Gli dissi che se mai avessi fatto il filo a una ragazza, avrei scelto Giulia. Matteo sorrise. “Perché proprio lei?”, mi chiese. “Non lo so.”, risposi. Era vero: Giulia era graziosa e simpatica, ma non particolarmente bella né di intelligenza superiore alla media. Era sincera, però. E non aveva pregiudizi. Questo per me era molto importante, forse decisivo. In ogni caso, la questione naturalmente non si poneva.
Eravamo seduti a gambe incrociate nel parco, a quell’ora deserto e silenzioso. Presi il sacchetto che conteneva un pollo arrosto e un sacchetto di patatine, tirai fuori dalla sacca sportiva stoviglie di plastica, una bottiglia di vino bianco ancora fresca e due bicchieri di carta, e preparai il nostro picnic. Mangiammo con appetito, scaldati piacevolmente dal sole primaverile. Era una bellissima giornata, con il cielo sgombro da nubi, appena un filo di brezza, e il profumo di maggio che penetrava nelle narici, suscitandomi lontani e felici ricordi che appartenevano alla mia infanzia. Ero stato un bambino felice; le cose erano peggiorate dopo. Il ricordo più brutto era legato ad un fatto che aveva sconvolto la mia adolescenza. Fui aggredito da una manciata di bulli di periferia, fieri della loro mascolinità, e finii con la testa in un cesso sporco dove poco prima aveva defecato uno di loro. Un’altra volta mi spogliarono e mi infilarono un tubo nel sedere, riempiendolo d’aria.
Quel giorno avevo rischiato di morire. Loro non si rendevano conto della gravità della cosa, ma non so se avrebbe fatto differenza. Intendo dire che per la loro logica insana, un frocio poteva anche tirare le cuoia, senza che ciò costituisse un gran danno per la comunità. Ancora oggi esiste sulla terra qualcuno che ritiene la fine di un omosessuale come un giusto castigo, dato che, per definizione, egli è un pervertito. Distolsi la mente da quei pensieri sgradevoli e mi dissi che in seguito la mia vita per fortuna era migliorata. Crescendo, ero diventato alto e sufficientemente forte per difendermi. Non avevo più subito umiliazioni fisiche, sebbene quelle morali abbondassero. E un giorno avevo conosciuto Matteo.
Si era trattato del classico colpo di fulmine: entrambi amavamo un certo tipo di cinema, la letteratura americana, la musica classica. Come me, lui adorava la natura, e stravedeva per gli animali. Avevamo una sensibilità comune, e poi Matteo era veramente bello. Le vie che conducono all’amore sono sempre misteriose; ma capii subito che eravamo fatti l’uno per l’altro. Ambedue vergini, lasciammo passare molto tempo prima di andare a letto assieme. Io ritenevo che dovessimo conoscerci bene, a fondo; era importante che le nostre anime trovassero il loro esatto punto di congiunzione, in quei luoghi apparentemente composti di astrazione ma in realtà vivi e pulsanti dove i cuori si uniscono, creando quella simbiosi che per me è l’amore. Matteo ragionava allo stesso modo. Quando finalmente ci concedemmo l’uno all’altro, scoprimmo cosa significa esattamente la parola felicità.
“Sono geloso!”, disse Matteo mentre finiva di mangiare il pollo.
Io scoppiai a ridere. “Giulia è un’amica, lo sai benissimo. Io non piaccio a lei, non in quel senso almeno, e lei non interessa a me. Parlavo così, tanto per dire. E, comunque…”
“E comunque?”, mi sollecitò.
Accesi una sigaretta e aspirai una boccata di fumo. “E comunque amo te.”, risposi a bassa voce, guardandolo negli occhi. Erano scuri, profondi, specchio di un’anima che io giudicavo straordinaria. I miei erano celesti, e li avevo sempre considerati un po’ slavati, da pesce lesso, benché Matteo sostenesse che invece erano splendidi. Lui sorrise, poi si sdraiò sul prato. Per qualche minuto restammo in silenzio.
“Ho trovato un monolocale.”, dissi all’improvviso.
Matteo si rialzò di scatto.
“Quattrocento euro al mese.”, spiegai. “Abbastanza spazioso e ben arredato. E c’è anche una specie di giardino… giardino, diciamo qualche metro di terra, ma potremmo comprare un cane.”
Il viso di Matteo era il ritratto della felicità. “Vivremo insieme!”
Annuii. “L’unico problema è la tua famiglia.” Mio padre era morto e mia mamma conosceva la verità, ma i genitori di Matteo erano all’oscuro di tutto.
“Sono maggiorenne!”, sentenziò lui deciso. “Mi troverò un lavoro, così avremo due stipendi.” Io facevo il commesso in una libreria, Matteo invece frequentava l’università. Scossi la testa. “Non è necessario. Al limite potresti dare qualche lezione privata.”
“Beh, vedremo. L’importante è che vivremo insieme.” Ripeté quella frase, come per assaporarla. Si capiva che era al culmine della gioia. Mi commossi e allungai un braccio per accarezzargli i capelli.
Poi ci baciammo sulla bocca.
Stefano sputò per terra. “Luridi maiali!”, esclamò con disprezzo. Guardò gli altri. “Siete pronti?” Stefano era il capo, e nessuno avrebbe osato discutere i suoi ordini: ma in quel caso erano comunque tutti concordi. Avevano individuato da tempo le due checche e le seguivano da giorni, in attesa del momento propizio. Ora era arrivato. Scesero dalla piccola collina che sovrastava il parco, muniti di spranghe di ferro. Camminavano in fila indiana senza fare rumore. Dietro a Stefano, c’era Luca, un colosso dall’espressione bovina. Il terzo era Simone, che invece era piccolo ma aveva lo sguardo di un lupo. Il quarto, Franco, era l’ultimo arrivato. Si avvicinarono ai due froci, allargandosi per formare un cerchio attorno a loro. Quando si trovarono a pochi metri di distanza si fermarono.
Li osservarono in silenzio, finché uno dei due, quello più effemminato, un ragazzo biondo con gli occhi chiari, non si accorse di loro. Allora Stefano scattò, brandendo la spranga di ferro. Gli altri tre lo imitarono prontamente. Incominciarono a picchiare, abbaiando insulti e provando un’euforia che era quasi sensuale. Non smisero, se non quando era troppo tardi.
P.S. Io non riesco più a commentare su blogspot! (Senza offesa, io non credo che sia una buona piattaforma: primo, perché lì non ti striscia nessuno; secondo perché non funziona bene).
Un racconto amaro di violenza su quelli che chiamno diversi. Sei veramente brava nel tratteggiare i personaggi. E ci sei riuscita alla grande.
La tua scrittura mi piace, qualunque argomenti tratti.
Un grande abbraccio
PS Il problema di blogspot può essere duplice.
Il primo è che le impostazioni sui commenti non prevedano utenti anonimi o quanto meno non conosciuti dalla piattaforma.
La seconda è che non fornisce le credenziali giuste (nome/URL).
però credo che sia un problema di impostazioni del blog.
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@ NEWWHITEBEAR ti ringrazio moltissimo!
E ricambio l’abbraccio 🙂
P.S: Io non sono anonima: ho anche aperto un blog lì (anni fa). Mi dispiace molto per la mia cara amica “dolceleì”.
In ogni caso, anche qui talvolta incontro problemi; ma credo che, dopo Splinder, questa sia la piattaforma migliore.
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Retroscena di fatti di cronaca, purtroppo. I pregiudizi si trasmettono facilmente anche senza discorsi trucidi: la barzelletta denigratoria, la battutina, perfino la ‘tolleranza’ ostentata. Ai bambini che crescono a contatto con omosessuali non gliene può fregar di meno, la includono nelle tante sfumature dell’essere: il cambiamento incomincia sempre dall’educazione, secondo me, e dalla coscienza degli educatori, e dal pensare. Scriverne è un tassello importante.
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Bravissima, come al solito Alessandra.
In questa composizione, si trovano riuniti…amore, lotta, ideali,
temi che con il tuo pensiero intenso, riesci a far emergere con forza, accompagnando il lettore, lungo un percorso, che lo avvicina progressivamente, al suo mondo attuale…al mondo interiore.
Un caro saluto e lieto fine settimana.
Mehregiah
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Altro che diversi.
A due passi da Plaça Catalunya, l’edificio modernista dell’Hotel Axel si affaccia su uno dei tipici incroci ottagonali della città. Si presenta programmaticamente come un Hotel “gay, etero-friendly”. Insomma, non solo “aperto anche agli etero”, ma amichevole e accogliente verso chi non ha pregiudizi sessuali. E accogliente lo è davvero: a prescindere dal fatto che ha quattro stelle, il personale che ci lavora è il più gentile e sorridente che si possa sperare di incontrare. Il proprietario è Juan Julià, che lo gestisce insieme al fratello minore Borja.
Juan è una via di mezzo tra Clark Kent e uno dei giovani Barilla: Occhiali, mascella, giacca, scarpe, tutto squadrato.
“Lui è l’uomo d’affari, io sono l’uomo -immagine“, spega Borja, frizzante quanto la coppa di Pommery che è sempre pronto a offrire a Clienti e Amici.
L’esatto opposto di Juan, che abbassa gli occhi e cambia stanza ogni volta che lo incrociamo (un paio di piccole idiosincrasie ce l’ha anche Borja: rufiuta categoricamente di rivelare la sua età – secondo i nostri calcoli dovrebbe avere 27 anni – e si cambia tre vbolte al giorno). “Siamo quattro fratelli, figli della buona borghesia barcellonese: due gay e due straight normali“, racconta Borja.
Quando Juan si fermava con il suo ragazzo nei grandi alberghi europei e chiedeva una camera matrimoniale si sentiva rispondere troppo spesso: “Ma siete due uomini, non volete letti separati?“. Borja deglutisce; poi riprende, punto nell’orgoglio: “Primo: il Cliente ha sempre ragione, quindi stai zitto. secondo: Perchè fai una domanda la cui risposta è ovvia? per mio fratello era, quindi, importante aprire un Hotel gay, voleva dare il suo apporto alla nostra comunità. Gli sono grato per questo“.
La comunità gay di Barcellona, per non dire di tutta la Spagna, ha comunque più di un motivo per essere grata ai fratelli Julià: per cominciare l’Axel, progettato dall’Architetto Sergio Reina, con il suo bar, il ristorante e il negozio in puro stile metrosexual , è il simbolo e il cuore pulsante del quartiere gay e un marchio da esportazione: Sta per debuttare a Buenos Aires e Madrid e presto aprirà anche a Londra, Parigi e Roma. Ma soprattutto il cognome Julià significa visibilità per una fetta di società che esige di vivere allo scoperto: Borja conduce il primo vero programma di cultura gay della televisione spagnola, “Uaiemsiei”, ed è editorialista della rivista “gayBarcelona” (distribuita, a dispetto del nome, in tutto il Paese).
E’ davvero il volto della gioventù spagnola che rifiuta di giustificarsi per la sua diversità: “Mio fratello, come tutti i suoi amici nati alla fine degli anni sessanta, ha avuto più problemi a venire ‘fuori dall’armadio’. L’eredità del franchismo ha cominciato a scemare solo con la mia generazione: io ho potuto dire a tutti che ero gay a 15 anni. Sono molto fiero della democrazia e della mentalità che abbiamo ora in Spagna: in fin dei conti quanti anni sono passati dalla fine della dittatura? E Juan già si è potuto sposare: in Catalogna, nelle Baleari, a Valencia le unioni omosessuali si possono ufficializzare da tre anni, anche se solo con un atto stipulato davanti a un notaio. Ma presto, lo sento, potremo sposarci pubblicamente“.
Cristobal, in arte Sharonne, di lavoro fa la drag queen: si esibisce, fra gli altri posti, proprio all’Axel il giovedì sera. Lui non ha problemi a rivelare l’età (28 anni), ma in compenso non si fa fotografare “in borghese” per non mettere a repentaglio la sua immagine pubblica. “Mi sono ricostruito una famiglia con gli amici, perchè perfino le mie sorelle, che hanno 40 anni, risentono ancora troppop del tradizionalismo franchista per accettarmi così come sono; ho una nipote quindicenne che si sente in imbarazzo a causa dello zio: al di fuori delle grandi città la Chiesa detta ancora legge“, racconta con amarezza.
Ma secondo Carlo Anselmi, che lavora per Borja nella “Boutique dell’Hotel” e viene da una cattolicissima famiglia della Genova-bene, la condizione dei gay in Spagna e in Catalogna in particolare, è molto migliore che in Italia. Dice di trovarsi benissimo:” Qui la differenza tra etero e omo è praticamente nulla: vedere coppie di uomini o di donne che passeggiano tenendosi per mano è assolutamente normale, mentre in Italia, secondo la mia esperienza, ci si scandalizza ancora. Barcellona città moderna e cosmopolita, è più avanti di Madrid, chiusa e ministeriale“. Eppure anche Madrid sembra destinata ad aprirsi.
“Zapatero viene dopo Aznar, che era molto quadrato, duro“, riflette Anselmi. “E’ stato eletto perchè è più easy , la gente ha fiducia in lui, si aspetta che realizzi quello che ha promesso“. Cioè parità di diritti agli omosessuali: matrimonio, divorzio, eredità del coniuge, adozioni.
La strada che il Premier ( che determinata stampa, di area clericale, è arrivata a descrivere come l’inarnazsione dell’anticristo – la bestia – il 666) vuole percorrere non è tuttavia cosparsa di petali di rosa: Zapatero si sta scontrando con il Consiglio di Stato dopo che quest’ultimo, in un documento inviato al Governo, ha ribadito che la Costituzione Spagnola non genera un diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso e che “nel regolare altri modelli di vita sarebbe preferibile impiegare una denominazione differente“.
Solo due mesi fa un’altra commissione giudiziaria aveva paragonato il matrimonio omosessuale “all’unione di più di due persone o all’unione fra un uomo e un animale“, suscitando ovviamente feroci polemiche. Tra le parti avverse all’incipiente rivoluzione dei costumi è comunque la Chiesa quella che fa sentire più forte le sue ragioni: per il Vaticano, intervenuto esplicitamente nel dibattito spagnolo, solo il matrimonio tra un uomo e una donna può garantire “la sopravvivenza biologica, spirituale e morale dell’umanità“.
“Ma se il matrimonio non deve essere esteso a chi non può procreare, perchè non si pongono limiti a chi vuole sposare una donna di sessantanni o comunque sterile?“, chiedeva con rabbia la rivista spagnola “Zero” in un numero interamente dedicato proprio agli aspetti giuridici, sociali, organizzativi dei matrimoni gay. In copertina, sopra il titolo “Sì, queremos!” (Si, vogliamo!), campeggiavano Pedro Zerolo e il compagno Jesùs Santos(sic!). Zerolo, campione nazionale dei diritti gay, è per la sua comunità l’uomo dell’anno. Quarantacinque anni, molto giovanile, avvocato che ha iniziato le sue battaglie con i radicali italiani nel 1989.
Dalla presidenza del FELGT (Federaciòn Estatal de Lesbians, Gaus, Transexuales y Bisexuales) è passato al partito socialista come deputato-consulente del Governo, posizione che peraltro giudica più utile alla causa rispetto a quella di ministro. E’ fiducioso che presto potrà sposare il suo uomo (“Mi piacerebbe una cerimonia intima, ma so che non sarà possibile. Ci sarà senz’altro anche Zapatero“) e crede che presto il Governo passerà a realizzare il suo secondo pacchetto di promesse in tema di diritti: quello dell’ identità sessuale chiesta a gran voce dai collettivi transex, con “la copertura delle spese di cambiamento di sesso da parte dell’Assistenza Sanitaria Pubblica. Una promessa che il PSOE ha già mantenuto in Andalusia, una delle comunità che amministra”. E’ vero, però, che la Spagna si amministra localmente e il Governo difficilmente riuscirà a far digerire la novità nelle regioni in mano al Partito Popolare: “Non credo che il Pp si accollerà questo costo. Perchè per loro si tratterebbe di una perdita“, spiega.
Se tutto andrà come spera, a Zerolo e alla sua lobby presto non resterà molto da conquistare. “Ci sono le adozioni internazionali: al momento potremmo adottare solo negli stati dove ciò è già consentito alle coppie omosessuali, come in Sudafrica. Ma credo che il riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche in Spagna andrà a produrre un effetto simpatia nelle altre nazioni. Davvero!“.
E’ già stato fatto tanto, ripeto.
“Ma noi siamo i Conquistadores, no?”.
Mi sorride e se ne va!
Me ne vado anch’io e chiudo la porta.
(6/4/2006 – Live From Barcelona – Antonio Maria Raimondi – IT0918342BO – Ordine dei Giornalisti Emilia Romagna, “l’Espresso, n.13 Anno LII-6/4/2006- a firma Ninni Raimondi”)
Cordialità
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Tutto ciò che è violenza precostituita, la rifuggo. Solo per difesa concordo. La storia da te è ben interpretata, anche se di sapore negativo. Ciao da Salvatore.
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A volta esibire od esibirsi è pericoloso.Quante giovani copie appartate hanno subito violenza; un numero indicibile e queste due persone interpreti del tuo racconto loro malgrado piene di felicità sono state annientate.
La vita …a volte è amara troppo.
Buon Weekend ♥ vany
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@ LILLOPERCASO approvo incondizionatamente tutto quello che hai scritto.
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@ MEHREGIAH grazie, e un abbraccio 🙂
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@ LORDNINNI che magnifico reportage!
Mi auguro che non sfugga ai lettori di questo blog e Vi ringrazio per averlo condiviso con noi.
Radiosità, Milord*
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@ SAR la penso esattamente come te, “vecchio” Salvatore.
Grazie e buona serata!
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@ ROMANTICAVANY è proprio come dici tu, stellina.
Un abbraccio 🙂
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La diversità fa paura e prorpio per questa paura si risponde in maniera così eccessiva.
Al di la della violenza così esplicita in questo racconto, che per me é anche saggio sui sentimenti ta gli esseri umani.
I sentimenti se ne fragano se hai barba e baffi oppure no. Trascendono i sessi.
La violenza sta nell’incapacità di capire proprio i sentimenti che legano due persone e anche l’assoluta ignoranza dei sentimenti.
Chi sbefegia le coppie omo é perché non ha capito proprio questo: i sentimenti trascendono il sesso. Sono trasversali, per usare un termine moderno.
Non abbiamo cultura, non siamo stati allevati all’idea del sentimento. Sappiamo che ne esistono di vari tipi e sappiamo, perché allevati, istruiti, che questi devono essere indirizzati in misura diversa nei confronti determinate persone o cose.
Siamo educati all’uso del sentimento e non al sentimento in se.
ps: una nota personale . La Leonessa gioca a rugby e due sue compagne di gioco si sono rivelate omosessuali.
Commento della Leonessa : Avercene di trequarti come loro !!
Commento del senescente genitore: avercene di figlie come lei!
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@ CAPEHORN “I sentimenti se ne fregano se hai barba e baffi oppure no. Trascendono i sessi.” Esatto!
P.S. Grande la Leonessa, caro Carlo 🙂
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brava, come sempre
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Che pena, Anne, quei poveri ragazzi ammazzati come cani, senza colpa e senza ragione. E’ un racconto, è vero, ma è specchio di una situazione che vede tanti giovani vittime di una società che privilegia i “belli, giusti e intelligenti.”!
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@ FANTASIA grazie!
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@ HAPPYSUMMER è vero, Giusi: questa è la triste realtà.
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Disceso da splinder.
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@ NEWWHITEBEAR scusa, non ho capito, amico mio.
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Pochi giorni fa in TV hanno ridato “Philadelphia”, ovvio che leggendo il tuo racconto il pensiero sia corso a quel film.
Ho sempre pensato che il razzismo sia, nella maggior parte dei casi, dovuto a rabbia repressa, ad un desiderio di rivincita che purtroppo si sfoga in modo sbagliato.
… e poiché in questo periodo di rabbia repressa inizia ad essercene tanta, speriamo che il razzismo non aumenti… 😦
Blogspot, io non ho problemi per fortuna, anche perché i blogspottini rappresentano il 22% dei miei lettori, quasi al pari di WordPress 🙂
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@ WOLFGHOST un film davvero magnifico, caro lupo.
Concordo con te sulle cause del razzismo, comunque inteso.
P.S. Ma anche io ho degli amici blogspottini che mi seguono, e da tanto tempo: mi dispiace per loro e spero che le cose cambino!
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La tua penna è sempre agile e coinvolgente: dall’amore alla violenza, alla diversità, sai toccare tutte le corde con mano sapiente e ricca di originalità.
Brava, Alessandra.
grazia
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@ GRAZIA sono lusingata, cara!
Ti ringrazio e ti abbraccio ^^
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Questo non me lo ricordavo….
Bello, nella sua tragicità…. Fa “pensare”, senza però addentrarsi in dettagli violenti.
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@ BRUMBRU se fa “pensare”, allora ho raggiunto il mio obiettivo 🙂
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Tu carissima scrivi sempre molto bene,
in qualsiasi concetto narrativo riesci a
coinvolgere e a sorprendere il lettore…
Come in questo drammatico ma bellissimo
racconto!
Gros bisous!
Michelle
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“Partecipando” alle disgrazie di qualcuno, ci si predispone a capirlo. Dunque a prendere una posizione a suo favore.
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@ MICHELLE stellina, ti ringrazio moltissimo*
Bisous ^^
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@ BRUMBRU preciso!
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Ioooooooo? Strano…
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Ciao Ale,
scusami, sono come al solito in un mare di guai per la salute…. ho letto questo racconto, amaro, perché i diversi devono sempre esser trattati così?
Prima nel passato le donne , gli ebrei , le persone di colore…gli omosessuali…
ma rimane sempre questa paura, perché la pulsione è la paura del diverso…..
No coment.
Un Abbraccione
♥♥♥
cri
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@ BRUMBRU in romano “preciso” significa esatto.
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@ PAULINE io ti faccio tanti, tanti auguri per la tua salute!
La paura del diverso: è esattamente questo.
Un bacione*
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Ah, ecco. Allora non era “preciso” ma “preeeeeciso”!
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@ BRUMBRU e ciai pure raggione!
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