John Lodge avvertì la presenza di Matrioska.
Contrariamente alle sue previsioni, il russo si trovava proprio sopra di lui.
Non aveva elementi certi per stabilirlo, ma il suo istinto lo aveva salvato innumerevoli volte. Un istinto che nasceva dall’esperienza accumulata in anni e anni di missioni, da una predisposizione innata; un istinto che non lo aveva mai tradito.
Si appiattì contro la montagna e lanciò un’occhiata in alto. A rigore di logica, se Matrioska lo stava guardando, egli stesso sarebbe stato visibile, a meno che non si fosse celato dietro a uno sperone; ma anche in tal caso per vederlo avrebbe dovuto sporgersi. Lodge scorse il riflesso del sole sull’acciaio. Solo un lampo, ma che gli bastò per capire che il russo impugnava una pistola. Si chiese perché non avesse tentato di ucciderlo di notte, anziché rapire Monica.
Perché lo voleva vivo.
Tuttavia, in caso estremo, non avrebbe esitato a sparargli; perciò era meglio non essere troppo ottimisti. Lodge si spostò lateralmente finché non fu sicuro di essere fuori dalla portata della pistola.
Poi riprese a salire.
In quel punto era più arduo. La parete era quasi a strapiombo, tuttavia a saperli individuare non mancavano dei punti d’appoggio. Raggiunse una cengia e si fermò per un momento. Notò un burrone, sulla sua destra, che sembrava spaccare la montagna in due. Lì non c’erano appigli, la parete era liscia; ma appena sopra a un lastrone gli sembrò che il pendio fosse meno scosceso, vide anche qualche ciuffo d’erba rinsecchita.
Distolse lo sguardo e continuò a inerpicarsi. Era sudato e cominciava ad avvertire la stanchezza, ma la ignorò. Un piano si stava formulando nel suo cervello. Lasciò i pensieri liberi di vagare e man mano il piano prese forma compiutamente, come un quadro che all’inizio pare privo di senso ma che gradatamente si riempie di forme precise e di colori nitidi.
Proseguì l’ascesa, muovendosi obliquamente in modo da allontanarsi dalla postazione di Matrioska.
Chiaramente, se l’altro aveva osservato i suoi movimenti, questo non era sufficiente.
Lodge non sapeva se Matrioska era in grado di seguirlo dall’alto, ignorava la composizione della montagna in quel tratto: ma anche se il russo non avesse potuto continuare a sorvegliarlo, lo avrebbe aspettato nel punto a lui più propizio.
Soltanto un dilettante avrebbe pensato che grazie a quella diversione sarebbe riuscito a coglierlo di sorpresa. E Lodge non era un dilettante.
Vide un sasso, lo raccolse e lo scagliò in alto.
Quindi tornò sui suoi passi, ma giunto alla cengia proseguì in direzione opposta, verso il precipizio che aveva notato prima. Era profondo, però non troppo largo. Non per lui, almeno. Calcolò freddamente quante probabilità aveva di arrivare indenne dall’altra parte e stabilì che superavano il cinquanta per cento. Era un’opzione accettabile. Nel suo lavoro non si era mai sicuri al cento per cento, e una soglia di rischio inferiore al cinquanta era già buona. Inspirò profondamente e si concentrò sul balzo. Visualizzò mentalmente la potente spinta che si sarebbe dato, si vide in aria sopra la voragine, capì che non ce l’avrebbe fatta e allora impresse tutta la forza che aveva al suo corpo. Immaginò un grande arco che scagliava una freccia… e lui era la freccia che volava. In quel momento aveva la mente completamente sgombra, all’infuori della visione delle sue gambe che mulinavano come pistoni, delle braccia che si tendevano, delle mani che artigliavano la roccia, perdevano per un attimo la presa salvo un istante dopo recuperarla… e saltò.
Si afferrò a uno spuntone di roccia, trasse un sospiro di sollievo e a forza di braccia si issò sul lastrone.
Poi scivolò.
Cadde all’indietro. Non c’era il minimo dubbio che, se fosse precipitato da quell’altezza, si sarebbe sfracellato al suolo.
Un istante prima di venire inghiottito dal baratro, si aggrappò a una pietra che sporgeva dal fianco della montagna. Adesso Lodge si trovava due o tre metri sotto al lastrone, con il viso rivolto verso il basso. Con un colpo di reni si raddrizzò.
La pietra non era ancorata saldamente alla roccia e iniziò a cedere.
Lodge capì che era il peso del suo corpo a smuoverla. A parte questo, i suoi muscoli non reggevano più. Trattenne il fiato mentre cercava disperatamente un modo per salvarsi. Poi la pietra si staccò completamente e Lodge non ebbe più appigli. Rivolse un ultimo pensiero a Susie e sprofondò nel vuoto.
Sebbene non lo avesse notato da lontano, la parete non era perfettamente liscia. Lodge andò a sbattere contro una sporgenza della montagna e vide una crepa verticale. Si afferrò con le dita e con le unghie, poi incominciò a strisciare aiutandosi con le gambe. La fatica era intollerabile, ma riuscì a resistere: non poteva accettare l’idea di non vedere più Susie. Con un ultimo sforzo risalì sul cornicione.
Si lasciò cadere per riprendere fiato e calmare i battiti del cuore.
Dopo qualche minuto si rialzò e cautamente si accostò alla parete. In effetti, in quel punto la scalata era agevole; Lodge si inerpicò sulla montagna fin quando non scorse un sentiero che si insinuava nella roccia e che lo avrebbe portato fino a Matrioska. Era in leggera discesa. Lodge lo percorse a passo sostenuto. Il sole iniziava a declinare e le prime ombre si allungavano sulla valle. Un vento fresco calava dalla cima della montagna. Lodge lo accolse con piacere.
Il sentiero non dava segno di doversi interrompere, a tratti si restringeva, in altri punti fiancheggiava baratri che si aprivano all’improvviso; poi gradualmente divenne pianeggiante e tornò ad allargarsi. A circa un centinaio di metri un pinnacolo di roccia lo nascondeva agli occhi di un eventuale osservatore.
Lodge era sicuro che Matrioska si trovasse lì.
Percorse rapidamente l’ultimo tratto. Il rumore del vento copriva quello dei suoi passi. Lodge aggirò il pinnacolo e sbucò in una radura cosparsa di pietre e di una riarsa vegetazione.
Sul lato rivolto a valle un uomo scrutava la montagna sotto di sé.
Era alto, con le spalle larghe. Era perfettamente immobile, come un leopardo che aspetta la sua preda.
Lodge tirò fuori la pistola.
Detestava ciò che stava per fare.
Sapeva che sarebbe stato perseguitato dal rimorso e che avrebbe sognato il cadavere di quell’uomo. Gli era sempre successo quando aveva ucciso qualcuno a sangue freddo. Sparare alle spalle, poi, era vergognoso.
Però non aveva scelta.
Lasciare Matrioska vivo sarebbe stato insensato, oltre che pericoloso.
Prese la mira e premette il grilletto.
Shaban trovò Monica molto prima che risuonasse lo sparo.
Per un momento pensò che fosse morta, comunque la slegò con gesti rapidi ed efficienti. Era abituato ad agire e soltanto in un secondo tempo a riflettere. Lo sgomentava l’idea che quella donna forte e coraggiosa avesse trovato la morte in quell’orribile modo. Si rasserenò, quando si accorse che respirava ancora, sebbene in maniera flebile. Le praticò la respirazione bocca a bocca, le fece un massaggio al cuore, poi, notando che aveva smesso di respirare e poco convinto di quei metodi, andò a cercare un’erba che cresceva in quella zona, soprattutto in altura.
Quando tornò, Monica era cianotica e priva di coscienza.
Shaban accese un fuoco e mise a scaldare l’erba. Non sapeva esattamente a cosa servisse, ma riteneva che fosse il miglior rimedio per ogni tipo di male. Mentre l’erba abbrustoliva girò delicatamente Monica, si inginocchiò accanto a lei e le premette le scapole con il palmo delle mani, poi le prese i gomiti spostandoli in avanti. Erano cognizioni che gli erano state trasmesse da Massoud. A questo punto, Monica avrebbe dovuto opporre resistenza: segno che aveva ricominciato a respirare.
Monica non reagì al trattamento.
D’altra parte, erano stati i russi a istruire Massoud.
Shaban riponeva maggiore fiducia nelle consuetudini della sua gente.
Tornò accanto al fuoco e prese l’erba. Ne ricavò una sottile poltiglia, quindi la mise sotto al naso della donna. Lo aveva imparato da suo nonno, il quale a sua volta lo aveva appreso dal proprio nonno.
Monica riprese a respirare.
Un grande sorriso illuminò il volto del guerrigliero.
Shaban aveva amato una ragazza. Malgrado l’aspetto diverso, per certi versi Monica gliela ricordava: anche Bahara era stata intrepida e coraggiosa. Un giorno erano arrivati quegli uccelli mostruosi, vomitando fuoco e distruzione. Bahara era caduta mentre cercava di salvare un bambino. Quel giorno, come sempre, Shaban si era svegliato alle prime luci dell’alba. Era uscito di casa e si era recato al ruscello per lavarsi, poi aveva sentito quel terribile rombo che sembrava provenire dall’inferno. Era tornato indietro correndo. Gli abitanti del villaggio si sparpagliavano in tutte le direzioni, terrorizzati. I più fortunati riuscivano a raggiungere la montagna, dove avrebbero potuto ripararsi dentro a una grotta. Bahara era veloce e si era messa quasi in salvo, quando aveva visto il bambino abbandonato: allora era corsa verso di lui. Shaban non avrebbe mai dimenticato il suo corpo straziato.
Per questo voleva diventare bravo con gli Stinger.
Voleva abbattere tutti gli Hind di questo mondo.
COME DI CONSUETO, “MATRIOSKA” TORNERA’ DOMENICA PROSSIMA.
MERCOLEDI’, INVECE, CI SARA’ UN RACCONTO.
Malgrado i posti siano altri, mi hai riportato alla mente molti film western che vedevo al cinema da ragazzo e che non disdegno pure oggi. Anche se scelgo di stare dalla parte degli indiani d’america, legittimi abitanti storici di quei luoghi. Saluti da Salvatore.
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brava .. un bel episodio e suspance per lo sparo …….
a presto
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Una suspance alla Alfred H.
Con un finale che mozza il fiato.
Sì perché il nostro eroe positivo(?) sparerà alle spalle, oppure no?
Il cattivo(?) si accorgerà della sua presenza e farà fuoco per primo, oppure si farà stupidamente impallinare?
Giustamente si fa notare come questa sia una tipica situazione da film western, pur mancando la main street e lo scuro cigolante. Il vento freddo c’é, le luci del tramondo anche e lo scenario, non sarà la Monument’s Valley, ma manca poco.
Saranno sette giorni di dubbi e ipotesi.
La seconda parte riflette il ritmo sincopato della prima parte dell’episodio, mentre nel finale presente e passato si mescolano e insaporiscono gli eventi e li rallentano, come é giusto. Giusto sottolineare l’ideadeale, da cui trae origine tutta l’azione del giovane afgano.
Monica sarà anche una bella donna, ma la sofferenza di un popolo e la morte di una donna in particolare, la rende emblematica.
Complimenti, come sempre
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@ SAR anch’io ho sempre fatto il tifo per loro.
Ciao, Salvatore 🙂
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@ POCHEPRETESE grazie e buona serata!
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@ CAPEHORN OT iniziale: mi dispiace per la Leonessa.
Detto questo, e senza alcuna ironia sia ben chiaro, passo a ringraziarti per lo splendido commento, veramente esaustivo, e naturalmente per gli elogi.
In particolare, mi piace moltissimo il finale del tuo commento, che ben riflette ciò che vi è nell’animo di Shaban.
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OT: La Leonessa tra sabato e domenica era più iena che regina della savana.
In più c’era la possibilità di andare a vedere la Nazionale Femminile in quel di Parabiago, ieri Bhè, all’ultimo momento hanno spostato la partia a Recco per motivi di agibilità del campo. Troppo duro e scartavetrante, secondo l’arbitro.
Ieri sera era intrattabile 😦
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@ CAPEHORN lo immagino 🙂 🙂 🙂
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Come mi piace questo racconto, ogni puntata
ha qualcosa che mi tiene seduta, come sospesa
alla sedia quasi a temere che qualcosa o qualcuno
disturbi la mia lettura.. leggendo ogni riga con grande
ammirazione…
Splendida in ogni particolare l’illustrazione che hai fatto
sulla scalata della montagna mettendo in evidenza pericoli
e pensieri….. Ora cosa accadrà a lodge chissà se riuscirà
nel suo intento….che credo per ora quasi improbabile…
D’altra parte Shaban che sembra salvare Monica
dalla morte ….
In attesa come sempre della prossima puntata…
je te laisse un gros bisou et le souhait d’une bonne soirèe!
Michelle
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@ MICHELLE ti ringrazio di cuore per le tue splendide parole!
A differenza di un racconto “singolo”, questa è una storia complessa e molto più impegnativa da scrivere; ma commenti come il tuo mi ripagano da ogni sforzo.
Un gros bisou*
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Ricambio, Ale, ciao.
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Ottimo sedicesimo episodio di Matrioska. Sei riuscita perfettamente a creare quel clima di suspense in entrambe la parti.
Hia tenuto il tuo lettore col fiato sospeso seguendo le mosse di John e di Shaban.
Ottimamente descritti sono stati i pensieri di entrambi tesi uno a sorprendere Alekzandr e l’altro a salvare Monica.
Il colpo come finirà? Alekzandr come reagirà? Mistero. Tutte le opzioni sono possibili.
Monica riuscirà a riprendersi?
Tante domande a fronte di questa bellissima puntata.
Dunque una settimana di trepidante attesa prima di conoscere gli sviluppi.
Un grande abbraccio
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@ SAR felice notte*
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@ NEWWHITEBEAR non è stato semplice scrivere questo episodio, perché ero disturbata mentalmente dal fatto che non riesco a lavorare sul template. Su Splinder ci riuscivo, qui invece non riesco a inserire nuove categorie. Vado su widget e una volta che si apre l’elenco dei widget disponibili trascino il widget sul lato destro… e lui beffardo scompare! Scusami l’OT!
Ti ringrazio moltissimo e sono felice che la lettura del capitolo ti abbia soddisfatto. Le domande troveranno risposta.
Grazie ancora per il bellissimo commento e un caro abbraccio!
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Guten nacht! Buona notte in tedesco. Ho vissuto 6 mesi in quel paese, erano gli anni, ’66-’67.
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@ SAR in Germania la birra è ottima 🙂
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Non ho capito bene. Le nuove categorie dove le vuoi inserire? Nelle barre laterali? Se non riesci a metterle, forse non hai eseguito Salva dopo aver impostato le opzioni.
Commento O.T.
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@ NEWWHITEBEAR nelle barre laterali, sì. Ma non riesco ad aprirne di nuove. Le foto, ad esempio, le ho sostituite e ho cliccato “salva”: e adesso sono tornate. Ma lì c’era già una categoria, un riquadro, quello che è insomma…
Adesso avrei voluto inserire “statistiche del blog” e… “il mio terzo libro”.
Grazie, e un abbraccio per la tua attenzione!
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Un bel capitolo, globalmente, con tanta suspance… se ti ci lasci portare. Un pò troppi “effetti speciali” per uno come me, portato a leggere in maniera sempre troppo critica. Non dico che non sia verosimile… ma un pò “forzato”, ecco. Per me.
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P.s.: per la tua barra laterale… credo che ci sia da qualche parte un comando per aumentare le righe. Se lo ritrovo ti farò sapere…
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un capitolo impeccabile per la maestria con il quale è stato imbastito. Della prima parte mi è apiciuta moltissimo quell’associazione dei pensieri confusi alla “costruzione” di un dipinto, messa in quel preciso punto ha dato quel tocco magico di bacchetta che incanta il lettore costringendolo alla lettura.
La seconda parte… beh mi è piaciuta ancor di più Monica ha ripreso a respirare! EVVIVA! Bellissimo il riferimento al passato di Shaban.
Brava, bravissima!
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Certo, e lì ho imparato a berla. Ciao.
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@ BRUMBRU naturalmente accetto il tuo parere. Non si vive di soli elogi: sarebbe innaturale.
Riporto solo il pensiero di Wilbur Smith (per carità, senza con questo voler fare indebiti paragoni): in un romanzo bisogna descrivere la realtà… esagerandola un pochino.
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Allora è perfetto… 😉
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@ BRUMBRU se lo dici tu ci credo.
E la barra laterale? 😛
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Uhm. Per ora sono riuscito solo a fare un menù a tendina… ossia di quelli che ci devi cliccare su per far uscire tutto il resto. In pratica è una specie di collegamento ad un post che potresti scrivere tu stessa, scrivendoci tutto quello che vuoi.
Non so se mi son spiegato. Prova ad andare a me e clicca su TRIBUTI : ti verrà fuori un post che per me è above, ma tu ci potresti mettere quello che vuoi. Mi riservo di effettuare altri tentativi.
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@ FANTASIA il passato di Shaban è piaciuto anche a me 🙂
Grazie!
E un bacio-bacione ^^
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@ SAR lo avevo intuito 😛
Ciao!
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Totò…direbbe: “intuitiva!” Ciao da Salvatore.
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@ SAR eh eh eh 🙂
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Un brano carico di emozioni. Però, chi se lo aspettava che Matrioska si sarebbe fatto “fregare” così! (ma non è vero, altrimenti il racconto sarebbe finito, è come le mille vite di Tex Willer =)
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Ciao Alessandra, grazie!
É sempre bello leggerti!!
Un abbraccio e dolce settimana, amica mia:))
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Buongiorno, cara Ale, hai la capacità descrittiva minuziosa che fa entrare nella storia: è come accomodarsi ed assistere, bravissima!
Avvincente, piacevole e dal lessico perfetto.
Un bacio, cara, e buon San Valentino.
annamaria
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Mi piace menzionare il principe della risata! Ciao…Ale.
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Oh, bene! Vedo che ancora una volta… non ero riuscito a prevedere lo svolgersi del romanzo! 😀 D’altronde l’imprevedibilità della trama è uno dei punti di forza dei tuoi racconti 😉
Devo dire che quando Lodge è scivolato, l’ho dato per spacciato! 😮 Ha rischiato, certo, ma probabilmente avrebbe rischiato ancora di più a non tentare quel salto.
… comunque dubito che il russo si faccia sorprendere così… 😉
Senti…. puoi mica dirmi cos’era quell’erba usata Shaban? Così… non si sa mai! 😀
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@ URIEL grazie mille!
Comunque, il racconto è ben lungi dal concludersi.
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@ JUSSARA un bacione, cara amica*
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@ ANNAMARIA sei molto buona!
Ti ringrazio tanto e ti abbraccio 🙂
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@ SAR questo lo sapevo, “vecchio” Salvatore.
Ciao!
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@ WOLFGHOST ciò che scrivi mi fa indubbiamente piacere 🙂
L’erba di Shaban?
Eh eh eh: qui non posso rispondere, perché ho promesso di mantenere il segreto 😛
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Uffffff!!! O non esiste ed è una tua invenzione letteraria, oppure sei proprio egoista a tenertela per te! eheheheh 😛
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Un caro saluto Alessandra e buona notte.
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Tensione narrativa che si taglia col coltello… tu non scherzi affatto, carissima, con le parole. Baci. A presto.
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@ WOLFGHOST forse… la prima 😛
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Uhm… peccato! 😦
😛
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@ SAR buona giornata!
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@ UNIVERS grazie mille ^^
Baci a te 🙂
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@ BRUMBRU non ho capito molto…
Ma per ora graz.. ah no 😛
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fiuuuuuu…
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@ BRUMBRU ihihihih ^^
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@ WOLFGHOST dammi atto, lupo: è la prima volta che succede 😛
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WOW Monica è viva..certo non possono rimanere lì, il russo potrebbe ritornare..sono curiosa di sapere cosa succederà…Ciao
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@ DOLCELEI la tua curiosità mi fa molto piacere 🙂
Grazie!
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