C’era stato un tempo, per la verità ormai lontano, in cui Aleksandr esitava prima di uccidere un uomo e, quando era possibile, cercava di raggiungere i propri scopi senza sacrificare vite umane. Naturalmente, se era indispensabile allora ammazzava; poi, però, provava sempre un forte senso di disagio, talvolta avvertiva l’impulso di vomitare e, alla notte, il suo sonno era pervaso dagli incubi. Ce n’era uno in particolare che lo tormentava: nel sogno l’uomo che aveva ucciso gli parlava, senza rancore e con un tono di voce pacato: e ciò per lui era ancora peggio. Avrebbe preferito che quello gridasse, che lo insultasse e lo maledicesse; invece gli raccontava piccoli fatti che riguardavano la sua vita domestica: aveva una moglie che si chiamava Helen e che la domenica preparava torte squisite; il figlio, Tom, era un asso del basket, sicuramente destinato alla carriera professionistica; Melanie era una dolce bambina di dodici anni che amava leggere le fiabe e sognare a occhi aperti. Aleksandr si svegliava in un bagno di sudore.
Poi morì Klavdiy, l’unico amico che aveva. Klavdiy era intelligente, forte e spiritoso. A differenza di Aleksandr, era un “bon vivant” : amava il cibo, la vodka, le belle macchine e le donne; ma comunque era un ottimo agente, il migliore del KGB dopo Aleksandr stesso. Insieme avevano fatto la lotta, erano usciti in barca a vela e si erano sfidati al gioco degli scacchi. Gli spararono a Berlino, in una gelida notte invernale. Aleksandr reagì con un eccesso di violenza, molte volte gratuita. Poi anche questo finì. Alla sua naturale freddezza si aggiunse uno stato mentale di pura razionalità: reagiva agli eventi come una macchina, senza provare alcuna emozione. Se era necessario, uccideva; se non lo era, evitava di farlo: l’unica cosa che contava era conseguire il suo obiettivo e gli avversari, per lui, erano simili alle pedine degli scacchi; la loro sorte gli era del tutto indifferente.
Da allora non ebbe più un incubo.
Dopo che l’afghano gli ebbe rivelato dove si trovava Massoud, Aleksandr lo pugnalò, quindi nascose la salma nella grotta. Mantenne la promessa e non lo avvolse nella pelle del cinghiale, anche perché sarebbe stata una fatica inutile. Poi cercò un sentiero che lo conducesse al valico. All’inizio fu fortunato e poté procedere speditamente. Raggiunse la terrazza naturale dove aveva ucciso un guerrigliero e catturato l’altro, e proseguì di buona lena.
Dopo circa un’ora, però, il sentiero semplicemente scomparve e Aleksandr si trovò di fronte a un muro di roccia. Prese la borraccia e bevve un sorso d’acqua, mentre rifletteva. Se fosse tornato indietro, prima o poi avrebbe individuato un altro sentiero; ma senza la garanzia che fosse quello giusto. La carta geografica di cui disponeva non indicava tutte le piste, tutte le grotte e tutti i passaggi segreti che lo circondavano. Sotto questo profilo, la perdita di Farrin era stata grave.
Alla fine decise di scalare la montagna.
Gli restavano due ore di luce e calcolò che fossero sufficienti: dal punto in cui si trovava era molto vicino alla vetta. Inoltre, le prime ombre lo avrebbero protetto da eventuali sguardi di osservatori. Quando fosse giunto in cima si sarebbe riposato.
Si liberò del kalashnikov che aveva sottratto al ribelle, e di tutto quello che era superfluo. Conservò soltanto la borraccia, la pistola e il pugnale; quindi si aggrappò a una sporgenza della roccia e iniziò l’ascesa.
Aleksandr era un eccellente scalatore e, benché non avesse con sé una corda e dei chiodi, in breve tempo si avvicinò moltissimo alla cima. Aveva un fisico perfettamente allenato e non avvertiva la fatica. Usava le mani e i piedi e saliva quasi agevolmente. Si disse che aveva fatto bene a non tornare indietro, con il rischio di smarrirsi e di girare a vuoto per ore.
Ma a un tratto non trovò più appigli. La roccia era assolutamente liscia: niente fenditure, nessuna sporgenza. Si fermò e si guardò attorno. Sulla sua destra, a qualche metro di distanza, scorse un canalone sufficientemente stretto per consentirgli di continuare a salire, sebbene a prezzo di un notevole sforzo.
Tuttavia era impossibile raggiungerlo.
Considerò la sua situazione. Non era in grado di proseguire la scalata e non sarebbe stato semplice scendere. D’altro canto, non poteva rimanere lì in eterno. I muscoli cominciavano a dolergli e la stanchezza affiorava. Ma, se avesse cercato di spostarsi lateralmente, sarebbe precipitato.
La luce diminuiva: il sole stava calando. Si levò un vento freddo, che lo intirizzì. Restò fermo a fissare il canalone. La morte non lo spaventava, ma reputava insulso finire i suoi giorni in quella terra di selvaggi.
Respirò profondamente.
Chiamò a raccolta tutte le sue forze, poi si slanciò, mulinando le gambe.
Con le dita sfiorò uno spuntone di roccia.
Perse la presa.
Scivolò, ma toccò con i piedi una piccola lastra che arrestò la caduta. Si protese e questa volta si ancorò saldamente allo sperone. Riprese a salire. Man mano il canalone si allargava e questo facilitava il suo compito; tuttavia le estremità erano lisce e, se il varco si fosse ingrandito ulteriormente, lui si sarebbe bloccato di nuovo.
Il sole tramontò, ma era una notte di luna piena, il cielo era limpido e pieno di stelle: la visibilità era buona.
Aleksandr era spossato.
Strinse i denti e proseguì, utilizzando le braccia e le gambe alternativamente sui due lati del canalone. Trovò un appiglio e si arrestò per riprendere fiato. La tentazione di fermarsi a riposare per qualche minuto era fortissima; però sapeva che quella sarebbe stata l’anticamera della morte.
Continuò imperterrito a salire, ignorando la fatica e il dolore; ma era allo stremo delle forze.
E a un tratto i suoi peggiori timori si avverarono. La distanza tra una parete e l’altra aumentò in modo tale da impedirgli di andare avanti. Si aggrappò a una fenditura e tastò sopra di sé con una mano, appurando che la roccia era liscia come una palla da biliardo. Restò aggrappato a quell’ultimo appiglio, in attesa di cadere.
In quei momenti rivolse un pensiero fugace a Tamara: non avrebbe più fatto l’amore con lei. Quindi pensò alla sua casa isolata, a ridosso del mare, al vecchio dragone e al piacere che provava quando lo armava per poi affrontare la sfida con il vento del nord.
Infine, rifletté sull’importanza della sua missione e a quanto sarebbe giovata alla causa dei russi la morte di Massoud.
Fu questo a spingerlo a non arrendersi.
Da sempre riteneva che i perdenti erano bravi a escogitare una quantità di scuse per giustificare i loro insuccessi; i vincenti, invece, cercavano la soluzione migliore per risolvere i problemi. Tuttavia, la sua situazione rimaneva disperata. Esaminò attentamente la roccia, ma non vide possibili appigli. Era arrivato al limite.
Una folata di vento lo investì, facendolo vacillare. Aleksandr non lasciò la presa. Girò la testa in direzione contraria al vento e scorse una sottile fenditura, che fino a un attimo prima non aveva notato: ma ora era illuminata dalla luna. Trasse un sospiro di sollievo.
Si issò a forza di braccia, lottando contro il desiderio di cedere, di sottrarsi a quella fatica immane. Malgrado la salvezza adesso fosse vicina, molti uomini anche forti si sarebbero arresi ; ma Aleksandr non era un uomo come gli altri. Scovò dentro di sé un’ultima riserva di energia e con lentezza estenuante, centimetro dopo centimetro, proseguì la scalata, svuotando il cervello da ogni pensiero.
E raggiunse la vetta della montagna.
Si gettò a terra su un ampio cornicione; avrebbe voluto dormire ma resistette alla tentazione. Prima doveva trovare un rifugio più sicuro.
Si rialzò e scrutò a lungo la valle del Panjshir che si stendeva maestosa ai suoi piedi.
Monica era sveglia.
Lodge bussò alla porta e lei lo invitò a entrare nella stanza. Era un locale piccolo e fatiscente, come la camera di Lodge; ma in quel momento gli parve una reggia. Monica stava leggendo al lume di una candela. Depose il libro e lo guardò. Lodge capì che Monica sapeva benissimo perché lui era lì; comprese anche che ne era felice e compiaciuta.
Tuttavia non osava compiere la prima mossa.
Non era soltanto per timidezza. Era ancora combattuto. Se avesse fatto l’amore con lei, e lo desiderava pazzamente, avrebbe perso sua moglie. Era una strada senza ritorno. Come avrebbe reagito Sherilyn? Conoscendola, escludeva scene isteriche, piatti scaraventati per terra, pianti disperati o parole velenose. Si sarebbe comportata in maniera composta. Però avrebbe sofferto moltissimo.
E Susie?
Susie forse lo avrebbe odiato, disprezzato; si sarebbe chiusa in se stessa, fingendo che tutto andava bene, si sarebbe detta che quella non era la prima né l’ultima volta che due genitori decidevano di divorziare. Molte sue amiche avevano un nuovo papà che magari detestavano oppure una mamma che tirava avanti da sola. Ma, in realtà, avrebbe subito un trauma fortissimo. Susie era intelligente e giudiziosa: Lodge non pensava che avrebbe cominciato a frequentare sbandati, a bere di nascosto o a drogarsi. Non avrebbe rubato nei negozi e avrebbe continuato a studiare con impegno.
Ma avrebbe sofferto ancor più di Sherilyn.
E lui sarebbe stato la causa di tutto ciò. Avrebbe deliberatamente reso infelici le due persone più importanti della sua vita.
In cambio, avrebbe avuto Monica.
Questo lo portò a pensare che Sherilyn era attraente e che pertanto avrebbe trovato presto un altro compagno. Un professore mite e colto, o forse un avvocato di successo. Questi si sarebbe dimostrato un uomo fedele e devoto, e un ottimo patrigno. Sherilyn lo avrebbe avuto sempre vicino, al contrario di quanto accadeva adesso; e Susan, dopo una breve ritrosia iniziale, gli avrebbe voluto bene e lo avrebbe stimato.
Sono bravo a inventarmi scenari perfetti, si disse amaramente. Quella visione rappresentava semplicemente un alibi, e anche piuttosto vile. Sherilyn non era il tipo di donna capace di sostituire un uomo con la stessa facilità con cui avrebbe potuto cambiare un paio di scarpe. Forse, in futuro. Ma era un futuro lontano.
Nel frattempo, lui avrebbe perso il rispetto di Susie e l’amore di sua moglie.
Inaspettata, un’immagine si presentò all’improvviso alla sua comprensione, sostituendo, almeno per un momento, il pensiero di Sherilyn e di Susan. Lodge involontariamente rabbrividì.
Con gli occhi della mente vide un uomo alto, con lo sguardo di ghiaccio e l’ espressione crudele; e seppe, senza il minimo dubbio, che stava per arrivare.
Poi Monica si alzò e gli venne vicino.
NOTA: in linea di massima, i prossimi capitoli di “Matrioska” saranno editati alla domenica, mentre durante la settimana posterò dei racconti. Ciò renderà più vario questo blog, consentendo ai lettori di seguire agevolmente le vicende di Aleksandr, Monica e Lodge, e nel contempo offrendo un’alternativa a chi non ama le storie a puntate, né l’argomento in questione.
Una puntata lunga per gli occhi costretti a leggere attraverso il monitor, ma la “fatica” è stata premiata. Ho gustato tutta la prima parte, così piena d’azione e di descrizioni, la primissima dove ti soffermi ancora a dipingere con le parole offrendo ai lettori sfumature che contribuiscono ancora di più a far inquadrare il personaggio di Aleksandr; poi una seconda parte, quella romantica che fa sempre bene a quelli come me… ma che ci lascia ancora un po’ in sospeso: Monica e Lodge faranno l’amore? niente risposta, per favore!
Sempre brava, tu!
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@ FANTASIA è vero, questa è la puntata più lunga di tutte… chiamasi sindrome di Stephen King 😉
Hai colto molto bene il mio intento: quello di svelare man mano, con estrema parsimonia, qualche nuovo particolare che aiuti i lettori a conoscere meglio Aleksandr, il quale sarà anche una “macchina” ma fino a un certo punto…
Sul resto, giustamente, taccio.
Grazie!
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E’ arrivata la mmail con la pubblicazione della puntata ma ho pensato che non valeva la pena di leggerlo in fretta.
Ho calcolato giusto, perché è semplicemente stupendo il capitolo, diviso in due episodi.
Il primo emozionante come solo tu riesce a tradurlo.
Il secondo pieno di analisi profonde che ci lascia con un pizzico di curiosità.
Tre personaggi differenti: il russo freddo e calcolatore, intelligente quanto basta per uscire dalle situazioni complicate.
Monica una donna spigliata ma ancora avvolta in un’aura di incertezza e di interminazione.
John un uomo pieno di complessi, di dubbi che lo rendono umano in un mestiere disumano.
Aspetto di sapere cosa succederà
Un grande abbraccio.
Nota: qualunque cosa scrivi è sempre super.
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@ NEWWHITEBEAR partiamo dalla Nota: sei veramente caro!
John Lodge, Monica e Aleksandr sono personaggi effettivamente assai diversi: tuttavia esiste un filo, neppure troppo sottile, che li unisce.
In particolare, Lodge è forse quello più complesso, e tu lo hai saputo descrivere in modo perfetto. Ma anche Monica e Aleksandr, credo, ci riserveranno delle sorprese.
Un caro abbraccio ^^
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Hai dipinto perfettamente la situazione del russo e il suo stato d’animo. Mi ha sorpreso ritrovare le parole ascoltate in “7 anni in Tibet”, quando Heinrich Harrer, il protagonista, spiega al Dalai Lama il bello di scalare, ovvero lo stato di meditazione naturale al quale si arriva naturalmente: non si puo’ pensare ad altro, c’è spazio solo per la montagna che si sta scalando, gli altri pensieri devono necessariamente svanire. Esattamente quel che succede ad Aleksandr 🙂
Mi piace poi che tutti i protagonisti hanno un aspetto comune, nonostante la loro opposta provenienza: l’umanità che, in parte, sono obbligati a nascondere.
Lodge… insomma, certi pensieri dovrebbe farli prima, senno’ è come chiudere la stalla quando ormai i buoi sono scappati, no? 😀
Mi sembra buona la tua idea di alternare il romanzo con i racconti brevi, soprattutto se non saresti in grado di pubblicare le puntate di Matrioska con più frequenza di una volta la settimana. Cosa che in teoria potresti fare spezzando le puntate in parti più piccole… pero’ anche a me piace più così 🙂
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Ottima scrittura e piacevolissima lettura.
Stefano
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Alessandra Bianchi, io ti odio! Ma come, aspetto di vedere che cosa succederà tra Monica e Lodge e tu mi piazzi lì “NOTA: in linea di massima……Mi darò alla lettura dei romanzi di Delly, e anche quelli di Carolina Invernizio, capolavori che mia nonna aveva conservato gelosamente per me convinta che mi sarebbero piaciuti. In mancanza di meglio da leggere mi adatterò……
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Ciao Alessandra, grazie:))
Ti auguro una serena settimana~~
un bacio~~Jussara
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@ WOLFGHOST caro lupo, mi tengo volentieri gli elogi e passo all’ultimo punto.
Il motivo principale di questa mia scelta è quello indicato nella Nota. E’ vero, comunque, che potrei ridurre la lunghezza dei capitoli (ad esempio, qui sarebbe stata sufficiente la parte relativa ad Aleksandr)… però… non ne sono capace 😛
E’ la sindrome di Stephen King, come ho già scritto.
Grazie per le osservazioni puntuali e profonde, segno di attenta lettura ^^
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Be’, immagino non sia facile, una volta scritta e ben preparata una parte, trattenersi dal pubblicarla, non e’ vero? 😉
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@ WOLFGHOST verissimo!
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@ STEFANO ti ringrazio e ti auguro una buona giornata 🙂
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@ SUZIEQ eh eh eh: quella è stata una piccola perfidia * ___ *
Però, domenica saprai. (Forse).
Un sorriso per te ^^
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@ JUSSARA un bacio a te, cara amica 🙂
E l’augurio di una settimana magnifica!
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Scrivi molto bene..
Buon inizio di settimana 🙂
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@ SIMONA grazie, cara!
Felice giornata ^^
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Bello. Capitolo molto bello….
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@ BRUMBRU come sempre, mi rendi felice!
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Grande immaginazione…la tua fantasia dipinge, straordinariamente, i pensieri che la tua mente riesce a concepire.
Complimenti Alessandra.
Buona serata e grazie.
Mehregiah
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@ MEHREGIAH sono lusingata, cara!
Grazie a te e l’augurio di una serata bellissima ^^
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Emozione e suspense hanno giurato un forte accordo nella tua scrittura così coinvolgente, moderna ed elegante.
Leggerti è un privilegio.
Bacio.
grazia
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@ GRAZIA sei carinissima!
Bacio a te * _______________ *
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Puntata Lunghissima da leggere con calma.
Questo romanzo è una stupenda storia pervasa di forza e tenerezza e sorretta dai più vividi, toccanti e credibili personaggi.Tre persone: monica,Aleksander,Lodge diverse tra loro, che ci riserveranno tante sorprese?;)
Bacissimo ♥ vany
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Una splendiida puntata ricca di sfumature e di suspense, con i personaggi che si caratterizzano sempre più. Mi è piaciuta la frase “Mantenne la promessa e non lo avvolse nella pelle del cinghiale, anche perché sarebbe stata una fatica inutile”… Che tipo, degno di Carrick!
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@ ROMANTICAVANY ti ringrazio moltissimo, stellina*
Due bacissimi ^^
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@ HAPPYSUMMER sto ridendo 🙂
Beh… Carrick è rimasto nella memoria di molti, e ciò mi fa un immenso piacere!
Grazie, cara Giusi.
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Bella la parte della scalata di questa montagna..
è raccontata divinamente….
Un uomo come Alek non poteva certo non riuscirci,
sia per questa grande forza di volontà da riuscire
a superare ogni ostacolo, sia la fortuna in quel
frangente di una luna amica che gli schiariva la
via…
Lodge e tutti questi pensieri che si intrecciano cosa
lo porteranno a fare….
Che sia un buon pomeriggio cara Alessandra,
ti lascio un bacione!
Michelle
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Ottima scelta, quella di spezzare il ritmo e la tensione del raccono in una sola puntata settimanale.
Hai tempo per dedicare la mente ad altro e risentire tempi e ritmi che la scrittura di qualcosa di cosìimpegnativo ti porta via.
Approvo incondizionatamente e poi … la lettura é più responsabile.
Ricca di “pathos la prima parte”. La lotta eterna dell’uomo e la montagna. La sfida e le sue regole. Mentre leggevo sentivo che Alek ce l’avrebbe fatta. Pane e determinazione e abbastanza forza per ricordare, ma non farsi travolgere dai ricordi. anzi la casa sulla spiaggia é stata una delle molle che lo hanno spinto sino in cima e non solo a due passi dalla vetta.
Non si può dire del combattimento di Lodge. A vederlo così combattuto tra imanere nei confini dell’integrità e soccombere alla volia di vacare quel confine si rimane con il fiato sospeso. Sopreattutto perché ha varcato quella soglia.
Non so perché mi viene in mente il cedimento finale della Monaca di Monza alle profferte amorose del baldo giovine.
Aspettare domenica? Sarà una settimana lunga più del solito.
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@ MICHELLE io sono nuova di wordpress ma i miei amici di Splinder ricorderanno certamente Phil Weir, Carrick e Alex Alliston. Bene, Aleksandr per me vale loro.
Un bacione grande grande a te, e grazie!
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@ CAPEHORN Aleksandr è un uomo fuori del comune: qualcuno diceva che la validità del protagonista è misurata dal valore dell’antagonista. In questo, ravviso lo scontro fra Lodge e il russo.
In quanto alla seconda parte, rimango anch’io con il fiato sospeso. Molto dipenderà dalla quantità di birre che i “Ragazzi” riusciranno a ingurgitare 😛
Grazie, Carlo!
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Un escursus capace ed intrigante, con la visione quasi de visu della situazione reale. Saluti dal vecchio Salvatore.
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@ SAR sei molto buono come sempre!
Buona serata, “vecchio” Salvatore ^^
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Ciao dolce amica Alessandra, grazie:))
Una serena giornata~~bacio
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@ JUSSARA grazie a te, carissima!
Un bacione 🙂
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Buongiorno, cara, l’idea di postare il romanzo a puntate una volta alla settimana mi sembra buona: sarà il lettore a scegliere ciò che è di suo gradimento. Io per mio conto, dopo aver cominciato la lettura di Matrioska non l’abbandonerò, sarebbe come abbandonare un libro nel dimenticatoio senza conoscere la conclusione della storia.
Aleksandr ha grandi capacità di sopravvivenza, è infatti un abilissimo agente speciale che porta nel suo inconscio anche la determinazione del suo amico scomparso.
Monica sta per sferrare l’attacco, riuscirà a far capitolare l’inaccessibile Lodge?
Complimenti sinceri!
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA mi piace molto la tua osservazione riguardo all’inconscio di Aleksandr! E sono contenta che tu condivida la mia scelta.
Ti ringrazio e ti abbraccio, cara amica 🙂
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Se fossero tanti gli uomini come Lodge…naturalmente aspetto gli eventi, perchè l’occasione fa l’uomo ladro” ^_*
sarò qui per le puntate e i racconti. Bacioni
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@ DOLCELEI come è vero!
Grazie, stellina*
Bacioni a te ^^
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