La crisi sopraggiunse al sesto giorno.
Sul versante opposto della valle c’era un laghetto. Come le donne del villaggio, Monica si rassegnava a fare il bagno vestita, cercando di lavarsi come meglio poteva. Quella mattina, però, si svegliò prima dell’alba. A quell’ora generalmente nessuno si recava al piccolo specchio d’acqua. Monica consumò una rapida colazione e si avviò portando con sé un grosso pezzo di sapone, oltre alla biancheria di ricambio. Sentiva il bisogno di togliersi gli abiti e di immergersi nuda nell’acqua. I suoi indumenti avevano un odore alquanto sgradevole che si trasmetteva al corpo e che lei non sopportava più. Fece un vero bucato, poi stese i vestiti su una roccia: il sole era sorto e in breve li avrebbe asciugati.
L’acqua era ancora fredda, ma invitante. Monica entrò nel lago e incominciò a nuotare energicamente. Quando fu distante dalla riva, si mise a dorso. La sua mente era attraversata da vaghi pensieri oziosi; si soffermò a riflettere su uno di essi. Qual era l’uomo teoricamente “perfetto”? A suo giudizio, l’astronauta: doveva essere intelligente, colto, in superba condizione fisica, dotato di un grande autocontrollo.
Per quello che ne sapeva, in linea di massima l’età media di un cosmonauta si aggirava sui trentacinque- quarant’anni. Lodge ne aveva quarantadue, tre più di lei. Era intelligente, colto, forte e sensibile, per quanto potesse esserlo un agente della CIA. E le piaceva. Ma Lodge era sposato. Monica aveva visto una foto di Sherilyn: era graziosa ma non eccezionale.
Naturalmente questo non aveva valore, dato che John la amava. Monica sospirò. Non era disperatamente a caccia di un uomo, però a volte si sentiva sola. La sua ultima relazione risaliva a tre anni prima; in seguito non le erano mancate le occasioni, tuttavia non aveva incontrato nessuno in grado di affascinarla, o almeno di colpirla. Le sarebbe piaciuto mangiare Cap’n Crunch e poi fare l’amore, come nel sogno di Lodge; le sarebbe piaciuto addormentarsi con qualcuno al suo fianco e al mattino preparare la colazione per due; le sarebbe piaciuto sapere che una persona si preoccupava per lei e aveva a cuore la sua felicità.
Riprese a nuotare e cambiò corso ai suoi pensieri: detestava autocommiserarsi. Era una donna forte e volitiva, e sapeva badare a se stessa.
Ripensò al racconto di Lodge. Quel russo… Matrioska era una figura sinistra e inquietante; da come lo descriveva John, sembrava imbattibile. Monica non dubitava che fosse un antagonista formidabile, però sospettava che Lodge avesse un complesso di inferiorità nei suoi confronti, probabilmente dovuto a quello che era successo a Roma. Ma Lodge non era affatto stupido, perciò doveva sicuramente esserci un fondo di verità.
Uscì dal laghetto, accogliendo con piacere il tepore dell’aria: il sole brillava già nel cielo. Indossò slip e reggiseno.
Poi vide gli uomini.
Erano in quattro e non li aveva mai notati prima d’ora. Appartenevano a un altro villaggio o forse erano reduci da un viaggio. Avevano lunghe barbe e ciascuno di essi cingeva in mano un bastone. Le lanciarono occhiate di fuoco e iniziarono a gridare, facendo gesti minacciosi.
Monica parlava il dari meglio di Lodge, ma non a sufficienza per capire gli insulti. Con Massoud avrebbero conversato in francese, e con lui non si sarebbero certo insultati. Tuttavia non era difficile afferrare il senso di quelle parole; era sufficiente osservare le espressioni dei loro volti improntate allo sdegno.
Monica cercò di rivestirsi.
I quattro vennero avanti con agilità sorprendente. Quello che sembrava essere il capo sollevò il bastone e lo calò con forza sulle sue spalle. Monica urlò e si girò per scappare, ma non fu abbastanza svelta. Un secondo afghano la colpì, prendendola questa volta sulla schiena; poi il terzo mirò alle gambe.
Monica finì a terra.
Gli afghani continuarono a percuoterla con violenza sempre maggiore.
In preda al panico, Monica capì che l’avrebbero uccisa. Il dolore era atroce e la paura la soffocava come un fumo nero.
In quei momenti non riusciva a ragionare, però ci voleva poco per comprendere che si era comportata in modo troppo imprudente; già nei giorni precedenti non le erano sfuggiti gli sguardi ostili con cui la guardavano gli uomini, e anche qualche donna, perlopiù anziana: fare il bagno nuda era stata un’autentica follia.
Le bastonate si susseguivano, e Monica si augurò di perdere i sensi. Non riusciva più a sopportare quella sofferenza inaudita: a quel punto, era meglio morire.
A un tratto, ebbe l’orribile sospetto che le avessero spezzato la spina dorsale.
Giunti in fondo al valico, Aleksandr e Farrin proseguirono in direzione della valle del Panjshir. Avanzavano con cautela, cercando di aggirare i centri abitati. Mentre deviavano per oltrepassarli, Aleksandr notava i segni dei bombardamenti, le case ridotte in macerie, i crateri provocati dal fuoco che pioveva dal cielo. Aleksandr sapeva che quando arrivavano gli aerei russi i Mujaheddin spesso erano già nascosti nelle montagne: pertanto a morire erano soprattutto gli afghani che non partecipavano al conflitto, perché troppo vecchi oppure perché erano donne e bambini, ma la cosa gli era indifferente. Era la giusta punizione per quei selvaggi, che considerava alla stregua di animali. Incontrarono dei pastori, ma evitarono ogni contatto e, quando vedevano dei guerriglieri, si celavano dietro a una roccia o in qualche anfratto del terreno, in attesa di riprendere il cammino.
Le provviste cominciavano a scarseggiare, ma avevano acqua in abbondanza, e Aleksandr meditava di procurarsi due cavalli.
Li trovò all’imbrunire di una giornata caldissima.
Scorse due uomini in lontananza, ai margini di una vallata brulla, circondata dalle montagne. Aleksandr prese il binocolo: sedevano con la schiena appoggiata a un grande masso ed erano intenti a mangiare. I cavalli, alquanto denutriti, pascolavano con aria depressa; in effetti, c’era solo qualche ciuffo d’erba rinsecchita. Non erano granché come cavalcature, ma comunque potevano servire almeno per un tratto di strada. Quando fossero stramazzati, avrebbero proseguito a piedi. Gli afghani avevano con sé due Kalashnikov.
Rifletté rapidamente: avrebbe potuto avvicinargli e mostrare il passaporto americano, ma c’era la concreta possibilità che gli sparassero prima che riuscisse a raggiungerli. In effetti, era improbabile che un americano si aggirasse per quelle zone. Fece un cenno a Farrin. Il tagico si incamminò verso di loro. Lo notarono quando era ancora distante una cinquantina di metri, ma continuarono a mangiare senza prestargli attenzione.
Aleksandr si spostò sulla sinistra, dove aveva individuato una fenditura nella roccia, sotto a un cornicione. C’era un sentiero scosceso che probabilmente conduceva in vetta alla montagna; dal punto in cui si trovavano, i due afghani non potevano vederlo e, in ogni caso, non stavano guardando in quella direzione.
Aleksandr si inerpicò agilmente, poi trovò una biforcazione: da una parte si saliva, dall’altra si tornava in basso. Aleksandr seguì la seconda pista ma presto capì che, una volta nella radura, si sarebbe trovato allo scoperto e non abbastanza vicino agli afghani: avrebbero avuto tutto il tempo per imbracciare i Kalashnikov, prendere la mira e fare fuoco. Perciò abbandonò il sentiero e scese spostandosi lateralmente sulla roccia, in modo da avvicinarsi il più possibile ai due.
A un tratto, uno dei guerriglieri alzò la testa e guardò la montagna. Aleksandr si appiattì contro la parete. Ma il riverbero del sole al tramonto impedì all’afghano di avvistarlo; un istante dopo il Mujaheddin distolse lo sguardo.
Farrin li aveva già raggiunti e li osservava con espressione assente. Gli rivolsero delle domande, alle quali non rispose. Alexander si disse che sicuramente lo avevano preso per un idiota; e infatti dopo qualche minuto si alzarono, ignorandolo, e si diressero verso i cavalli.
Aleksandr ormai era vicinissimo.
Spiccò un grande balzo e arrivò a pochi metri da loro.
Lo fissarono attoniti.
Aleksandr impugnò la pistola e sparò due colpi.
Controllò che fossero morti, prese i Kalashnikov e montò a cavallo. Dopo un momento, Farrin lo imitò.
Quindi puntarono nuovamente sulla valle del Panjshir.
Delizioso regalo di una domenica che è l’ultima prima di Natale.
Ancora un bel capitolo che mostra Monica assai maldestra e che è punita severamente. Si salverà? Chi lo sa! Ale è maestra nei colpi di scena.
La seconda parte mostra Aleksandr, spietato e duro.
Continua l’ottima impressione che ne nasca un romanzo coi fiocchi.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR hai ragione: sebbene sia una donna intelligente, in questo caso Monica si è comportata in modo alquanto maldestro!
Aleksandr… continua il suo cammino, dimostrandosi appunto spietato e duro.
Il romanzo? Speriamo! Anche se non so se sarà all’altezza (si fa per dire) di “Alex Alliston”.
Grazie, e un caro abbraccio ^^
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E’ importante sapere quale possa essere la persona “perfetta” per noi. Almeno così si ha un’idea di quale sia il tipo di persona di cui non ci innamoreremo mai.
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@ BRUMBRU però, non è detto…
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Comincia lo scavo delle personalità. Da otare subito come la visione del mondo e dei rapporti sia così profondamente diversa. Monica così occidentale, ma amante del rischio, tanto da sfidare le convinzioni secolari di quelle terre.
Dall’altra la risposta dura e crudele, inconcepibile per noi eppure in linea con il momento storico e l’attualità dei luoghi.
Fantasia sì, ma di aderenza ad un realtà che non possimao non vedere e per la quale la strada del cambiamento é ancora lunghissima.
Dall’altra parte, perfettamente in linea con il personaggio, il valore di una ita risiede in ciò che possiede e come quel bene può essere utile ai propri fini.
Fine, in questo caso di solida tragicità.
Forse non sarà “Alex”, ma dalla tua penna sta uscendo un racconto di uno spessore da non sottovalutare.
Per me al secondo posto.
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@ CAPEHORN come giustamente osservi, fantasia sì… ma legata a una realtà che non possiamo ignorare. Ci sarebbero mille esempi.
Secondo posto?
I “ragazzi dell’Officina” brindano entusiasti!
Mi associo a loro nel ringraziarti.
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Le situazioni sono sempre dedite a cose complesse, dal punto di vista degli amori e degli intrighi, come tu…sai fare! Saluti veri da Salvatore.
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@ SAR saluti veri a te e un sentito grazie ^^
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letto tutto ma commento qui….
ho un presentimento su Monica e Aleksandr…. ma aspetto…. non dico nulla…
bellissimo capitolo come sempre.
P.S. gli oracoli hanno sentenziato 😀
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@ NOMI Monica e Aleksandr? Non lo so, vedremo… in realtà, io non so mai nulla prima di scrivere un capitolo.
(E se Monica fosse morta?)
Grazie mille, cara!
P.S. Mi precipito 🙂
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Certo, una gran fessacchiona questa Monica a lasciarsi sorprendere senza un’arma a portata di mano in zona di guerra. Si salverà? La salverà Aleksandr…chissà? Ad ogni modo una consumatrice di Cap’n Crunch le legnate se le è comunque meritate per i gusti barbari 🙂
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@ URIEL eh eh eh 😀
Però devi tener presente che Monica è americana…
Comunque, sì: è stata assai imprudente.
Forse, intendevi dire Lodge. Aleksandr è il russo.
Buona serata!
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Ho letto e riletto il seguito del tuo romanzo e ritengo, che sia impregnato e carico, di quella misteriosa qualità che è il contrassegno della tua unicità nello scrivere e descrivere, personaggi, situazioni e luoghi.
Romanzo colmo di nuda esperienza di vita.
Buona e serena serata…dimenticavo il mio url è il seguente: http://mehregiah.wordpress.com/
Mehregiah
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@ MEHREGIAH ben ritrovata, mia prima amica di wordpress! Io vengo da Splinder come tutti i miei amici commentatori. Mi sento un po’ come Enea, dopo la caduta di Troia 🙂
Ti ringrazio moltissimo per le tue parole, che mi gratificano e mi spingono a proseguire con sempre maggior impegno.
Un sorriso per te*
P.S. Grazie per avermi comunicato l’url… a me sembra di aver provato anche con quello, però essendo nuova di qui è possibile che io abbia sbagliato.
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Saluti serali dal VECCHIO ….Salvatore.
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@ SAR la “giovane” ricambia ^^
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Monica è stata veramente imprudente..speriamo che non le sia costata la vita.
Aleksandr è veramente un uomo di ghiaccio..fa paura, non sembra nemmeno umano.
Bella puntata. Buonanotte carissima ^_^
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@ DOLCELEI amica mia, concordo con te su entrambi i punti. Mi auguro anch’io che Monica non sia morta (ho appena incominciato a scrivere il nuovo capitolo e ancora non lo so); in quanto ad Aleksandr, direi che lo hai definito in modo esatto.
Grazie, e sogni d’oro, stellina*
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L’astronauta, eh?
Io volerei più basso…. 😉
Non la farai mica restare paralizzata, vero?
Oh, donna crudele!
E quell’altro… pim pum e via.
Checcevò?
‘nottina bella♥
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Spero che Lodge arrivi in soccorso alla donna!! 😮
Stai riuscendo molto bene a delineare la forza (non solo in senso fisico, naturalmente) di Aleksandr, d’altronde deve essere chiaro quale avversario sia per Lodge 😉
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@ AZALEAROSSA spesso sono cattivella, lo sai… però… forse…
Buona giornata ^^
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@ WOLFGHOST quella parte l’ho scritta ieri: succederà che… 😛
Grazie mille per la tua osservazione, caro lupo!
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Io resto sempre ammaliata dalla fantasia che hai Ale
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Ti ho linkata ora per non perdere il piacere di poter continuare a leggere la tua avvincente prosa.
Abbraccio.
grazia
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@ ZOE grazie, tesoro!
Un bacione * __________ *
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bacione grande a te
[ma quella faccina lì?!]
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@ GRAZIA che piacere: è il primo link che ricevo da un utente di questa piattaforma! Io, infatti, vengo da Splinder, che purtroppo presto chiuderà.
Ti ringrazio infinitamente.
E mi sembra doveroso ricambiare.
Un caro abbraccio a te ^^
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@ ZOE la mia vita è quello che è, però almeno posso scrivere, e questo per me è tutto.
Kiss 🙂
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Sì, ma la cosa non è mica così scontata. La tua è una dote, che in pochi hanno
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@ ZOE sei troppo buona!
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Un altro avvincente capitolo denso di imprevisti che lasciano col fiato sospeso. Che sarà della povera Monica? Spero che Lodge arrivi in suo aiuto e che la ragazza non resti invalida. Gli afgani sono violenti e non hanno metodi civili, oppure sono stati provocati dalla ragazza che non sapendo di essere spiata ha fatto il bagno svestita. E’ tutto da scoprire con il prossimo capitolo.
Complimenti, cara, complimenti all’inventiva e alla bellezza della tua scrittura.
un abbraccio
annamaria
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No, intendevo proprio Alexandr il russo, che poi si innamorerà di lei per uno di quegli strani giochi del destino…:)
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@ ISABEL purtroppo, come sappiamo da molti fatti di cronaca, queste cose non sono affatto infrequenti in quei luoghi. Con ciò, non voglio essere tacciata di razzismo: però è certo che la condizione femminile non è delle delle migliori, e non solo in Afghanistan.
Ti ringrazio e ti abbraccio, cara Annamaria:-)
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@ URIEL mmm… spesso prendo spunto dai commenti dei miei amici…
Chissà…
Buona serata!
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grazie del passaggio..e cmq i tuoi racconti sono splendidi…
sempre!
un carissimo saluto,
claudio
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@ CLAUDIO grazie a te, carissimo!
Un sorriso per una dolce notte ^^
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eheheh butta la pietra e… rimandi la mano! 😀
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@ WOLFGHOST 🙂
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Certo che sai come destreggiarti nella narrazione… sei insuperabile nel tenerci col fiato sospeso!!
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@ HAPPYSUMMER ti ringrazio, cara amica!
Un abbraccio ^^
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Bellissimo racconto che tiene sospesi ….
sullla sorte di Monica da una parte ..
Poi dall’altra parte il tremendo e crudele Alekander..
….
un bacione cara!
Michelle
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@ MICHELLE grazie mille, chou!
Bisous*
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E’ la mia prima puntata letta, devo dire che la tua capacità di far entrare nelle storie, considerando che si tratta di generi letterari ben precisi e che ognuno di noi ha personali gusti (a me ad esempio ha fatto storcere il naso quando ho letto il riassunto agente della cia), è grande! Credo di avertelo detto tante volte hai la stupenda capacità di descrivere meravigliosamente le scene e questo cattura chi si accinge a leggere nonostante le personali resistenze. 🙂
Passo alla settima così entro sempre di più nel racconto!
Baciotto
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@ FANTASIA sei molto cara!
Per quanto concerne la CIA, cerco di essere equidistante.
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