ALESSANDRA: FLUSSO DI COSCIENZA?
Vorrei dire una cosa. Potete abbassare quelle luci, per favore? Da ragazzino andai a fare un corso di vela, credo che avevo quattordici anni, mi divertivo molto, mi ero anche preso una cotta per una ragazza. Come si chiamava? Daniela? Simona? Non mi ricordo, ma comunque mica è importante. Dunque, io in barca andavo bene, mi piaceva, ho sempre amato il mare, il vento, le onde, insomma tutte quelle cose lì, anche se poi non sono più andato al mare. Vita di merda, senza soldi, ho potuto permettermi solo vacanze sul lago, in campeggio, e la notte c’erano certi spifferi gelati che ti entravano nelle ossa e così poi mi veniva anche il mal di schiena.
Posso avere una sigaretta? Grazie. Ecco, io non sapevo fare i nodi. I nodi da marinaio sono maledetti, la gassa o cosa diavolo; non era colpa mia, proprio non ero capace, non mi entravano in testa, anche se ci provavo, eccome se ci provavo. Beh non sempre, a volte preferivo guardare le gambe nude di Cristiana. O Daniela? Sì sì credo proprio che si chiamava Daniela, occhi neri, capelli neri, un corpo bellissimo anche se aveva solo due anni più di me. Arrivo al sodo. Un giorno l’istruttore mi dice: vieni nel mio bungalow che ti insegno a fare i nodi. Va bene, rispondo io, così è la volta buona che finalmente imparo, non puoi andare in barca se non sai fare i nodi. Il bungalow, sapete quelle costruzioni in legno… ma certo che lo sapete, è un mio difetto, mi capita di pensare che la gente non sa quello che so io, quando invece è l’incontrario, perché io non so quasi niente, e quel poco che so lo so anche male. Insomma il bungalow era buio, no, non troppo buio, diciamo che era avvolto nella penombra, questa è una frase che ho letto su un libro, bella vero? Ho letto tre libri in vita mia, ma dieci volte l’uno e adesso li conosco a memoria, potrei recitarli come il prete recita la Bibbia o il Vangelo, come quando parla durante la Messa. Ci sediamo sul lettino, io e l’istruttore, era un uomo non molto giovane, molto abbronzato ma è ovvio perché stava tutto il giorno fuori, in barca, al sole. Incomincio a fare i nodi, e naturalmente sbaglio. Mica sbagliavo apposta, non ero capace, non mi entrava proprio nella zucca, anche se poi invece con il timone ero bravo. Ricordo che avevo dei calzoncini corti e una maglietta gialla, i pantaloncini corti invece non mi ricordo di che colore erano. A un tratto lui mi infila una mano dentro, dentro ai calzoncini, e poi dentro alle mutande e si mette a toccarmi il pisello. Ansimava, questo me lo ricordo bene, come se fosse oggi, ansimava e con l’altra mano mi stringeva i capezzoli. Fai i nodi, su fai i nodi. E intanto tocca, tocca. Mica ero eccitato io, mi faceva schifo, ma avevo paura, sapete come quando si hanno le gambe molli molli, come di gelatina, e il cuore batte così forte che hai paura che da un momento all’altro scoppi? Ecco, io ero proprio così e lui insisteva, non smetteva, ma il pisello non diventava duro, era floscio, come faceva a diventare duro se provavo schifo?
Posso avere un’altra sigaretta, per favore? Grazie. Poi, ho preso tutto il mio coraggio e sono scappato. Ho corso, corso come un pazzo, e mi sono fermato davanti al mare. Pensavo di uccidermi, e forse era meglio se lo facevo, ma poi invece ho cambiato idea. Lui non mi ha più molestato, ma la cosa brutta, quella veramente brutta, deve ancora arrivare. Quando sono tornato a casa, ho raccontato tutto al papà e alla mamma, con calma, senza esagerare i toni. O si dice: enfatizzare i toni? Ho letto anche questo su un libro, però non mi ricordo quale dei tre era. Va beh, ho raccontato ogni maledetta cosa. E loro?
Loro non mi hanno creduto. Non mi hanno mai creduto, e questo è stato il dolore più grande della mia vita; non è mai passato, ce l’ho ancora oggi. E’ qui, dentro di me che mi strazia. Mio padre pensava che io fossi un frocio, un pervertito e che calunniassi una persona innocente. Che poi cosa c’entrano queste due cose? Potevo essere un frocio, e non lo ero, ma perché avrei dovuto inventarmi quella palla assurda? Oppure potevo inventarmi la palla, ma non essere frocio.
No, non mi hanno mai creduto, e io sono cresciuto sapendolo, giorno dopo giorno. E’ brutto, sapete, che i tuoi genitori non ti credono? E’ come se ti dicessero che fai schifo, che sei una merda, e poi tu ti convinci di essere una merda per davvero, e vedi una ragazzina, non una bambina, cazzo!, una ragazzina con già le tette e tutto il resto. E ti piace, e te la sogni la notte, e te la porti su quel maledetto prato, e te la scopi. Ma poi, quando scopri che a lei piace, che invece di ribellarsi geme e gode e si dimena e chiede ancora!, quando vedi che ci sta, che è sporca esattamente come te, né più né meno, allora le metti le mani intorno al collo, e poi stringi, stringi. Per cancellare il peccato, per lavare per sempre l’anima. Non so se sono stato chiaro, ma adesso è come se sto meglio. Adesso, se fossero ancora vivi, papà e mamma potrebbero finalmente dire che sono una merda. Potete abbassare quelle luci, per favore?
INTESOMALE: LO PSICHIATRA
Sergente, per piacere, abbassi un po’ quella lampada, può? Bene, ora, perché non se ne va a prendere un caffé? Vado avanti io qui, d’accordo? Grazie. Dunque, ragazzo, le persone con cui hai parlato prima non contano niente. Il tribunale chiamerà lo psichiatra a testimoniare, cioè me, e sarò io a decidere se sei capace o no di intendere e di volere. Capisci quello che dico? Fai di sì con la testa. Bravo. Allora, hai detto che vuoi una sigaretta, e io voglio dartela, ma dobbiamo aspettare che torni il sergente, perché io non fumo. Ma prima, finché siamo soli (*click* registratore spento), ti voglio spiegare una cosa. Appoggia le mani sul tavolo, non preoccuparti se le manette rigano il legno. Bravo. Ora, se io prendo questo mazzo di chiavi e lo uso così, sui tuoi polsi (*esegue*) presumo che ti faccia male, vero? (*il ragazzo urla*) Ma diremo che avevi le manette troppo strette. Lo sai quanti modi ci sono per farti un male cane senza lasciare segni? Ne hai una vaga idea? E lo sai che io posso stare qui tutta la notte, vero? E che quando mando il sergente a prendersi il caffé, posso farti quello che voglio? Bene. Adesso ascolta quello che ho bisogno di sapere…(*suona il cellulare*) Pronto? No, sono nel mezzo di un interrogatorio… no, no, non disturbi, è tutto spento e comunque più cuoce nel suo brodo e meglio è. Dimmi. (*pausa*) Cosa? No, Amanda. No che non puoi. Non puoi andare da tua sorella. Non puoi andare da nessuna parte senza di me, lo sai. (*pausa*) No, Amanda. No. Cazzo. No. Lo sai cosa ti ho detto due anni fa, no? Te l’ho detto. Rimango con te, mi occupo di te, ma tu non fai più nulla senza dirmelo… (*pausa*) Infatti, me l’hai detto, e io ti ho risposto di no. (*il tono si alza*) Adesso basta, Amanda. Non ti è bastata ieri sera? Devo andarci giù più pesante quando torno? No? Bene. Meglio così. Non mi va di rovinarti quel faccino o di lasciarti dei segni sulla pelle… sarebbe uno spreco. Ora non rompermi i coglioni. Torno tardi, vai pure a dormire, nel caso ti sveglio io. (*riattacca*)
Dunque, ragazzo, dov’eravamo, prima che quella stronza della mia donna ci interrompesse? Ah, sì, giusto. Dunque, io ora riaccenderò il registratore, ma sappi che non ho nessuna voglia di sentirti parlare delle molestie che hai subito da bambino. Mi fanno schifo. Mi fa schifo quello che dici, quasi più di quello che hai fatto. Io verrò chiamato dal giudice, e se lui non lo farà, lo farà la procura, e stritolerò le palle al perito della difesa. O potrei anche decidere di dire che sei pazzo per davvero. Ma questo lo farò se tu fai fare bella figura a me. Hai capito? Zitto, fai di sì, se hai capito. Bravo. Ora ascolta, in due giorni non hai ancora detto alla polizia quante sono e dove sono i corpi. Dillo a me. Farò fare una figura di merda ai miei colleghi, ed è la volta buona che mandano in pensione quel vecchio imbecille di… beh, mi sa che è un po’ troppo complicato per te, quindi non mi rompere il cazzo con barche e simili stronzate, e limitati a dirmi quello che ti ho chiesto.
(*click* registratore acceso) Quante ragazze?
Dove sono i corpi?
Ciao Alessandra, grazie amica mia.
I miei complimenti per il tuo talento :))
Ti auguro una serena giornata e ti mando
un bacio dal Brasile :)) Jussara
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Capita abbastanza di frequente che i molestatori siano persone a loro volta molestate. Ma naturalmente questo non può bastare ad avere pietà di loro.
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Un racconto molto intenso, ma con un risvolto veramente amaro. Lo psichiatra, quello che avrebbe dovuto aiutarlo, alla fine si rivela una persona violenta ed arrivista. Certo che il non essere stato creduto dai genitori deve essere stato veramente tremendo, anche se questo non giustifica poi quello che lui in seguito a quello che ha subito ha commesso a sua volta, ma non è facile entrare nel merito di situazioni come queste, sono veramente complesse.
Complimenti, raccontato benissimo, con particolari che tengono legato il lettore ed un finale amaro che lascia senza fiato.
Ciao, buona giornata
Patrizia
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Purtroppo certe cose avvengono anche nella realtà, ma questa è un’altra storia. La tua storia invece è molto piacevole, scritta davvero bene. Complimenti.
http://allegriadinubifragi.wordpress.com/
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@Ale: heh, l’hai pubblicato alla fine 🙂 beh, piacevole ricevere commenti lusinghieri… ma nessuno di noi sa inoltrarsi davvero lungo le calate dei vecchi moli, a quanto vedo.
@brum: bisogna avere pietà di ciascuno di noi singolarmente, o odiarci tutti allo stesso modo, almeno questo è quello che ho in mente io quando mi guardo in giro…
@AdN: secondo me le cose avvengono *solo* nella realtà, e questo ci renderebbe realisti anche se parlassimo di unicorni…
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Il sesso, la vita, dovrebbero essere libere, solo che spesso o a volte…così non è. Credo che l’umanità sia ancora a primordi…nonostante tutto il percorso storico. Saluti da Salvatore.
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@ JUSSARA ti ringrazio e ti abbraccio tanto, amica mia 🙂
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@ BRUMBRU preciso! (Esatto!)
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@ PATRIZIA un’analisi perfetta, la tua, cara.
Naturalmente io ho seguito la regola di Stephen King: parla come mangi. A ciò è dovuta la sintassi dubbia.
Grazie e l’augurio di un radioso proseguimento di giornata ^^
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@ ALLEGRIA DI NUBIFRAGI ti ringrazio!
Come ho scritto rispondendo a Patrizia, il linguaggio è volutamente scorretto. Lo ritengo più aderente alla realtà (fra l’altro, anche il più colto di noi quando parla lascia molto a desiderare… basterebbe registrarsi per averne una conferma).
Ciao 🙂
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@ INTESOMALE mercoledì avevo detto e mercoledì è stato ^^
Mi è piaciuto molto collaborare con te. E il tuo psichiatra forse è peggiore del mio stupratore.
Diciamo una coppia ben assortita…
Buon pomeriggio.
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@ SAR è giustissimo quello che dici.
Un caro saluto, “vecchio” Salvatore * _________ *
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Bellissimo e agghiacciante, inquietante. Vorrei dire “per fortuna è solo un racconto”, la realtà è diversa. Purtroppo la realtà a volte non si discosta di molto da quello che hai raccontato……
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@ SUZIEQ11 è vero. Basta leggere un giornale o guardare la tv. Ogni giorno accadono cose terribili. Forse scrivere questo genere di racconti mi aiuta in qualche modo a esorcizzare la realtà, che è troppo spesso dura e spietata.
Grazie di cuore, cara amica!
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Un narrare crudo, come è giusto che sia: è la storia a volerlo. Le molestie da bambino feriscono e cambiano la psiche, se poi i genitori non fanno da supporto il danno è irreversibile.
Bravissimi!
un caloroso saluto
annamaria
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@ ANNAMARIA sono d’accordo con te, amica mia, anche se poi convengo pure con Brumbru, nel senso che ciò non assolve il mio protagonista. Credo comunque che lo psichiatra – magnificamente tratteggiato da Intesomale – sia ancora peggiore.
Grazie a nome di entrambi!
Un bacione ^^
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Ancora una prova del tuo talento narrativo, cara Alessandra, che sai indagare dentro le pieghe del cuore umano, rendendo verosimili i tuoi personaggi e le situazioni così ben descritte.
Bacio.
grazia
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@ GRAZIA ti ringrazio di cuore, cara!
Ho cercato di mettermi nei panni di un giovane, inizialmente vittima della società, dei soprusi, della condanna – ingiusta – che i genitori gli inflissero; e poi, purtroppo, carnefice anche di se stesso.
Un bacio a te*
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Un caro abbraccio virtuale, Ale, ciao.
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@ SAR ricambio, caro!
Ciao ^^
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Molto interessante, Alessandra! Io ti leggo da quando ho cliccato il tasto “follow” e non sono ancora tornato indietro a leggere i post passati, quindi ho letto solo gli ultimi tre o quattro. Ma questo è il migliore. Lo stile realista è molto intrigante e tu lo hai usato abbastanza bene. Anche se avresti potuto osare di più in alcuni punti, soprattutto nella parte iniziale.
Bella la forma.
Un saluto
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stupendo!!!!! Ciao Ale.
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@Intesomale: Dipende da cosa intendi per pietà. Se intendi dire che alla fine sono esseri viventi, che può dispiacerci che siano andate così le cose (soprattutto per la vittima che le ha subìte, se permetti) e va salvaguardata la loro dignità in quanto tali, posso concordare. Se per pietà intendi dire che dobbiamo perdonarli e rimetterli in libertà dopo qualche anno, non concordo.
Onestamente, non mi sento accomunato in nulla ad una persona così… dunque un sentimento di pietà o di odio generalizzato non mi pare opportuno.
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Ciao Alessandra cara :))
felice giorno della Donna
ti auguro tanta gioia, amica mia!!
un bacio dal Brasile~~Jussara
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@brum: non so bene cosa intendo dire. Ma so che i linciaggi mediatici sono fin troppo comuni nei tempi in cui viviamo, e che tutti abbiamo dentro dei mostri. So anche che avere, come quasi tutti, la forza di tenere i mostri dentro di noi non è un merito individuale, la debolezza di non riuscirci non è una colpa. Non ho parlato di libertà.
Il caso della parte scritta da Alessandra è delicato: la malattia e la responsabilità, e il loro confine sottile.
Ma il caso della parte scritta da me è più inquietante, perché per inventare lo psichiatra e dargli voce io non ho pensato ad altro che a me, a noi, alle nostre parti peggiori. Alle bestie che siamo.
Non un noi assolutorio, ma un noi di condanna. Anche e soprattutto condanna della debolezza del pensiero forte.
(finalmente si discute un po’ invece di continuare a postare complimenti generici a qualunque cosa uno scriva)
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Le molestie sono argomenti assai scottanti, tant’è che spesso qualcuno si tappa le orecchie.
Devo dire che questa tua veste (seriale) mi piace molto.
Un bacione Ale
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CIAO ALESSANDRA sei bravissima!!!
I miei migliori auguri x questa giornata 🙂
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erano anni che non ti seguivo più e ora ti ritrovo per caso, sei sempre più brava, non hai perso per nulla il tuo smalto, al contrario!
Posso solo dirti complimenti 🙂
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@Intesomale: i linciaggi mediatici, credo, sono particolarmente nefasti quando accadono prima dei tre gradi di giudizio, ossia prima che si sia saputo come sono andate le cose davvero (escludendo gli errori giudiziari, ma quello è un altro discorso…). A volte servono (ed in tal caso non li chiamerei più linciaggi… per quanto obiettivamente abbiano medesimo svolgimento e modalità d ifunzionamento) a riportare le attenzioni su argomenti caduti nel dimenticatoio. Non mi pare ne stessimo facendo, qui. Ma non è questo il punto.
Dici che tutti noi abbiamo dei mostri, dentro. Può essere. Ma c’è mostro e mostro… questo lo ammetterai. Vedi, io credo di aver capito cosa vuoi dire. E concordo, in parte. Solo… mi pare che tu prescinda da tutta una serie di gravità e di quantità nell’essere mostro di ciascuno. Voglio dire… forse anche io ho le mie colpe, e non sarò uno stinco di santo… ma non per questo non devo sentirmi in diritto di poter giudicare e disprezzare chi si macchia di queste nefandezze. Se fosse come dici tu… (se ho capito bene…) un bambino che ruba la marmellata (lasciami passare l’esempio stupido) sarebbe da accomunarsi ad un pluriomicida… e non potrebbe deplorare le sue azioni.
Credo anche di aver capito il discorso: lui è malato di mente… non è colpa sua. Beh, io ritengo che non possa bastare. Chiunque commetta un crimine, a ben vedere… è una persona con qualche… come chiamarla… particolarità mentale. E va aiutato, certamente, non dico di no… in ogni modo. Ma va messo in condizione di non nuocere alla società civile… alle donne, ai bambini. Altrimenti chiunque di noi potrebbe fare ciò che vuole…. e così non si può vivere, in una società.
Questo “non nuocere” consta di cure… e carcere. Tutto qui. Finchè non è guarita, questa persona deve rimanere in carcere (o struttura che gli impedisca di far del male, comunque). Ma si guarisce davvero dalla malattia mentale? Non so. So solo che bisognerebbe impedire che quella persona facesse nuovamente del male… perchè a quel punto dovrebbero andare dentro sia lui che chi l’ha fatto uscire, asseverando la sua guarigione.
Forse per “deformazione professionale” (non ho basi per dirlo… ma è ciò che “sento”, secondo me sei del settore -ma questo non importa-) ti sei voluto immedesimare nel “malato”. E’ giusto. Hai dimenticato, però, di immedesimarti nella persona che subisce tutto questo. Persona che a sua volta rimarrà scossa per tutta la vita. Pensa se capitasse alla tua donna…. Non è “mostruoso” tutto questo, anche?
Responsabile o no, malato o no (quante volte noi stessi facciamo un torto a qualcuno senza rendercene conto? Ma paghiamo… per questo…) il confine è sottile, certo, ma secondo me il limite c’è. Ci deve essere. Il limite è dato dalle regole che la società civile si è imposta. Si può comprendere il malato… e se lo è avviarlo alle cure, ma la sostanza… la sua pericolosità non cambia. E chi è pericoloso, responsabilmente o no, deve essere messo in condizione di non nuocere. Mai più. La parola “pregiudicato” è quella che non vorrei mai più sentire.
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Anna… dimenticavo: ho ricevuto la tua missivaaaaaaaaaa!!!!!!!!
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Sì, io penso che la pietà sia legata all’immedesimazione, la quale è indispensabile per capire. Che non è giustificare.
Capire è indispensabile per agire e far sì che ciò non càpiti più. E non intendo solo da parte del ‘pregiudicato’ : dovrebbe essere possibile eliminare le condizioni che portano a questi comportamenti. Difficile? Difficilissimo: le radici affondano molto in profondità. Ma l’unica cosa che si può fare è provarci. E magari PRIMA, anche e soprattutto nei rapporti personali, non dopo.
Chi è coinvolto da vicino, può avere compassione e perdonare? (Dico nel cuore, non lasciando gli assassini a spasso) ? Non lo so, forse qualcuno sì, forse … Il mio istinto sarebbe quello di fare giustizia sommaria.
Forse questo racconto ha valore anche per questo, per mettermi anche dalla parte dell’assassino.
Ma qual’è il più bastardo dei due?
Il tutto sul corpo di quelle povere ragazze –
preciso preciso per l’8 marzo!
Grazie a tutt’e tre (Ale, Intesomale e Brum)
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Grazie a voi per il confronto sereno e democratico. E’ sempre un piacere scambiarsi opinioni, anche se non si concorda.
In verità io parlavo in generale.
Ciò che dici (anzi, dite) è giusto… specie se riferito al contesto del racconto di Intesomale. Nel caso specifico concordo, senz’altro. Ma questo è perfettamente in linea con quello che dicevo: quello psichiatra infatti è un delinquente… e va messo in condizione di non nuocere. Ma voglio sperare che non crediate che gli interrogatori avvengano così, normalmente… ossia che si becca una persona a caso malata di mente e la si convinca a confessare una colpa che magari non ha commesso. Se così è… abbiamo una fiducia diversa nella giustizia. Da parte mia son convinto (anzi… voglio e devo credere, altrimenti si aprono scenari orribili) che queste situazioni siano l’eccezione, non la regola.
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il commento di lillo è chiaro e accompagna come ingranaggi oliati le mie parole e quelle di brum verso un’intesa insospettata. E mi riesce difficile trovare da dissentire.. aggiungo solo che dal mio punto di vista non c’è dubbio sul fatto che il peggiore dei due sia lo psichiatra, che, purtroppo, è uguale a tutti noi in potenza. E che purtroppo è più pericoloso perché quelli come lui la nostra civiltà non li rinchiude ancora sistematicamente.
(auguri a tutte le donne che li apprezzano, a quelle che hanno giustamente da ridire, invece, uno sguardo d’intesa un po’ colpevole per il fatto di essere un uomo)
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Vero, con quelle premesse concordo certamente anche io. Ed è inoltre vero anche che un tale psichiatra sarebbe più pericoloso del malato stesso. Mi rimangono dei dubbi sul fatto che lui sia potenzialmente uguale a tutti noi… ecco il punto. Ma è solo la mia convinzione. Io non credo di aver mai fatto (nè di poter fare) qualcosa di simile (capisco che quello sia un esempio.. ovvio). Non dico di essere uno stinco di santo, ripeto… ma di lì ad approfittare di un indifeso o quasi per trarne un beneficio (lavorativo o non..) ce ne passa.
Se poi ho inteso male (eheheheh… massì, scherziamoci anche un pò su), e volevi dire che può capitare a chiunque di perdere la ragione… beh, su questo concordo. Ciò non toglie che nel momento in cui avviene, si debba mettere questo qualcuno (che potrei anche essere io) di non nuocere più agli altri. Psichiatra, malato o me stesso che sia.
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Un racconto che sembra un caso di cronaca nera. Ai genitori si raccomanda di insegnare ai bambini a raccontare tutto ad avere confidenza. Come si legge nel tuo racconto spesso non è così. Il bambino o ragazzino che sia, cresce malat dentro, e certo che la colpa sia stata sua e non del molestatore. Poi nella vita, spesso il molestato diventa molestatore..in una tragica sequenza..come si legge nel tuo racconto. Molto crudo e reale. Scritto benissimo.
Baci cara e auguri per oggi. 🙂
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Il dibattito che si sta sviluppando mi rende molto felice, perché significa che abbiamo toccato delle corde giuste.
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@ SOFIANESTESIA sono lusingata.
La mia parte del racconto l’ho scritta di getto – come sempre -, però non ho proceduto a una seconda stesura – come invece faccio molto spesso. Da qui la possibilità che inizialmente io non abbia osato troppo.
La forma è volutamente adeguata al contesto.
Un caro saluto 🙂
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@ ZEBACHETTI grazie!
Un sorriso per te*
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@ BRUMBRU concordo, purché il carcere non sia inteso come forma punitiva.
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Io sono uno dei fatti. A me interessa che non nuociano più.
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@ JUSSARA un grande, grande abbraccio *__________ *
Io spero tanto di poter venire in Brasile ^^
Che Paese splendido!
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@ INTESOMALE come condivido le tue righe finali!
Per me è stato bello collaborare con te – forse mi ripeto – e non lo faccio con tutti…
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Non darle retta, Intesomale: qualche volta abbiamo collaborato addirittura io e lei. Il che dimostra che questa sua ipotetica selezione ferrea non avviene. 🙂
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@ PASSAGGISEGRETI che bello vederti qui, cara Mottarella!
Un bacione a te ^^
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@ SIMONA grazie, stellina*
Ricambio di cuore 🙂
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@ TARTARUGOLA ti ringrazio e sono felice di rivederti!
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@ BRUMBRU nulla da eccepire.
P.S. Bene 🙂
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@ LILLOPERCASO che bel commento, cara!
(Ma tutti sono belli in questo post).
Lancio una provocazione: perché spendere soldi in nuove armi, in cellulari, etc., e non nella ricerca medica? Ciò naturalmente vale anche per l’AIDS e per il Cancro. Bacioni ^^
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@ INTESOMALE quando lessi la tua parte, rabbrividii… e ciò è significativo!
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@ DOLCELEI quello che scrivi è emblematico, cara.
E’ proprio come dici tu.
Grazie e un bacione grande grande ^^
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Un racconto triste e tragico.
Tutto ciò che avete scritto potrebbe essere realtà…purtroppo il mondo è pieno di persone fragili e fuori di testa.
Complimenti!! Bravissimi.
‘Notte ♥ vany
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@ ROMANTICAVANY purtroppo è proprio così, cara Vany!
Grazie e un grande smack ^^
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Ale… qualcosa mi dice che c’è più mercato!!!!!
Inteso male, macché colpevole: ‘nessuno è perfetto’! 🙂
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Tu parla per te, Lillooooooo! 🙂
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@ LILLOPERCASO a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca! Il mercato: verissimo!
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Che dirti: queste storie mi mettono angoscia, anche se tu sei bravissima
a narrare. A volte la realtà è più cruda della fantasia.
Complimenti a te e “socio”.
Baci
Mistral
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@ MISTRAL anche scriverle può mettere angoscia. Comunque, spesso i miei temi sono cupi… però non sempre 🙂
Grazie e baci a te ^^
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Ciao Alessandra, grazie!!
un bacio e un dolce giorno, amica mia.
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@ JUSSARA un sorriso, cara amica, e l’augurio di tante ore felici!
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@ale: e io ho rabbrividito leggendo la tua, fredda, calda, ispirante come una musa alcolizzata che congela sul bordo di una strada di periferia. Davvero è stato bellissimo collaborare con te, ti ringrazio per quest’esperienza.
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Verità messe a nudo con maestria. Saluti dal solito vecchio Salvatore.
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Ho letto e riletto il post con difficioltà stranamente. Più che altro é per carattere e temperamento. La violenza di qualunque genere sulle donne e sui bambini/ragazzi mi fa partire il così detto embolo. Il mio senso di pietas verso la vittima poi carnefice e il laido boia che arriva successivamente, si azzera di colpo.
Lo so, corda e sapone portano solo ad una momentanea pulizia, ma rimangono gli inevitabili aloni.
La morale del diritto impone che vengano ascoltate e ove possibile, anche accolte, le giustificazioni delle parti.
A volte però, senti il bisogno di avere una giustizia, oltre che cieca, anche sorda.
Sorda nel non ascoltare le voci di moralità e di etica riguardo l’applicazioni o meno di una pena. Quella la senti intimamente e solo come pena capitale, definitiva senza dover passare attraverso i vari gradi del giudizio.
Gradi che abbiamo costituito per evitare di penalizzare l’innocente o presunto tale, ma che possono essere la scappatoia del colpevole o presunto tale.
Per questo caso la mia morale non prevede perdono o remissione, il mio essere cristiano lo nascondo e anche con protervia. Ripongo volentieri la pala che ha scavato la fossa, più che nascondere la chiave della serratura della cella, da usarsi per l’assassino e per il suo inquisitore.
Per una volta non ho paura di essere crudele anch’io e faccio mio l’Hobbes di “homo homini lupus”.
Di contro però c’é la realta dei fatti. Dove le violenze vengono mascherate, negate, minimizzate. Ove il più delle volte la vittima tende a colpevolizzare se stessa, più che il suo aguzzino.
Forse perché attraversiamo tempi in cui prevale thanatos, piuttosto che eros e anche quest’ultimo é vissuto in maniera malsana, addobbato non di morale ed etica, piuttosto da avidità, concupiscenza, egoismo, che non sa donare nè donarsi. Più attento a Mammona, che ad altro.
Tempi che mi fanno scrivere ciò che ho scritto e di ciò me ne assumo le inevitabili responsabilità.
Nulla da eccepire sul racconto e la sua intrinseca crudeltà, invidiabile la scrittura, incalzante e giustamente molesta.
Come sempre prova ampiamente superata, con soddisfaizone di chi scrive e di chi legge.
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No.
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No?
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Io sono ancora abituata a Splinder e non mi ritrovo con tutti questi commenti che si intrecciano e non sono conseguenziali. Specie dopo il numero 50, mi pare. Bene, comunque 🙂
Adesso li leggo tutti, poi vedo “dove” rispondere (cioè alla fine o “replicando”).
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@ INTESOMALE che bella frase:
“calda, ispirante come una musa alcolizzata che congela sul bordo di una strada di periferia.”
Grazie a te!
Di cuore!
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@ SAR già, verità!
Un caro saluto, “vecchio” Salvatore ^^
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@ CAPEHORN non mi aspettavo di meno da te, caro Carlo!
Carrick?
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Ci vuole un mentore, nella popria vita.
Qualcuno che ti ricordi e ti aiuti a non aver paura delle tue pulsioni, ma che ti suggerisca anche come esorcizzarle e guardare oltre l’orlo del precipizio, senza che per questo tu ne venga ingoiato.
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a meno che tu non sia un pugnalatore solitario, come me. Valgo quel che valgo, ma un mentore non l”ho mai avuto. Sarà per questo che nessuno mi ha mai insegnato la violenza del buon senso, e non vado in giro con corda, piume e catrame.
(non è strano per un cristiano ragionare come te: è la violenza dei moderati: siete tutti molto simili in questo)
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Mi dai lo spunto per riflettere su come il buon senso, sia in effetti un modo di essere violenti. Al contrario però. Se ossevimo i nostri tempi ci accorgiamo come sia più facile aggredire verbalmente o meno, anche in contesti che non istigano, gli altri e le cose. Non c’é discussione senza che non parta l’insulto, la piccola diffamazione, anche abilmente mascherata, la punzecchiatura gratuita, l’assolutamente fuori contesto. Pare una necessità ineludibile. Quando ti trovi di fronte una persona che ribatte, colpo su colpo, ma in maniera pacata, argomentando il giusto, senza farsi predeere da una foga iconosclasta, ti senti spiazzato, disarmato, senza più occasioni per esercitare quella sorta di violenza..
Allora emerge ciò che veramente vali e soprattutto ciò che veramente vale il tuo interlocutore e la distanza che separa l’uno dall’altro.
Aggiungo, facendo una manovra che non credo molto appropriata, che il mio essere violento, negando così la dovuta pietas cristian, oltre ad appartenere alla violenza dei moderati, queindi esplosiva e per certi versi incontenibile e non gavornabile, sia in fondo un male.
Perché la violenza é male. Non porta a nulla se non un aumento di dolore e non solo per chi ne é colpito, ma anche per chi la infierisce. Mi ritroverei alla stessa stregua del reo. In fondo sarei carnefice non solo di lui, ma anche di me stesso. Irrazionalmente ci sta tutta quella fiammata di violenza, ma a bocce ferme, avrei fallito come uomo e come cristiano.
A bene vedere acccetto l’imperfezione della legge umana, che dovrà giudicare il caso.
Riguardo a Dio, sa meglio di me come comportarsi.
Non potendo scagliare nessuna pietra, darò a Cesare il dovuto e altrettanto farò con Dio.
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eh, scagliar pietre è poco democratico, sai perché? Perché se le scagli verso l’unico che se le merita, ti ricadono in testa.
E sì, purtroppo il buon senso è violenza: il leghista che vuole sparare sui gommoni carichi di immigrati si sente pieno di buon senso…
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Quella forse é la violenza più eclattante. Ce ne sono di altre più vergognose che fanno gridare vendetta e troppe volte scivolano sul carrello della nostra indiferenza, dell’ignavia di cui troppo ci pasciamo. Forse perché troppo assuefatti o forse perché così distanti o per le quali la grancassa batte smorzata.
Di quella ho paura e ancor più mi fa paura le risposte inadeguate, quell’annoiato lassez fair, lassez passer, frutto di un fatalismo quasi cosmico e dell’incapacità patologica di contrastarle.
Certe cose sono assurte al dato di fatto e prima o poi riusciremo anche a digerirle, avvelenandoci ancora di più
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@ CAPEHORN ed è Carrick?
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Desidero ringraziare tutti di cuore: come già su Splinder, questo non è un “blog-chat”. E’ una realtà che mi rende felice. Davvero!
I commenti sono belli, profondi, segno di attenzione. E credo anche di rispetto. Lo stesso che io provo per voi, vecchi amici di Splinder e nuovi amici di WordPress 🙂
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Saluti da Salvatore, e buon fine settimana.
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Ale, su Splinder a questo punto salterebbero fuori i cuoricini!
Ma adesso CARRICK da dove salta fuori ?!?
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@ SAR buon sabato!
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@ LILLOPERCASO mi riferivo ai commenti di Capehorn (quellidel54) e alla sua filosofia. Beh, ho pensato a Carrick.
Ciao 🙂
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Una bella collaborazione…
anche se è diverso dal genere che solitamente amo….
Complimenti a entrambi!
Bonne soirèe ma chère et un gros bisou
Michelle
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@ MICHELLE questo è uno dei miei racconti più crudi in assoluto, perciò posso capirti.
Grazie, chèrie, a nome di entrambi.
Bisous*
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mmmm…
Sembra, proprio, che tu ti sia dimenticata dei link (del tuo libro) da aggiungere al termine del post..
Dovresti essere un po’ più come “Caltabella“.
‘sera
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@ ANTISTENE nel post di domani sicuramente ci saranno. Qui eravamo in due, e non mi sembrava opportuno.
Conosci Caltabella?
Ne sono lieta… certo che quella Nicoletta…
Buona serata ^^
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Eccerto che conosco Caltabella …
Mi sono letto tutto, altrimenti … che “Antistene” sarei?
Ehm “Nicoletta”, mai che me ne capitasse una …
Bah!
(E quando dico letto tutto, dico letto tutto e per lunghi giorni anche).
Προσέξτε, κυρία μου
(Potenza dei classici)
Αντισθένης
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@ ANTISTENE sono lusingata!
In quanto alle Nicolette, esse sono spesso pericolose. In genere hanno gli occhioni azzurri e i capelli biondi. Piccole fatine dei boschi… o perfide streghette?
Bah…
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mmmm …
Occhioni azzurri? Capelli biondi?
mmmmm
Mi ricorda “quella perfida streghetta” della mia seconda moglie!
(Penso che anche il nome proprio, che mai pronuncio, mi procura i brividi)
Brrrrrr …
Bah …
Coikosrdirikisalitàs
(Dal Greco, maccheronico, secondo Anacleto Vergani! Si occupò anche di questo!)
Αντισθένης
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@ ANTISTENE occhioni azzurri! Capelli biondi! E qui mi fermo.
Anacleto Vergani? Una delle mie storie preferite.
Voglio togliermi un sassolino dalla scarpa. E al diavolo la falsa modestia!
Se penso che la MONDADORI pubblica LICIA TROISI, vorrei trasformarmi in un vampiro 😛
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Beh, che dire….
Per togliermi una parte degli scogli Le Scole (quelli che hanno semiaffondato la Costa Concordia di Capitan Schettino) dalle scarpe, se penso io a quello che la MONDADORI compie ai danni dell’Umanità, pubblicando la Troisi, vorrei trasformarmi nel Subcomandante Marcos (e relative conseguenze – anche se non fumo la pipa – ).
Licia Troisi:
¡prácticas discursivas y prácticas ideológicas en libros de texto de primaria por la sangre, y muérte, para esa maldita mujer ignorante, analfabeta y alucinante, que presume de ser capaz de escribir, pero no puede crear incluso una broma!
Tsé!
Αντισθένης
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Per ora Complimenti per la Tua abilità artistica!!
Torno a trovarTi per leggerTi con calma .
Un caro saluto
Claudio
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@ ANISTENE quoto!
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@ CLAUDIO grazie e benvenuto nel mio blog ^^
Un caro saluto a te!
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Per la serie “non sempre il male è dove te lo aspetti” 😉 I due scritti sono perfettamente integrati, al punto da sembrare uno solo. Anche se, va da se’, gli stili sono diversi.
Molto bravi entrambi 🙂
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@ WOLFGHOST è vero, gli stili sono diversi. In ogni caso, mi è piaciuto molto collaborare con il bravissimo INTESOMALE! E credo proprio che tu abbia ragione, anche se non spetterebbe a me dirlo: ci siamo integrati bene.
Un abbraccio, caro lupo 🙂
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Un intreccio avvelenato e velenoso. Strabiliante per un certo effetto che provoca. Complimenti.
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@ UNIVERS grazie, caro amico!
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