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MATRIOSKA 4

10 dicembre 2011 di Alessandra Bianchi

Il mare si avventava sugli scogli, sospinto da un vento gelido e impetuoso; le onde si susseguivano, stagliandosi altissime come montagne d’acqua, mentre il cielo andava oscurandosi preannunciando una notte lunga e priva di stelle.
Aleksandr si strinse nel pesante giaccone imbottito e risalì il sentiero. Una volta in casa, accese il camino, preparò un the molto forte e andò alla finestra della cucina per contemplare lo spettacolo della natura infuriata.
Quello era il luogo che amava di più al mondo e, sebbene potesse tornarci di rado, lo portava sempre con sé nel cuore. Un giorno, lo sapeva, sarebbe vissuto lì, in quel lembo di terra lontano, selvaggio e isolato, distante dalle città, dagli intrighi e dalla violenza. Talvolta si chiedeva se avrebbe portato con sé Tamara: il loro era un rapporto strano, ma lei lo amava e ormai si frequentavano da più di dieci anni. Ad Aleksandr piacevano il suo viso e il suo corpo, gli piaceva fare l’amore con lei, gli piaceva guardarla mangiare, però non riusciva a decifrare l’esatta natura dei suoi sentimenti. Era vaga, impalpabile, probabilmente perché lui era incapace di amare. Sorseggiò il the bollente, riflettendo sulla missione che lo aspettava. Riusciva a escludere Tamara dai suoi pensieri con estrema facilità, e forse questo significava qualcosa.
Come sempre, avrebbe dovuto uccidere un uomo; ma questa volta non sarebbe stato semplice. Innanzi tutto, avrebbe dovuto trovarlo, e secondo l’opinione generale sembrava quasi impossibile; in secondo luogo, se fosse riuscito ad avvicinarlo, si sarebbe trovato di fronte a decine di guerriglieri, forti irriducibili e spietati, che non avrebbero esitato a sacrificare la propria vita pur di salvare il loro capo. Erano dei fanatici, rozzi e ignoranti, però erano anche dei formidabili combattenti.
Ai vertici del KGB avevano esitato a lungo prima di affidargli quel compito, poiché temevano di perderlo; tuttavia, se c’era un uomo che era in grado di riuscire, quello era Aleksandr.
Aleksandr sapeva che l’esercito non era stato informato. Perciò sarebbe stato solo e non avrebbe avuto il minimo aiuto; ma questa non era certo una novità. E, comunque, aveva un asso nella manica.
Tagliò una spessa fetta di pane nero, aprì una confezione di aringhe affumicate e un vasetto di caviale, e incominciò a mangiare con appetito.
Da quando era entrato a far parte del KGB non aveva mai fallito una sola volta. Non c’era motivo perché dovesse succedere ora.

John Lodge era seduto su una roccia all’estremità meridionale della valle. C’era un caldo infernale. John cercava di non pensarci. Accanto a lui, Monica Squire era fradicia di sudore, ma non era nella sua natura lamentarsi dei disagi fisici né accampare scuse per portare pesi minori: orgogliosa com’era piuttosto si sarebbe fatta cavare un occhio.
Lodge aveva il mal di testa.
Gli afghani erano testardi e diffidenti e non parevano intenzionati a rendergli le cose facili, e Monica era inutilmente polemica. Lavoravano insieme da tre anni, e Lodge la stimava. Era una donna risoluta, sparava meglio di molti uomini e aveva superato brillantemente tutti i test attitudinali, però era ostinata e aveva un carattere difficile.
Per distrarsi, Lodge ripensò al compleanno di sua figlia. Lui e Sherilyn avevano organizzato una festa che era riuscita magnificamente. Susan aveva dieci anni, e Lodge riteneva di sapere quando l’avevano concepita: in una bellissima notte dal sapore fatato, pochi giorni dopo il suo ritorno da Roma. Quella notte Sherilyn gli aveva fatto scordare Boris Ivanovic e quel sicario dagli occhi di ghiaccio. Naturalmente non esistevano prove certe al riguardo, dato che avevano fatto l’amore anche il giorno successivo, e quello dopo ancora; ma John era sicuro di non sbagliare.
“Non mi stai nemmeno ascoltando!”, lo accusò Monica.
“E’ vero, scusami.”, ammise Lodge. “Stavo pensando a Susie.”
Monica si raddolcì, ma soltanto per un attimo. “Bene.”, disse. “Comunque non cambierò mai idea. E’ una situazione molto diversa dal Vietnam, e i russi – mi duole dirlo – hanno ragione.”
Lodge abbozzò un sorriso ironico. “Se ti sentissero a Langley…”
“Ma qui non siamo a Langley!”
Lodge sospirò. Discutere di politica internazionale era del tutto inutile, e comunque contrario allo spirito del loro lavoro; ciononostante, quando Monica Squire si infervorava, diventava incredibilmente attraente, con le guance arrossate dall’indignazione e i capelli castani che sembravano ondeggiare al ritmo dei suoi pensieri. Naturalmente, John non avrebbe mai cercato di sedurla: primo, perché amava Sherilyn e non l’avrebbe mai tradita; secondo, perché aveva sempre escluso coinvolgimenti emotivi che riguardassero i suoi colleghi, uomini o donne che fossero. Era pericoloso e sbagliato, e questo era valso per Crotalus e valeva adesso per Monica. Dubitava, poi, di piacerle.
Monica disse: “John, in Vietnam noi sostenevamo un regime corrotto e alla fine siamo stati sconfitti, dato che la causa era ingiusta.”
Suo malgrado, Lodge annuì.
“Ma in Afghanistan le cose non stanno affatto così. C’è un governo democratico e progressista. Un governo che ha promosso un’importante riforma agraria, che ha abolito l’usura, vietato il burka e che intende far prosperare una nazione arretrata, recando benessere, aprendo scuole e ospedali, e che ha elevato la condizione femminile. Contro questo governo si è schierata la parte più oscurantista e retrograda dell’Afghanistan, sostenuta da bande di tagliagola e di criminali.”
Monica si interruppe per riprendere fiato, ma subito proseguì: “L’Unione Sovietica, che era intervenuta per aiutare il governo a realizzare la modernizzazione del Paese, si appellò all’ONU, e decise di scendere in campo solo dopo che l’ONU ignorò le sue richieste. Nel frattempo, gli Stati Uniti davano il loro appoggio ai fanatici che in nome di assurdi principi religiosi vogliono riportare le donne alla schiavitù e il popolo all’arretratezza. Credo che sia inutile aggiungere che per aiutare i ribelli siamo ricorsi al commercio dell’ oppio, né che l’uomo appoggiato dagli Stati Uniti, Gulbuddin Hekmatyar, ama sfigurare le donne con l’acido. E avresti il coraggio di sostenere che i russi sono dalla parte del torto?”
Lodge sogghignò. “Sei comunista, Squire?”
“Non dire stupidaggini! Sai bene che quello che ho detto è vero.”
“Potevi rifiutarti di venire qui.”
“Per vedere troncata la mia carriera?”
“D’accordo.”, disse Lodge. “E’ possibile che tu abbia ragione, ma noi non dobbiamo partecipare a questa guerra. Abbiamo un compito più ristretto. Salvare una vita. Sappiamo da fonte certa che i russi vogliono uccidere Massoud, e cercheremo di impedirlo. Tutto qui.”
“Già: tutto qui! Ma Ahmad Shah Massoud è un volgare capobanda, non diverso dagli altri. Ti dirò un’ultima cosa, John: se dovessero prevalere i ribelli, poi incominceranno a scannarsi fra di loro, e qui tornerà il medioevo.”
Monica si alzò e si allontanò.
Lodge la osservò, pensieroso. Non si considerava un uomo cinico, e in fondo comprendeva i motivi del risentimento di Monica; però lei non capiva una cosa importante: il mondo non si divideva fra bianco e nero, più spesso era grigio, e i compromessi erano forzatamente necessari; in questa ottica eseguire gli ordini, compiere il proprio dovere, era forse l’unico modo per mantenere la propria integrità. Senza contare che da ciò che sapeva Massoud era molto diverso da Hekmatyar. Per quello sarebbe sarebbe stato importante salvargli la vita.
Spostò lo sguardo sugli imponenti bastioni di roccia che circondavano la valle. Le montagne erano disseminate di caverne, dove i guerriglieri custodivano armi e munizioni. John si disse che se c’era un vero “uomo degli americani” questi era Osama bin Laden, che finanziava e sosteva i Mujaheddin.
Si guardò attorno. Il terreno era aspro, brullo, arso dal sole cocente, tuttavia era provvisto di un fascino particolare. A circa un centinaio di metri da dove si trovava c’era un piccolo villaggio di trenta o quaranta abitazioni. Lodge e Monica dormivano lì da tre notti in attesa di un segnale da parte di Ahmad Shah Massoud. La gente si rapportava con lui con cautela ma anche con un certo rispetto, però i maschi erano ostili a Monica perché non si mostrava umile e sottomessa: se fosse stata afgana, quasi certamente l’avrebbero frustata. Questo, naturalmente, era sbagliato.
Guardò nuovamente in alto.
Oltre quelle montagne, imperversavano i carri armati sovietici, gli aerei scendevano in picchiata dispensando morte a vecchi, donne e bambini.
Eppure è come il Vietnam, pensò.

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Pubblicato su matrioska | 41 commenti

41 Risposte

  1. su 10 dicembre 2011 a 23:10 newwhitebear

    Continui alla grande, Anneheche (mi piace questo nick) con una puntata veramente più che pregevole.
    Due situazioni diverse, obiettivo comune, credo.
    Chi c’è la farà? Troppo presto dirlo.
    Molto incisive sono le descrizioni come le introspezioni psicologiche dei tre personaggi (Aleksandr, Monica e John).
    Vedo che stai recuperando il tempo perduto.
    Un grande abbraccio

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  2. su 11 dicembre 2011 a 00:58 TonyM

    Faccio fatica tenerti dietro sei davvero una fantastica mente.
    Sempre più intrigante questo Matrioska e ancorato alla storia recente dei legami dell’America con Osama bin Laden che cercano di farci dimenticare.
    Davvero brava. Felice domenica Tony

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  3. su 11 dicembre 2011 a 01:08 TonyM

    Ma su wordpress non si possono importare i post da splinder?
    mi sono perso qualche cosa?
    il tuo blog di splinder?

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  4. su 11 dicembre 2011 a 11:21 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR anche a me piace quel nick, e non mi sono mai pentita di averlo scelto. Qui ho conservato il nome del blog, scegliendo “Alessandra Bianchi” come nick, nella vaga speranza di una pubblicazione di “Alex Alliston”. Mah…
    Sono contentissima che questo capitolo ti sia piaciuto, dato che a differenza dei due precedenti la suspence è qui mancante; d’altra parte, in una storia lunga ciò è inevitabile. E sono appunto importanti i risvolti psicologici di Aleksandr, Monica e Lodge.
    Un caro abbraccio!

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  5. su 11 dicembre 2011 a 11:25 Alessandra Bianchi

    @ TONYM la “storia” raramente viene raccontata in modo corretto, se non dopo decine di anni… o anche di secoli, in certi casi.
    Ti ringrazio e ti auguro una buonissima giornata 🙂
    P.S. Il mio blog di Splinder? Dicono che qui non sia compatibile, comunque c’è ancora un po’ di tempo.

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  6. su 11 dicembre 2011 a 18:18 Ninni Raimondi

    Se gli USA non riescono a portare la pace in Medio oriente, dovranno pensarci i Russi?
    Abbiamo, da sempre, sostenuto che da qualche parte dell’altro lato dell’Atlantico – o forse del Mediterraneo – non vi sia una linea di frattura geologica, ma una specie di schermo o un velo, attraverso il quale il caro vecchio Occidente (talvolta chiamato Cristianità) vede il Medio Oriente da interpretare all’incontrario di tutto quello che vede. Ecco, allora che, un’offerta iraniana di soluzione nucleare pacifica, diventa una minaccia e produce sanzioni. Le prossime elezioni in Egitto sono considerate un avanzamento sulla strada della democrazia e non il prolungamento (e metamorfosi) del regno del partito unico di un dittatore (Anche se spodestato: Largo ai giovani!).
    L’avvio dei – pourparler – “indiretti” tra palestinesi e Israeliani diventa un altro successo parziale del processo di pace USA, piuttosto che un segno scandaloso della mancanza di ogni speranza per i Palestinesi. E i crescenti massacri in Iraq e in Afghanistan sono indizio della “disperazione” dei Talebani e non la prova che abbiamo perso la guerra in entrambi i paesi!
    Per contro, le linee di frattura tra la Russia e il Medio Oriente non sono così profonde e non occultano altrettante verità.
    E ciò per molte ragioni.
    La vecchia Unione Sovietica ha mantenuto un potere più che coloniale in quasi tutte le repubbliche e repubblichette musulmane della zona.
    Allora, ci sovviene e ci soccorre Lev Tolstoji in un suo piccolo capolavoro letterario “Chadži-Murat” (post scomunica in quanto rivelatosi di idee anarco-pacifiste):
    Nessuno parlava dell’odio dei Russi, parlando di “chi” avrebbe combattuto fino ad oggi, “I sentimenti che li animavano, dal più giovane al più vecchio, erano più forti dell’odio. Non si trattava di odio, perché essi non consideravano affatto questi cani come degli esseri umani, ma era piuttosto repulsione, disgusto e stupore dinanzi alla crudeltà gratuita di queste creature.
    Qui si potrebbe spaziare dalla collera furente delle popolazioni di Grozny, al furore dei fondamentalisti afghani (appoggiati dagli USA) dopo che, il governo legittimo e progressista, aveva chiesto aiuto all’Urss, per una svolta significativa nel processo di socializzazione e costruzione di una nuova nazione: La Repubblica Democratica di Afghanistan.
    Breznev temeva, sostenendolo, che la perdita del suo alleato a Kabul avrebbe rafforzato l’insorgenza dei mussulmani all’interno dell’Unione Sovietica e del fanatismo nel mondo – impegnandosi a contribuire per portare l’uguaglianza socialista specialmente nelle scuole e nel campo dell’assistenza medica.
    (Non dimentichiamo che la politica estera di Breznev, che ebbe come interlocutore – direttamente – Willi Brandt, fece sì che mantenesse, rafforzandoli, quei delicati equilibri minati dalla guerra fredda; aprì alla Francia e chiuse l’isolazionismo, dei territori centrali, affetti da stalinismo puro.
    Ecco che, dopo questa lunghissima e indecente premessa, ci trovammo davanti alle parole di Monica: “Ma in Afghanistan le cose non stanno affatto così. C’è un governo democratico e progressista. Un governo che ha promosso un’importante riforma agraria, che ha abolito l’usura, vietato il burka e che intende far prosperare una nazione arretrata, recando benessere, aprendo scuole e ospedali … , come se provenissero dalla nostra “ben misera” coscienza”.
    Bevemmo, questa splendida puntata che, lungi dall’apparente mancanza di suspance, ci spinge ad una suspance ben più grande: attraverso Monica e lodge e altri … io c’ero, ma non ricordo come andò a finire …
    Aiutateci, con la Vostra penna Milady, a ricordare … per non dimenticare.

    Quanto più grande è il Potere,
    tanto più pericoloso è l’abuso.

    Edmund Burke
    Vi lasciammo le nostre più sentite cordialità.

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  7. su 11 dicembre 2011 a 19:05 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI il Vostro commento mi colpisce e mi emoziona!
    Questo è un romanzo, o una novella o un racconto lungo (ancora non lo so, come d’abitudine), e non un saggio storico, tuttavia per narrare una storia credo che sia bene inquadrarla in un contesto attendibile. Le parole di Monica in effetti sono le mie, pur con qualche cautela; in effetti, i russi sono estremamente razzisti. Però, in quella situazione la realtà fu deformata da una stampa spesso asservita. Lodge… si sarebbe trovato bene con Clinton. E anche Monica. Ma il presidente degli Stati Uniti, all’epoca di questi fatti, era un altro. E Osama, come del resto Saddam in altre circostanze, era aiutato ed appoggiato. Poi, naturalmente, “Matrioska” deve fare il suo corso, laddove Aleksandr necessariamente deve essere il “cattivo”; ma questa è fiction.
    Le Vostre osservazioni sono tutte da me condivise, e non potrebbe essere altrimenti, dato che le giudico profonde, vere ed oneste.
    Vi ringrazio infinitamente e Vi auguro una radiosa serata!
    P.S. Forse ha ragione il lupo (Wolfghost): è possibile che questa piattaforma sia più adatta a me di Splinder. Mi è ancora difficile orientarmi, e non ho ancora capito come postare le foto (forse prima del testo), ma incomincio a trovarmi bene. E’ una nuova casa, ecco: e occorre iniziare a viverla.
    Ancora radiosità ^^

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  8. su 12 dicembre 2011 a 09:34 brum

    “Solita” acuta, puntuale e non stereotipata analisi storico-politica. Quella politica, stavolta, include considerazioni personali opposte che lasci esprimere ai personaggi… lasciando intravedere la tua opinione (o almeno così mi è parso).
    Per la storia dei grigi… non posso che concordare, come sai.

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  9. su 12 dicembre 2011 a 10:12 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU questa è una lezione che ho appreso da Wilbur Smith e dai suoi libri ambientati in Sudafrica: lui di volta in volta, a seconda di chi sta parlando o pensando, sposa la causa inglese o afrikaner o dei neri. D’altro canto, diffido delle verità assolute. Poi, come giustamente osservi, c’è anche la “mia” opinione.
    Il tuo commento mi fa molto piacere!

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  10. su 12 dicembre 2011 a 11:52 Wolfghost

    Interessante questa visione dell’Afghanistan al termpo dell’invasione russa… Soprattutto conoscendo quanto ti impegni nelle ricostruzioni storiche 😉
    Non mi ero accorto delle foto dei due protagionisti… si ritrovano dopo Point Break! 😀 Peccato non poter pensare ad una trasposizione cinematografica visto che purtroppo il bravissimo Patrick non e’ piu’ tra noi…
    Il redirect funziona alla perfezione 😉 Il mio blog purtroppo richiede ancora tempo… prevedo di finirlo per meta’ gennaio :-/

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  11. su 12 dicembre 2011 a 12:05 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST bravo, caro lupo: sei stato il primo a notarlo!
    Già, purtroppo Patrick ci ha lasciato.
    E’ vero. Il redirect funziona benissimo, però il mio blog di Splinder non è ancora salvo.
    P.S. Ti ho citato 🙂
    Forse ha ragione il lupo (Wolfghost): è possibile che questa piattaforma sia più adatta a me di Splinder. Mi è ancora difficile orientarmi, e non ho ancora capito come postare le foto (forse prima del testo), ma incomincio a trovarmi bene. E’ una nuova casa, ecco: e occorre iniziare a viverla.

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  12. su 12 dicembre 2011 a 13:01 Salvatore Rizzi -Sar-

    Le genti, purtroppo, pensano che fatti storici passati (paesi dell’EST), siano stati il COMUNISMO inverato, solo che così…non è! Come tu sai benissimo, ed ognuno gira la frittata a suo modo, incapace di entrare nel merito, salvo il fatto…di aver letto e studiato Karl Marx. Un caro saluto.

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  13. su 12 dicembre 2011 a 13:11 TonyM

    Hai ragione, esistono le “storie” ma che vengono raccontate in modo corretto forse è un utopia. Ieri leggevo la storia dei Templari che hanno praticamente governato il mondo conosciuto per circa 200 anni e di tracce ne hanno lasciate di sicuro. Adesso,mi pare, nel 2001 dopo 1700 anni dallo scioglimento uno studente per caso nell’archivio del vaticano ha trovato dei documenti che ne riscivono la storia.
    Buon inizio settimana
    TonyM

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  14. su 12 dicembre 2011 a 13:12 Alessandra Bianchi

    @ SAR caro Salvatore, non dubitavo del tuo parere!
    Grazie, e un caro saluto a te ^^

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  15. su 12 dicembre 2011 a 13:18 Alessandra Bianchi

    @ TONYM è proprio così, amico mio.
    E ci sarebbero molti altri casi.
    Felice giornata 🙂

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  16. su 12 dicembre 2011 a 13:23 Wolfghost

    Si, avevo notato la citazione 😀 Io ne sono convinto e… detto tra di noi, se non rendi possibile mettere figure tra i commenti… MEGLIO!!! 😀

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  17. su 12 dicembre 2011 a 15:52 momi73

    un commento che col capitolo ha poco a che fare… ma del resto che commento a fare il capitolo, in se è bello come sempre, comunque… dicevo…. ci vuole una cultura enorme per spaziare come fai tu, nei tuoi racconti, da un’apoca all’altra, da un continente all’altro… complimenti davvero… hai tutta la mia ammirazione!!!

    P.S. sto lavorando per te 😉

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  18. su 12 dicembre 2011 a 16:53 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST sono d’accordo con te riguardo alle figure nei commenti!

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  19. su 12 dicembre 2011 a 16:56 Alessandra Bianchi

    @ MOMI grazie di cuore 🙂
    P.S. Lavora! Lavora! Eh eh eh 😛

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  20. su 12 dicembre 2011 a 19:38 Salvatore Rizzi -Sar-

    Simpaticamente….ti saluto!

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  21. su 12 dicembre 2011 a 19:44 Alessandra Bianchi

    @ SAR vieni anche tu su wordpress! Ormai Splinder…
    Ciao 🙂

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  22. su 12 dicembre 2011 a 20:50 ventidiprimavera

    Bella Alessandra molto, la ricostruzione storica, in ogni particolare….
    Un capitolo interessante che ho divorato scritto splendidamente..
    Bello lo snodarsi con l’introduzione di un altro personaggio come
    Monica che sembra avere un bel caratterino…
    Coinvolgente, mi piace…

    Bisous ma chère!
    Michelle

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  23. su 12 dicembre 2011 a 21:11 Alessandra Bianchi

    @ MICHELLE le tue parole mi ricompensano dall’impegno che riservo a ogni mio scritto, bello o brutto che sia.
    Monica ha certamente un “bel caratterino”.
    Ti ringrazio!
    Bisous, chou*

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  24. su 13 dicembre 2011 a 08:17 annamaria49

    Buongiorno, cara Ale, ho letto con profondo interesse entrambi gli ultimi due capitoli: mi ero persa la puntata precedente. Con interesse, perché ogni volta la storia che proponi è avvincente per gli sviluppi, per la trama, e per la tua perfetta narrativa.
    In questa storia ho ritrovato, un po’, il clima alla 007, serie romanzata e improntata sullo spionaggio inglese. Aleksandr è un killer di professione mentre John è l’agente speciale coadiuvato dalla bella Monica.
    La storia promette bene, attendo con gioia matrioska 5.

    Buona giornata, un bacione.
    annamaria

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  25. su 13 dicembre 2011 a 09:02 brum

    Come sai, ti ho sempre “spinta” a metterci maggiormente le tue opinioni, in ciò che scrivi. Non sei una giornalista…

    P.s.: leggo che cominci a sentirti a casa… e mi fa piacere.

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  26. su 13 dicembre 2011 a 10:17 Peter Manero

    Molto ben inquadrato, un po’ ricorda alcuni miei romanzi sui crimini sovietici, i cosidetti romanzi-verità, di cui io sono fieramente un avanguardista di prim’ordine: come uno postato l’anno scorso dedicato ad Anna Politkovskaja, la integerrima e brava giornalista ammazzata da “ignoti” con tanto di tacito assenso del magnifico Putin. O un altro (non postato) sul dittatore nordcoreano, Kim Ill sung, o su Mao in Cina o sul Vietnam, che posterò non so quando. Non ho risparmiato il nazismo, compresa la vergogna italiana della I guerra mondiale ovvero i soldati della IV armata, sconfitti nei pressi di Caporetto, deportati nei lager austro-ungarici e dimenticati, perché accusati di “codardia”. Ne sono morti in oltre centomila, centomila croci che sono conficcate in terra straniera.
    Ho letto attentamente anche l’interessante commento di Ninni, che confermo in pieno, attento e molto equilibrato. Hai saputo intessere fiction e realtà, terrore e storia.
    Brava come sempre.
    Peter

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  27. su 13 dicembre 2011 a 13:50 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA cara amica, buon pomeriggio!
    E’ vero: dopo il fantasy, dopo “La valle di Phil” e dopo “Alex Alliston”, questa è una storia di spionaggio e un thriller. Sono lieta che ti interessi e ricambio di cuore il bacione 🙂

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  28. su 13 dicembre 2011 a 13:53 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU beh, già lo feci in “Alex Alliston”, se ricordi bene.
    Sì. Incomincio ad ambientarmi; in fondo, questa è la mia nuova casa.
    Un abbraccio ^^

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  29. su 13 dicembre 2011 a 13:58 Alessandra Bianchi

    @ PETERMANERO è molto interessante ciò che scrivi. Di casi, poi, ce ne sarebbero molti. Spesso (quasi sempre, direi), la verità storica emerge lentamente.
    Grazie mille e un caro saluto, Peter 🙂

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  30. su 13 dicembre 2011 a 22:20 iconfinidelcuore

    Ciao carissima..sono alla prima puntata..sto leggendo. Mi piace l’inizio e il genere..Sei sempre brava..E quando si dice che leggere costa troppo..non è vero..finchè ci saranno persone come te che ci danno questa possibilità a costo zero. Grazie e bacioni ^_^

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  31. su 13 dicembre 2011 a 22:33 Alessandra Bianchi

    @ ICONFINIDELCUORE ti ringrazio moltissimo!
    Tanti bacioni a te 🙂

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  32. su 13 dicembre 2011 a 22:49 iconfinidelcuore

    Eccomi alla quarta puntata..sei molto brava e molto informata. Ti stai cimentando in un filone storico complicato. I personaggi sono ben delineati..e come sempre c’è la curiosità di come andrà avanti la storia…
    Mi piace e sarò qui a leggere la puntata successiva..Nottina ^_^

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  33. su 13 dicembre 2011 a 22:55 Dolcelei

    Cara amica mi spiace che linkandomi ti sei ritrovata una pagina di wordpress abbandonata perchè trovavo complicata la grafica della piattaforma, quanto bello ed essenziale il resto. Ero ancora loggata su firefox senza saperlo. Scusami

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  34. su 14 dicembre 2011 a 00:22 suzieq11

    Inizio a leggere……..

    Non poteva esserci incipit migliore di questo per catturare l’attenzione di chi legge, attenzione che poi resta incollata lì fino alla fine. E non potrebbe essere altrimenti. Ti confesso che a me piace moltissimo il mare in tempesta. Non so se sei mai stata in Spagna, costa atlantica, dai Paesi baschi alla Galizia per intenderci. E’ tutto un susseguirsi di paesaggi incredibili, alte scogliere, brughiera, vento esagerato, oceano sempre agitato………

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  35. su 14 dicembre 2011 a 09:04 brum

    Sisi, ricordo. Si vede che ti eri proprio rotta di sentirtelo dire… 🙂

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  36. su 14 dicembre 2011 a 09:49 Alessandra Bianchi

    @ ICONFINIDELCUORE grazie!
    Buona giornata*

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  37. su 14 dicembre 2011 a 09:52 Alessandra Bianchi

    @ DOLCELEI è un fenomeno che sta capitando spesso, dovuto a un periodo di assestamento. Molti miei link, infatti, sono sbagliati. Poi tutto si aggiusterà.
    Bacioni ^^

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  38. su 14 dicembre 2011 a 09:55 Alessandra Bianchi

    @ SUZIEQ un vero spettacolo, amica mia!
    Ti ringrazio e ti abbraccio 🙂

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  39. su 14 dicembre 2011 a 09:58 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU eh eh eh 😀

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  40. su 6 gennaio 2012 a 15:28 fantasia972

    Senza parole! Bravissima

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  41. su 6 gennaio 2012 a 16:14 Alessandra Bianchi

    @ FANTASIA grazie!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

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    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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