C’erano vari modi per eliminare Boris, e Aleksandr li aveva passati in rassegna tutti. Uno dei più semplici sarebbe stato quello di piazzare una bomba nel residence, e molti dei suo colleghi lo avrebbero adottato, però non rientrava nel suo stile.
Troppo clamore. I giornali, le televisioni, le radio avrebbero sollevato un gran polverone, e non era ciò che Aleksandr voleva. Inoltre, se possibile, avrebbe preferito risparmiare gli agenti della CIA e il personale: non per spirito umanitario, ma per circoscrivere la faccenda. A lui interessava unicamente Boris: doveva morire, però meno se ne fosse parlato meglio sarebbe stato. Tre cadaveri erano più che sufficienti.
La mattina dopo si destò di buon’ora, tagliò i capelli e uscì dalla pensione in giacca e cravatta. Noleggiò un’automobile e si recò in una strada di periferia. Al terzo piano di un vecchio stabile lo aspettava un giovane con i baffi. Lo invitò a entrare nel suo appartamento. Aleksandr scosse la testa. Il giovane scrollò le spalle, gli fece cenno di attendere e sparì per un attimo; tornò un momento dopo e gli consegnò una pistola. Aleksandr ridiscese le scale, salì in macchina e andò ad appostarsi davanti al ristorante “Ai sette colli”. Verso l’una vide il furgone partire e lo seguì, memorizzando il percorso. Quella sera ripeté l’operazione.
In entrambe le circostanze, i camerieri erano gli stessi. Uno era piccolo e grasso, ma Aleksandr trasse un sospiro di sollievo notando che l’altro aveva più o meno la sua stessa corporatura; forse le spalle erano meno larghe, però era un particolare irrilevante. Se ambedue fossero stati molto diversi da lui, avrebbe dovuto procurarsi in qualche maniera una divisa, e questo gli avrebbe fatto perdere tempo.
Bene. Avrebbe agito il giorno successivo.
Scelse l’orario serale. Dopo una giornata trascorsa a interrogare Boris, quelli della CIA sarebbero stati più stanchi che a mezzogiorno, meno attenti e quindi meno reattivi.
Durante la ricognizione del giorno precedente aveva individuato un punto che gli sembrava perfetto. Era a circa a un chilometro dal residence: lì c’era una curva alquanto stretta e nessuna casa nei paraggi. La strada poi sfociava nel rettilineo finale, dove invece c’erano due bar, alcune abitazioni e un distributore di benzina.
Questa volta Aleksandr precedette il furgone. Piazzò la macchina in mezzo alla strada e spense il motore. Se fosse passata un’automobile, si sarebbe tolto di mezzo per poi rimettersi allo stesso posto; se ne fosse passata più d’una, avrebbe rimandato all’indomani. Aveva controllato e sapeva che a quell’ora non sarebbero transitati mezzi pubblici. Era comunque un piano un po’ approssimativo, ma con buone probabilità di riuscita. Gli occorrevano solo tre minuti di fortuna.
C’era tuttavia la possibilità che quella sera i due camerieri avessero il loro turno di riposo, e che fossero stati sostituiti da una nuova coppia. Era difficile sperare che ce ne fosse un altro imponente e alto quanto lui; anche in questo caso sarebbe stato costretto a rinviare. Ma Aleksandr confidava nella sua buona stella.
Malgrado fosse sera, l’interno della macchina era rovente, ma Aleksandr aveva imparato da tempo a ignorare i disagi. Era stato in Africa e ricordava il caldo insopportabile del deserto e le sue notti gelide. Era rimasto privo di viveri e di acqua, aveva appreso a sopravvivere sfruttando le risorse, anche minime, del territorio, cibandosi di rettili e bevendo ciò che trovava. Adesso era concentrato soltanto su quello che doveva fare. Udì il rumore di un motore che si avvicinava. Ci siamo, pensò.
Il furgone arrivò, il conducente vide l’automobile che bloccava il passaggio, frenò e scese per vedere cosa era successo.
Aleksandr gli andò incontro e gli sparò.
Poi corse verso il furgone, balzò a bordo e puntò la pistola sulla tempia del cameriere alto. Premette il grilletto. Osservò l’unico superstite: era terrorizzato. Aleksandr confidava che parlasse inglese, russo o francese: l’uomo parlava un ottimo inglese. Aleksandr gli spiegò ciò che voleva da lui.
Insieme trascinarono i due cadaveri ai margini della strada. Aleksandr spogliò rapidamente il cameriere alto e indossò la sua divisa. Fece salire il grassone sulla macchina e la parcheggiò a una cinquantina di metri, in un piccolo spiazzo sotto a una collina che fungeva da deposito di rifiuti.
Poi tornarono al furgone.
John Lodge stava pensando a sua moglie.
Si erano conosciuti all’università. Sherilyn non era una ragazza appariscente, ma era intelligente e indubbiamente graziosa. Lo aveva affascinato con il suo spiccato senso dell’umorismo, con la profondità delle sue osservazioni e, successivamente, grazie a una passionalità e a un ardore che avevano finito per stregarlo. Inizialmente lui non le era risultato particolarmente simpatico. Forse perché era troppo serio e talvolta forniva l’errata impressione di essere arrogante. Poi, però, Sherilyn aveva scoperto che era serio negli studi ma divertente nella vita privata, e che non era arrogante bensì sicuro di sé, e le due cose non collimavano necessariamente. John era un bell’uomo, con i capelli neri che portava corti, occhi espressivi e un fisico atletico; Sherilyn era minuta, ma non fragile: a dispetto delle apparenze, eccelleva in diversi sport. Aveva un carattere forte e risoluto. Fra loro, l’amore era sbocciato lentamente, come una primavera che tarda a liberarsi dal gelo, ma poi si era trasformato in un’estate perenne e radiosa.
Lodge era soddisfatto del suo lavoro. Era un idealista, sebbene fosse anche molto pragmatico; e operare a favore della pace, combattere per la sua nazione (anche se non ne disconosceva i torti), dare il meglio di se stesso, erano fattori che lo rendevano vivo ed energico. Tuttavia, Sherilyn gli mancava: gli sarebbe piaciuto vederla ogni giorno, svegliarsi con lei al mattino, condividere tutte le piccole cose che rendevano grande la vita. Per il momento non era possibile. Ma in futuro accadrà, si diceva, augurandosi che comunque lei fosse felice, malgrado le sue lunghe assenze. D’altro canto, non si era mai lamentata, forse perché condivideva i suoi ideali.
Si riscosse da quei pensieri, quando bussarono alla porta.
Lodge guardò l’orologio: era ora di cena.
Andò ad aprire.
Mentre il suo collega Tom Baxter, detto Crotalus, assaggiava il cibo, i due camerieri apparecchiarono la tavola. Secondo Lodge, era una precauzione inutile: esistevano molti tipi di veleno, e non tutti avevano un effetto istantaneo; ma questa era la prassi.
Lodge era un osservatore nato. Uno dei camerieri era nuovo. C’era qualcosa in lui che lo inquietava. Non avrebbe saputo dire esattamente cosa. Non sembrava affatto italiano, ma questo era irrilevante. Piuttosto… era l’espressione degli occhi, gelida e insondabile. Lo scrutò con attenzione: in quello sguardo c’era anche una luce crudele. I tratti somatici erano nordici. Russi? Non era detto: non aveva lineamenti slavi né orientali; sarebbe potuto essere uno svedese, un norvegese… o un russo dell’estremo nord. Guardò l’altro cameriere. In genere era simpatico e cordiale, adesso pareva in preda al panico. Gli tremavano le mani. Crotalus si stava abbuffando: non era mai stato un mostro di perspicacia. Lodge sentì l’inquietudine crescere. Era raro che il suo sesto senso lo tradisse. D’impulso gli chiese in inglese: “E’ da molto che lavora a Roma?”
L’uomo esitò per un istante. “Due anni.”, rispose poi. Il suo inglese era buono, ma con uno strano accento.
Lodge disse: “Bene. Uno di questi giorni mi piacerebbe mangiare una specialità romana che finora non ho avuto il piacere di gustare. Un bel risotto giallo con tanto zafferano!”
“Va bene, signore.”, rispose il cameriere.
Lodge estrasse la pistola.
Aleksandr comprese di aver commesso un errore, sebbene ignorasse quale; forse la richiesta dell’americano era un trabocchetto oppure era un uomo molto diffidente: comunque fosse, reagì con incredibile prontezza. Gli sospinse contro il grassone, quindi si scagliò su Crotalus, tirò fuori la pistola e lo colpì con estrema violenza alla testa. Questi scivolò a terra senza un gemito. Aleksandr raggiunse Lodge, che cercava di mirare ma era impacciato dal cameriere, e con un colpo di karate lo prese al braccio.
La pistola sfuggì dalle mani di Lodge.
L’americano si chinò per raccoglierla, ma Aleksandr non gliene diede il tempo. “Niet!”, disse. Quindi aggiunse in inglese: “Faccia al muro!”
Lodge esitò, e avvertì il contatto freddo dell’arma di Aleksandr che premeva sul suo viso. A malincuore, obbedì.
Aleksandr si guardò intorno. C’erano due porte. Ne aprì una e vide Boris. Il russo lo osservò, sgomento. “Matrioska.”, sussurrò.
Aleksandr disse: “Boris Ivanovic sei un traditore!”
Sparò due colpi, in rapida successione; si girò di scatto e tramortì Lodge con un micidiale sinistro.
Poi, con calma, lasciò l’appartamento e tornò al furgone.
Un ritmo serrato tanto da voler leggere più in fretta, e rileggere, bellissimo anche questo capitolo. E’ sempre un piacere leggerti!
Bacioni “magic Ale”.
:*
cri
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@ PAULINE grazie mille, carissima Cri!
Bacioni a te ^^
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Ho postato un capitolo…se vuoi?
http://paulinebeaumontisback.wordpress.com/
Bacioni.
cri
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Adrenalina pura.
Inizia lento, come sampre e poi sale come un crescendo rossiniano e nulla é lasciato al caso.
In forma smagliante.
Alla faccia del freddo, del trasloco e della crisi.
Questo cosacco comincia a piacermi.
Credo che sarà prorpio un bel duello.
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@ PAULINE arrivo, stellina!
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@ CAPEHORN mi fai veramente felice, caro Carlo.
Il duello?
Questo era il primo round…
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Fanalino di coda ci sono anch’io!
Che vuoi che ti dica? Con te si va sempre sul sicuro. Mai una frase fuori tracciato,mai un fronzolo, uno sbaffo….saresti quasi monotona….se non fosse che scrivi così bene……..Abbraccione.
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@ SUZIEQ benvenuta amica mia, e grazie!
Un bacione ^^
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Come a lsolito, mi stupisco per la dovizia dei particolari… che permette di rivivere passo passo le situazioni immedesimandosi negli “attori”.
Ma sei della vergine, cosa ci si può aspettare di diverso?
P.s.: Mi sto appassionando, eh?
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@ BRUMBRU da buona Vergine io credo che i particolari siano importanti. Ti stai appassionando? Questo mi rende felice!
P.S. Vorrei entrare nel tuo blog…
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ciao!!!
il viaggio prosegue qui, …e mi rende felice poterti seguire ancora!
Claudio
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@ CLAUDIO ben ritrovato!
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Non lasci scampo: un ritmo vertiginoso.
Brava come sempre.
Peter
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@ PETERMANERO ti ringrazio, caro Peter 🙂
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Un saluto da Salvatore. Sei sempre coinvolgente coi tuoi dire.
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ciao, ti sei trasferita qui da splinder…con me non funziona…
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@ SAR un bacione, “vecchio” Salvatore 🙂
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@ RACONTEUR a me Splinder manca molto, però sono stata costretta a lasciarla: non solo per il fatto che chiuderà, ma anche perché non funziona più.
Infatti, ho cercato di passare dal tuo blog, però ciò pare impossibile.
Che peccato… era una grande piattaforma!
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L’avevo visto ieri sera ma ero stanco e volevo gustarmelo con calma.
Ho fatto benissimo perché è veramente splendida come puntata. Un mix giusto tra thrilling e analisi introspettiva.
Passaggi rapidi e scrittura incisiva.
ottimo avvio.
Sono curioso di leggere come si svilupperà nel seguito.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR non ho ancora le idee chiare (come sempre, del resto), perciò non so in quanti capitoli si svilupperà questa storia. Non credo che saranno pochi, comunque, dato che, sebbene sia molto impegnativa, mi piace scriverla.
Ti ringrazio infinitamente e ti abbraccio, amico mio!
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Bello, avvincente.Nei romanzi , nei fim sembra così facile ammazzare qualcuno e poi continuare la propria vita senza rimorsi.Penso che tutti abbiamo pensato almeno una volta di uccidere qualcuno ma non è la paura della punizione a trattenerci ma l’avere sporcato il nostro cuore con un azione irreparabile, infatti li chiamano assassini.
dolce notte
Tony
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@ TONYM perché non riesco a trovare il tuo blog? Clicco, ma mi dicono che è inesistente.
Ciò che scrivi è molto profondo. E’ verità. Chiaramente, poi, esistono uomini diversi, come Aleksandr nella finzione letteraria, e altri, nella vita reale.
Dolce notte a te 🙂
E grazie!
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Manca solo il film !!! Bravissima….
e grazie per gli auguri =)
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Ho trovato, c’è un assassino automatico che si mangia la prima “l” del mio URL.
quello esatto è:
http://nelmiocuore.iobloggo.com
su spilder ed iobloggo è a posto, la ” l ” viene a mancare qui sotto
dove scrivo il commento
nel terzo spazio-rettangolo dopo dove c’è l’ email
mi viene voglia di provare wordpress
ora provo a correggerlo a mano
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Adesso viene scritto giusto e funziona.Sicuramente l’avevo scritto male io in un commento precedente. scusa
dolce motte
Tonym
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Tutto ok, ma… il risotto giallo con lo zafferano è un piatto tipico romano?
Ma non era milanese?
Abbraccione notturno.
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@ URIEL grazie! In effetti, quando scrivo cerco di “vedere” le scene.
Buona giornata ^^
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@ TONYM sì: adesso è perfetto, amico mio.
Un sorriso per te*
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@ AZALEAROSSA appunto: prima gli ha chiesto da quanto tempo lavorava a Roma e poi gli ha fatto una domanda trabocchetto. Altrimenti perché avrebbe estratto la pistola?
Abbraccione mattutino 🙂
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Potrei essere anche più prolisso, però…penso che così basti. Ciaooooooooooooo!!!!!!!!!!!!
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@ SAR certo. Felice sabato, “vecchio” Salvatore 🙂
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Eccoti Alessandra! Allora c’è passaggio diretto tra Iobloggo e wordpress?
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Ha funzionato, a quanto pare… 🙂
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Lodge, che immagino sarà un protagonista del romanzo, è stato davvero fortunato: sarebbe potutto uscire subito di scena! 😀
In quanto ad Aleksandr, è stato fortunato a sua volta: il piano non era granché, troppo rischioso!
…. “Crotalus”? 😮 😀
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@ SILVIA lo ignoro, cara.
So che dal mio profilo su Splinder si passa direttamente qui. Su Iobloggo avevo aperto inizialmente un blog, ma poi ho preferito wordpress. Un abbraccio ^^
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@ WOLFGHOST Crotalus! Mah, forse l’ho associato al suo compito di assaggiare i cibi nel caso fossero avvelenati, però onestamente ignoro come sia saltato fuori quel nome. Diciamo che mi divertiva 😛
Confermo, caro lupo: Lodge e Aleksandr si ritroveranno e sarà uno scontro senza esclusione di colpi.
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Molta suspence in questo episodio che ho letto
tutto d’un fiato…
Un romanzo improntato sulla vita di un killler…
Ma non so perchè ma anche se Lodge non ha avuto la meglio…
mi piace molto….
Buon fine settimana Alessandra, un gros bisous
Michelle
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@ MICHELLE forse perché, in un certo senso, Lodge è il “buono” e Aleksandr il “cattivo”. Sono felice che questo episodio ti sia piaciuto. Nel prossimo non ci sarà suspense ma sarà comunque un capitolo importante dato che aprirà nuovi sviluppi.
Bisous, chou*
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wow… la trovata del risotto poi è fenomenale!!!!
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@ MOMI eh eh eh 😀
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bellissimo il ritmo che hai saputo dare, l’alternarsi dei tempi prima lenti poi man mano più veloci; l’interscambio di scene e pensieri catturano chi legge.
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@ FANTASIA ti ringrazio davvero tanto ^^
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