
L’anima, si può perderla sempre (purtroppo)
Forse… da bambino è davvero atroce.
Un abbraccio
Mistral
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@ MICHELLE lo scopriremo presto, ma chère.
Ti ringrazio di cuore!
Bisous*
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@ MISTRAL buona giornata a te, cara.
Grazie ^^
E un bacione 🙂
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Acc… ho perso il commento! 😦 Devo ricordarmi della storia di dover fare il login 😐
Vediamo… avevo scritto che è davvero molto bello questo capitolo, gioca molto sulla psicologia, sia nella prima parte, con la tecnica tentata dal russo, che nella seconda, con la terribile – e comprensibile – crisi di Sonja e il lento scivolare nella solitudine di Aleksandr.
Mi piace molto questa tua capacità di introdurre elementi interessanti nei tuoi romanzi 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST caro lupo, un romanzo – sebbene basato sul tema dello “psionaggio” – che si basasse soltanto sull’azione, non mi convincerebbe mai e poi mai. Da qui la mia scelta di un approfondimento psicologico.
Grazie, lupus 🙂
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