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5 dicembre 2011 di Alessandra Bianchi

Per dieci anni John Lodge avrebbe ripensato a quei giorni.
Ricordava il caldo umido e soffocante, il traffico caotico, il vociare scomposto degli italiani, l’impudenza delle ragazze romane e, naturalmente, ricordava Boris. Fin dal primo momento il russo gli era stato istintivamente antipatico. Biondo, pallido, con due slavati occhi celesti, abbondantemento sovrappeso, Boris Ivanovic era altezzoso e arrogante. Nonché stupido, pensava John. Si rifiutava categoricamente di andare in America – e questo bastava per dimostrare la sua scarsa intelligenza -, dove sarebbe stato protetto, avrebbe avuto una casa dignitosa e buone bistecche in abbondanza. Boris voleva restare a Roma, un luogo invivibile, dove la polizia brillava per inefficienza e i servizi segreti erano talmente inadueguati da sembrare partoriti da un autore di film comici.
Lodge non approvava ciò che aveva fatto Boris. Certo: il suo contributo sarebbe stato prezioso, e di questo era contento; tuttavia egli riteneva che alla base del comportamento di un uomo avrebbero dovuto esserci degli ideali, un senso di appartenenza, onestà e fedeltà. Chiaramente l’Unione Sovietica stava dalla parte del torto, e gli Stati Uniti da quella della ragione; ma la scelta di Boris non dipendeva da quello. Lui tradiva la sua patria per avidità, in cambio di denaro, e per Lodge ciò era squallido. L’America non era esente da colpe – e Lodge pensò al Vietnam – però egli non l’avrebbe mai tradita.
Boris incominciava a bere vodka alle otto del mattino e, prima di mezzogiorno, era immancabilmente ubriaco. John Lodge doveva proteggerlo e nei momenti di lucidità mentale prendere nota di tutto quello che sapeva. Boris era un burocrate del KGB, non un agente operativo, e in quanto tale aveva un quadro molto vasto di quanto accadeva a Berlino, la città in cui aveva vissuto negli ultimi cinque anni, prima di decidere di vendersi. Il lavoro procedeva con una lentezza esasperante, a causa delle scarse ore di cui John disponeva, dei capricci del russo – voleva prostitute in continuazione – e dei vuoti mentali che gli offuscavano la memoria e che, riteneva Lodge, erano dovuti alla vodka.
Lodge avrebbe ricordato quei giorni anche per un altro motivo: il più importante. Quello era stato l’unico insuccesso della sua carriera. John non aveva mai fallito, né prima né in seguito; era uno dei migliori agenti della CIA, e sapeva di esserlo. Aveva portato a termine operazioni assai più complesse e rischiose, sconfiggendo regolarmente i suoi nemici, anche i più pericolosi fra essi; e dopo Roma il suo prestigio all’interno dell’Agenzia era rimasto intatto: anzi, aveva continuato a crescere. I capi lo avevano perdonato. A fronte di un unico fallimento, vantava decine di brillanti missioni, e questo bastava e avanzava.
Ma Lodge non si era mai perdonato.
E non aveva dimenticato l’uomo che aveva ucciso Boris, proprio sotto al suo naso. Di lui rammentava i lineamenti del viso, le spalle ampie e l’espressione gelida degli occhi.
Non sapeva come si chiamava, ma conosceva il suo nome in codice: Matrioska. Era stata l’ultima parola che aveva pronunciato Boris prima di morire.

Dmitriy aveva fretta perché temeva che Boris si trasferisse negli Stati Uniti. Ormai, sospettava, aveva raccontato troppe cose e questo avrebbe causato una quantità di problemi: agenti doppi “bruciati”, funzionari corrotti del settore ovest smascherati, codici decifrati. Tuttavia, se era inutile chiudere la stalla dopo che i buoi erano scappati, era invece indispensabile dare un chiaro esempio che fungesse da monito. E comunque Boris aveva una mente lenta e contorta. Era possibile che procedesse mercanteggiando per ogni singola informazione: un’ulteriore ragione per fermarlo al più presto.
Al momento, Boris si trovava a Roma.
Dal fascicolo che lo riguardava Aleksandr aveva appreso che amava il lusso, la vodka e le donne. Perciò era probabile che alloggiasse in un albergo a cinque stelle; ma Aleksandr non basava le sue azioni sulle probabilità. Giunto a Roma con un passaporto falso, a nome di un imprenditore norvegese, si recò in una piccola chiesa situata in periferia. Vide il suo uomo, ma non si avvicinò. Uscì dalla chiesa e si sedette a un tavolino d’angolo di un bar. Ordinò un the e finse di leggere il “Times”. Aleksandr parlava un inglese corretto, sebbene con un lieve accento russo. Dopo venti minuti, l’italiano si affacciò sulla piazza. Era nervoso e si guardava continuamente intorno. Attese per un altro quarto d’ora, poi si incamminò verso la macchina.
Aleksandr osservò con attenzione. Non lo seguiva nessuno. L’indomani, alla stessa ora, tornò alla chiesa. Il colonnello Schieppati era inginocchiato davanti all’altare.
Incompetente, pensò Aleksandr.
Scrutò l’interno della chiesa: c’erano soltanto tre o quattro vecchiette. Avanzò lentamente, gli passò davanti e lasciò cadere a terra un foglio di carta. Quindi, guadagnò rapidamente l’uscita.
Quel pomeriggio, alle cinque, il colonnello Schieppati entrò in un bar affollato del centro.
Squillò il telefono. Il barista chiese se c’era un certo signor D’Arrigo.
“Sono io.”, disse Schieppati e prese il ricevitore.
Gli fu dato il nome di una via e un numero civico. Chi lo stava chiamando riagganciò subito.
Schipeppati pensava che quel russo fosse esagerato, comunque salì in macchina e raggiunse il luogo che gli era stato indicato.
Non vide anima viva.
Irritato, tornò alla macchina; ma un attimo prima di aprire la portiera, una figura emerse come dal nulla.
Gli fece un cenno e Schieppati la seguì dentro a un portone.
“Dove?”, gli domando Aleksandr in inglese.
Schieppati si guardò alle spalle.
“Tranquillo. Non c’è nessuno.”, disse Aleksandr.
Schieppati fornì un indirizzo e un cognome: Lodge.
Aleksandr gli consegnò una busta e scomparve.
Boris non alloggiava in un albergo.
Aleksandr fece ritorno alla sua piccola pensione e si cambiò. Indossò un paio di jeans, una camicia a fiori su cui appuntò un medaglione che raffigurava i Led Zeppelin, e si scompigliò i capelli. Erano lunghi al punto giusto. Si servì di vari mezzi pubblici e affrontò l’ultimo tratto di strada a piedi. Faceva molto caldo e presto fu madido di sudore. Il residence era poco fuori Roma, in una zona tranquilla immersa nel verde. Aleksandr notò una macchina della polizia con quattro agenti a bordo. Imbruniva, ma riuscì a distinguere i loro volti: sembravano annoiati, e probabilmente lo erano.
Non costituivano un problema.
Ma con Boris sicuramente c’erano uno o più uomini della CIA.
Aleksandr andò in un bar vicino, consultò l’elenco telefonico e chiamò il residence. Non c’erano appartamenti liberi, ma questo era ovvio. “Avete un servizio di cucina interno?”, chiese. No. I pasti venivano serviti da un ristorante. Aleksandr riattaccò e aspettò l’ora di cena; per quanto ne sapeva, a Roma si mangiava tardi.
Alle nove arrivò un furgone. Su una fiancata spiccava la scritta “Ai sette colli”. Due camerieri scesero dal veicolo, sospingendo un carrello.
Aleksandr sorrise.

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Pubblicato su matrioska | 29 commenti

29 Risposte

  1. su 5 dicembre 2011 a 21:46 newwhitebear

    L’impressione della prima puntata era ottima e così è.
    L’ho lòetto tutto d’un fiato e vorrei leggere anche quelle dopo. Ma devo aspettare.
    Un nuovo personaggio Lodge si presenta sulla scena e mi sembra una figura ben delineata. Ricordi del passato ma che si rifletteranno sul presente.
    Di Aleksandr non scopriamo nulla di nuovo. Solamente come opera e come pensa ma ci sarà qualcosa di nuovo da scoprire.
    Brava e complimneti.
    Questo nuovo romanzo promette molto bene.
    Un grande abbraccio

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  2. su 5 dicembre 2011 a 22:00 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR sono tanto felice che questa storia ti piaccia! E’ un genere nuovo per me, ma la sto scrivendo con grande entusiasmo.
    Lodge e Aleksandr naturalmente si incontreranno di nuovo, ma qui taccio.
    Un caro abbraccio 🙂

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  3. su 5 dicembre 2011 a 22:42 azalearossa1958

    Un nuovo eroe, un nuovo beniamino.
    L’Ale è tornata. E alè! 🙂

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  4. su 5 dicembre 2011 a 22:49 Alessandra Bianchi

    @ AZALEAROSSA grazie e un bacio, bella bionda 🙂

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  5. su 5 dicembre 2011 a 23:15 Anonimo

    Sei davvero una grande scrittrice e come tale sai spaziare tra vari generi narrativi.
    Mi piiace quando ti arrabbi con wordpress ma poi risolvi i problemi
    io invece sono una testa dura e provo e riprovo, anni fa ho fatto il mio template senza capire niente di HTML e pure ora è arabo
    Un abbraccio
    Tony

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  6. su 5 dicembre 2011 a 23:17 TonyM

    l’anonimo delle 23.15 sono io TonyM

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  7. su 6 dicembre 2011 a 10:36 brum

    Ho dovuto rileggerlo per memorizzare le varie figure… è un pò intricato, in questo pezzo. O io un pò intronato stamane… non so.
    Comunque, ok. Credo di aver memorizzato l’ambientazione e gli antefatti.
    Del tuo modo di scrivere non parlo più… oramai è un dato certo, si sa.
    Resto in attesa di sviluppi….

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  8. su 6 dicembre 2011 a 15:48 quellidel54

    Spy stories?
    Ma bravabravissima. Ecco una nuova sfida. Ecco lì’Ale che mi piace e che più apprezzo.
    M’intriga già e il desiderio di leggere aumenta sempre di più.
    Il buono e il cattivo. Il brutto, praticamente morto.
    I personaggi femminili saranno all’altezza, me lo sento.
    dalla contentezza non riesco a formulare altro.

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  9. su 6 dicembre 2011 a 17:21 Alessandra Bianchi

    @ TONY grazie!
    Io credo invece che tu ne capisca più di me.

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  10. su 6 dicembre 2011 a 17:23 Alessandra Bianchi

    @ BRUMBRU uhm…. in questo secondo capitolo i personaggi sono solo tre: un agente della CIA, uno del KGB e Boris…
    Gli sviluppi non tarderanno 🙂

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  11. su 6 dicembre 2011 a 17:26 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN una curiosità: a parer tuo chi è il buono e chi il cattivo?
    Il brutto si sa…
    Spy stories! Spero di farcela 🙂
    Ti ringrazio di cuore ^^

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  12. su 7 dicembre 2011 a 00:29 Anonimo

    Un racconto che diventa sempre più interessante
    scorrevole, letto con entusiasmo…
    inoltre “J’adore la suspense” e ho la netta
    lmpressione che ci sarà con altretante sorprese …

    Un bisou ma chère
    Michelle

    Ps: non riesco a capire come mai non esco con il profilo eppure mi sono logata e ho un account woorpress… Ciaooo

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  13. su 7 dicembre 2011 a 17:38 Alessandra Bianchi

    @ MICHELLE sto scrivendo la terza puntata.
    Sono felicissima che questa nuova storia ti piaccia!
    Bisous 🙂

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  14. su 7 dicembre 2011 a 20:53 Dolcelei

    Ciao cara, mi piace qui…mi avrai di nuovo tra i tuoi lettori..solo un pò di pazienza che sistemo le cose. Sono felice che non hai abbandonato il blog. Ti ho lasciato un msg su Splinder per spiegarti della mia scomparsa. Un abbraccio ^_^

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  15. su 7 dicembre 2011 a 21:25 Alessandra Bianchi

    @ DOLCELEI che gioia rivederti, mia carissima amica!
    Vado subito a leggere il messaggio (Splinder permettendo).
    Un bacione grande ^^

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  16. su 8 dicembre 2011 a 10:48 Pauline

    Bellissimo questo capitolo, sei bravissima anche nel tessere il pregiato tessuto
    di una spy story. Intrigante.
    Ale sei bravissima come al solito!
    Bacioni!
    :*
    cri

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  17. su 8 dicembre 2011 a 11:02 Alessandra Bianchi

    @ PAULINE grazie di cuore, cara Cri.
    Un grande abbraccio 🙂

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  18. su 8 dicembre 2011 a 18:08 quellidel54

    Mhmmmm …. Mi sa che la domnda celi un tranello …. mhmmmm …
    Foster = buono ?
    Aleksandr = cattivo ?
    Per il brutto é più facile e on lo cito neppure.
    Però … mhmmmm …. non so, crdo di aver messo i piedi nella bagna … 🙂

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  19. su 8 dicembre 2011 a 18:59 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN no: nessun tranello, caro Carlo.
    Anzi, grazie per aver risposto alla mia domanda!
    Risposta corretta, direi, tranne che per un particolare: chi diavolo è Foster? 😛

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  20. su 9 dicembre 2011 a 12:12 quellidel54

    Lodge. 🙂
    E sarò scemo !! 😦

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  21. su 9 dicembre 2011 a 13:53 Peter Manero

    Come sempre, ogni qualvolta si legge un capitolo nuovo, è sempre una nuova storia completamente distaccata dal corpo ed alla fine, sei abilissima ad intrecciare tutti gli anelli.
    Peter

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  22. su 9 dicembre 2011 a 16:06 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN dai, niente di grave 😀

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  23. su 9 dicembre 2011 a 16:08 Alessandra Bianchi

    @ PETERMANERO ecco un altro caro amico qui!
    Benvenuto ^^
    E naturalmente grazie 🙂

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  24. su 10 dicembre 2011 a 15:43 Wolfghost

    Dunque si tratta di una storia di spionaggio! 🙂 Certo che… degli italiani non dai esattamente una buona immagine, eh! 😀
    Ok, andiamo a leggere la terza puntata…

    Ah, io ti trovo a tuo agio qua su WP, mi sembra una piattaforma adatta al tipo di scritti che proponi. Più di quanto lo fosse Splinder direi…

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  25. su 10 dicembre 2011 a 16:06 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST dici, caro lupo?
    Gli italiani sono formidabili in molte cose… in altre meno…

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  26. su 12 dicembre 2011 a 15:30 momi73

    mumble mumble… devo ancora decidere….. Aleksandr o John? Dalle foto che hai messo per rappresentarli non avrei dubbi e sceglierei senz’ombra di dubbio il secondo…. però inizio a incuriosirmi, come sempre hai dato un tono di mistero ai protagonisti e stai creando su misura per loro personalità complesse… bravissima! ma che te lo dico a fare?

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  27. su 12 dicembre 2011 a 16:50 Alessandra Bianchi

    @ MOMI beh, mi fai felice, cara 😉

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  28. su 6 gennaio 2012 a 15:04 fantasia972

    recupero recupero recupero…. e faccio bene! 🙂

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  29. su 6 gennaio 2012 a 15:56 Alessandra Bianchi

    @ FANTASIA wow!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

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  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

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